“Il cortile della prigione in cui usciamo a prendere aria è una specie di pozzo rettangolare in cemento. All’incirca quattro metri per otto.” Inizia così il primo dei dodici racconti che compongono Alba di Selahattin Demirtaş, uscito questa settimana per Feltrinelli.
Demirtaş è stato tra i fondatori e co-leader del partito liberale di sinistra HDP (Halkların Demokrat Partisi, Partito Democratico dei Popoli) fino a quando è stato arrestato nel novembre 2016, insieme a Figen Yüksekdağ con cui condivideva la carica e altri dieci parlamentari del proprio partito con l’accusa di legami con il PKK. Scritto dal carcere di massima sicurezza di Edirne, dal quale Demirtaş si esprime attraverso dipinti, poesie e racconti, Alba è il primo libro che raccoglie una selezione di questi suoi sforzi letterari.
La raccolta prende il nome dalla protagonista del secondo racconto (Alba, Seher in turco), una giovane donna che viene uccisa dai familiari per aver subito uno stupro. Ed è alle vittime dei cosiddetti delitti d’onore come Seher e “a tutte le donne uccise o vittime di violenza” che sono dedicati questi racconti, il cui messaggio è rivolto soprattutto ai loro oppressori, gli uomini, come sottolinea lo stesso Demirtaş.
In Turchia la raccolta è uscita lo scorso settembre e in meno di un mese è arrivata all’ottava ristampa, superando le 100mila copie. Come l’originale anche la versione italiana è corredata di illustrazioni realizzate dalla sorella dell’autore, Bahar Demirtaş, autrice anche dell’immagine di copertina.
Alba di Selahattin Demirtaş
(tit. or. Seher, Dipnot, 2017)
trad. Nicola Verderame
Feltrinelli, 2018, pp. 128
ISBN 978 88 07 03287 5
€ 14,00