‘Terroriste. Zehra e le altre’ è un film documentario di Francesca Nava, Marica Casalinuovo, Vichie Chinaglia e Marella Bombini (produzione: Creative Nomads), che racconta le storie di tre donne, molto note nell’ambito della cultura e nella società turca e internazionale, incriminate in Turchia con l’accusa di terrorismo. La pellicola gravita intorno alla figura di Zehra Doğan, artista curda che a causa di un dipinto sull’attacco alla cittadina di Nusaybin (città nel sud-est della Turchia a maggioranza curda) nel 2016, ha scontato tre anni di carcere, divenendo un simbolo a livello internazionale delle ingiustizie della repressione e della resistenza delle donne. Il filo conduttore della storia è tessuto intorno a una lettera scritta da Zehra Doğan mentre era in carcere alla giornalista Francesca Nava, che durante lo stesso periodo era impegnata a realizzare un documentario sulle donne turche e curde perseguitate dal governo per il loro impegno politico. Le pagine scritte da Zehra hanno fornito l’occasione di articolare la sceneggiatura di un racconto documentario al quale si uniscono le storie di altre donne, anch’esse accusate di ‘propaganda terrorista’, anch’esse in riferimento alla causa curda.
Tra queste la scrittrice Aslı Erdoğan, protagonista di molte campagne internazionali di solidarietà che hanno accompagnato i suoi 136 giorni di detenzione iniziati nell’agosto 2016. Il caso di Aslı Erdoğan è connesso al processo ai danni del giornale filocurdo Özgür Gündem che, coinvolgendo numerosi giornalisti, è costato alla scrittrice l’accusa di propaganda e appartenenza al PKK. Altra personalità considerata nel film è Şebnem Korur Fincancı, attivista per i diritti umani e presidente di Türkiye İnsan Hakları Vakfı (TİHV), fondazione per i diritti umani in Turchia. Docente universitaria di medicina legale e impegnata da decenni sulla denuncia delle torture nelle carceri e nei trattamenti di riabilitazione post-tortura, Şebnem Korur Fincancı partecipò alla campagna di solidarietà per il quotidiano Özgür Gündem, accettando di diventarne “direttore per un giorno”. Scelta pagata, insieme a altri attivisti, con 10 giorni di carcere e un lungo processo ancora in corso per “propaganda terroristica”, “giustificazione di atti criminali” e “incitazione al crimine”.
Durante la realizzazione del film Aslı e Şebnem sono state rilasciate nonostante i loro processi non siano ancora conclusi. Anche Zehra è stata scarcerata il 24 febbraio 2019 dopo quasi tre anni di reclusione in condizioni di semi-isolamento. Le testimonianze di queste donne dimostrano la condizione dello stato repressivo in Turchia ai danni degli attivisti ma, allo stesso tempo, mettono in luce le numerose iniziative di protesta e solidarietà, in questo caso tutte al femminile, che continuano a denunciare i soprusi alle liberà sociali e individuali.
Il documentario è stato proiettato in anteprima il 17 novembre al Nuovo Cinema Palazzo di Roma con la presenza di Zehra Doğan.