In un periodo in cui va crescendo la sensibilità nei confronti del cambiamento climatico, delle sue cause e dei suoi effetti, sono i combustibili fossili a ricevere maggiore attenzione. E mentre alcuni paesi cercano la via di abbandonarli nel giro di qualche decennio, ve ne sono altri che invece ne incrementano l’estrazione. Tra questi ultimi c’è la Turchia, che già vanta la presenza di ben 26 impianti a carbone, e dove i piani energetici del governo prevedono di aprirne di nuovi; è inoltre programmata – e già in corso – l’espansione delle miniere di lignite già esistenti, che stanno mettendo in ginocchio numerose comunità dell’entroterra turco.
La corsa al carbone in Turchia è stata resa possibile grazie a un meccanismo di privatizzazioni, che godono di finanziamenti da parte di banche turche ed estere. L’associazione ambientalista / anti-corruzione Re:Common ha promosso lo scorso aprile una campagna che si è concentrata nell’area di Muğla, nell’Anatolia sud-occidentale, dove è stato accertato che la banca italiana UniCredit figura al primo posto come finanziatore straniero. Re:Common è stata sul posto a raccogliere le voci di chi vive e subisce la devastazione, tra villaggi rasi al suolo, ricollocamenti forzati, comunità destinate a scomparire, e un tasso di mortalità e malattie legate all’inquinamento da carbone fuori dall’ordinario. Ne è venuto fuori un rapporto, scaricabile gratuitamente online.
Re:Common, della quale avevamo pubblicato un lungo reportage proprio sulla devastazione carbonifera nell’area di Muğla, si è avvalsa della collaborazione del regista turco Imre Azem (ospite della serata), producendo il documentario “The Curse of Coal – La maledizione del carbone” insieme alla Kibrit Film, società cinematografica dello stesso Azem.
Imre Azem è molto popolare in Turchia per il suo documentario “Ekumenopolis” del 2011, in cui in tempi non sospetti denunciava la devastazione ambientale della speculazione edilizia di Istanbul, elencando e anticipando tutti i temi che sono poi confluiti due anni più tardi nelle proteste nate intorno alla difesa di Gezi Park, nel 2013. La sua attenzione alla Turchia è poi proseguita con la realizzazione nel 2017 del documentario “La Turchia sull’Orlo dell’Abisso”, un lavoro che racconta la dura condizione del paese durante lo stato di emergenza (Ohal) dichiarato a meno di una settimana dal tentato golpe del 2016.
“The Curse of Coal – La maledizione del carbone” nato dalla collaborazione tra l’associazione Re:Common e Azem verrà presentato in Italia il 9 febbraio alle ore 18:30 a Palma Campania (NA).
Durante l’evento si parlerà di inquinamento, di cambiamenti climatici, di combustibili fossili, e più in generale di “estrattivismo” inteso nel suo significato più ampio, delle campagne promosse da Re:Common e le strategie per contrastare i finanziamenti ai fossili; della Turchia in generale e dell’impegno di Imre Azem in un contesto politico-sociale sempre più confuso, di un paese che sta provando negli ultimi anni ad imporsi come interlocutore imprescindibile nello scacchiere politico-energetico (e militare) internazionale.
Interverranno:
Luca Manes – responsabile della comunicazione della ONG ambientalista / anti-corruzione Re:Common
Imre Azem – regista turco, autore del documentario