Il più importante festival del cinema turco, l’Antalya Film Festivalı, fondato nel 1963 e giunto alla 54° edizione, da quest’anno non avrà più la categoria ‘cinema nazionale’. La ragione addotta dagli organizzatori per motivare la presenza di un’unica sezione internazionale è l’apertura del festival all’industria globale del cinema.
La decisione non è passata inosservata, al contrario ha suscitato numerose critiche nel mondo del cinema turco. L’Associazione dei produttori cinematografici turca (Sinema Eseri Yapımcıları Meslek Birliği) ha lanciato una campagna sui propri social network coinvolgendo registi, attori, sceneggiatori, critici che si pongono contro questa scelta che è parsa del tutto arbitraria.
Il Festival del cinema di Antalya (21-27 ottobre), un importante momento di promozione e sostegno del cinema turco, si conclude con la consegna dell’Arancio d’Oro (Altın Portakal), un prestigioso riconoscimento ottenuto in passato anche da famosi registi come Nuri Bilge Ceylan, Zeki Demirkubuz, Reha Erdem e Semih Kaplanoğlu.
La manifestazione non è tuttavia nuova a proteste e critiche, soprattutto nei tempi più recenti. Solo tre anni fa, nell’edizione del 2014, l’esclusione di un film documentario sulle manifestazioni di Gezi, Yeryüzü Aşkın Yüzü Oluncaya Dek di Reyan Tuvi, già selezionato dalla giuria, perché alcune scene avrebbero violato delle norme del codice penale, provocò un grande scandalo, le dimissioni di oltre dieci membri della giuria e della presidente e il ritiro di molti documentaristi. Nell’edizione successiva del 2015 era stata eliminata la categoria nazionale ‘Documentari’.
Scomparse le sezioni del documentario e della produzione nazionale trovano però spazio nella nuova versione del Festival la sezione Bambini e Famiglia e la sezione Cinema&Cibo.