“Şermola è il nome di una collina in Siria. Nel 1996 con il gruppo con cui ho iniziato a fare teatro, ‘Teatra Jiyana Nû’, avevamo interpretato il racconto ‘Komara Dînan Şermola’ (Şermola la Repubblica dei Matti) dello scrittore curdo Helim Yusif. Poi lo spettacolo venne vietato, di nuovo messo in circolazione e censurato ancora. Quello che facevamo era un teatro veramente d’avanguardia. A me piaceva molto la storia di quella rappresentazione e quando, anni dopo, abbiamo fondato una compagnia l’abbiamo chiamata così”.
Conosciuto inizialmente con il nome ‘DestAr Tiyatro’, Şermola è un progetto di teatro curdo indipendente nato nel 2008 da un’idea di Mirza Metin e Berfin Zenderlioğlu. Associato dal 2010 al 2016 a un teatro stabile a Istanbul (in Imam Adnan Sokak), Şermola è poi tornato ad essere un progetto itinerante in seguito al cambio di concessione dello stabile. Appoggiandosi ad altri palchi che ne ospitano le performance questa compagnia ha mantenuto comunque una regolarità nella produzione teatrale proponendo in media un nuovo lavoro per ogni stagione più alcuni spettacoli del repertorio passato, strutturando le proprie attività sia come progetto che sotto forma di workshop. Le sceneggiature degli spettacoli sono scritte e recitate in kurmanci, una delle quattro varianti del curdo principalmente parlata in Turchia, e sottotitolate in turco per un pubblico più ampio. Negli ultimi anni inoltre, in seguito alla nascita di collaborazioni internazionali in particolare con alcuni teatri in Germania, tra cui il Fringe Ensemple di Bonn, gli spettacoli sono pensati e scritti in più lingue, tra cui turco, curdo, inglese e tedesco.
A Istanbul il teatro curdo contemporaneo data le sue prime esperienze alla fine degli anni ’80 ma è dall’inizio degli anni ’90 che assume una forma più consolidata. Con la fondazione nel 1991 del ‘Mezopotamya Kültür Merkezi’ e successivamente della compagnia ‘Teatra Jiyana Nû’, si può parlare infatti dell’avvio di un processo continuativo che ha aperto poi la strada a numerose esperienze artistico-identitarie sia in Turchia che all’estero. Mirza Metin inizia la sua formazione proprio con il ‘Mezopotamya Kültür Merkezi’, per poi collaborare con il ‘Seyr-i Mesel Tiyatrosu’ (teatro fondato nel 2002 e chiuso nel 2016 con un decreto dello stato d’emergenza) fino alla fondazione di Şermola.
Nel raccontare la sua storia Mirza spiega più in generale i cambiamenti e le riflessioni su questo tipo di esperienza teatrale che si sono susseguiti negli ultimi trent’anni. All’inizio degli anni ’90 infatti il teatro curdo era una forma di avanguardia sviluppata principalmente su un messaggio politico diretto. Le esperienze del decennio successivo portarono poi alcuni gruppi a considerare in maniera diversa la performance e la retorica teatrale concentrandosi maggiormente sulla ricerca tecnica e artistica. Le diverse compagnie cominciarono così a tradurre classici del teatro internazionale in lingua curda e a offrire un repertorio che spaziasse sia negli argomenti che nelle sperimentazioni.
L’idea di cominciare il progetto di Şermola nasce infatti dalla volontà di concentrare il lavoro teatrale su una maggiore ricerca di qualità artistica. Mirza dice “per noi il teatro non è un fine ma un processo. Lavoriamo sulla lingua, sulla cultura, sull’identità. Ma questo dipende dalla qualità del nostro teatro. Più facciamo un teatro qualitativo, più possiamo raggiungere questi obiettivi. È necessario infatti ampliare la ricerca, imparare ininterrottamente, conoscere. Tutto questo dà accesso a un secondo livello di lettura. Credo che per contribuire ulteriormente alla crescita e allo sviluppo del teatro curdo sia necessario uno sguardo più ampio sulla società, sulla sociologia, sulla psicologia sociale, e per far si che questo avvenga c’è bisogno di un determinato grado di autonomia dell’ambito artistico dalla discussione politica quotidiana. Infatti dal mio punto di vista solo se l’arte riesce a liberarsi dalla politica istituzionale può diventare effettivamente arte politica”.
Parlando delle tecniche del teatro curdo che Şermola si prefigge di studiare e insegnare, c’è quello che Mirza Metin definisce il perno della cultura curda, il dengbej, una forma di oralità cantata che ha permesso la trasmissione della memoria collettiva, dall’epica ai maggiori eventi storici che hanno colpito il popolo curdo. Le performance di dengbej sono associate alla mimica facciale, al linguaggio del corpo, ai movimenti delle mani. “Chi utilizza il dengbej negli spettacoli teatrali” sottolinea Mirza “ha la responsabilità di mettere in scena un patrimonio storico-culturale le cui tecniche devono essere insegnate, apprese e usate in maniera propria, tramite esercizi di respirazione, duro allenamento e tramite la conoscenza delle sue formule narrative. Questa serietà permette di rispettare la grande tradizione da cui il dengbej proviene”.
Dal 2009, durante il processo d’ingresso della Turchia in Unione Europea, alcuni dei progetti culturali in lingua curda, tra cui Şermola, hanno cominciato a ricevere fondi dal Ministero della Cultura e del Turismo turco. Tuttavia dopo le proteste di Gezi dell’estate 2013 e in seguito all’interruzione del processo di pace per la risoluzione della questione curda, questi finanziamenti sono stati tagliati. Poi con l’aggravarsi della situazione politica degli ultimi anni i fondi sono stati definitivamente bloccati e fino a oggi mai più introdotti, interrompendo allo stesso tempo l’importante percorso di riconoscimento formale di queste attività da parte del governo.
Nonostante queste costanti oscillazioni da un punto di vista economico e politico e anche grazie a premi e riconoscimenti sia internazionali che locali, la compagnia Şermola ha guadagnato man mano una posizione di rilievo nella scena teatrale metropolitana accedendo così a un più vasto e variegato bacino d’utenza. “I nostri spettacoli” dice Mirza Metin “non sono seguiti solo da curdi, ma soprattutto da amanti del teatro o da chi si avvicina al teatro curdo per la prima volta e che sempre per la prima volta ha la possibilità di ascoltare una storia e una lingua diverse. A volte, alla fine di alcuni spettacoli, tra cui ‘Disko 5 No’lu’ che racconta le torture nel carcere di Diyarbakır, alcune persone mi hanno chiesto sorprese se quello che raccontavo fosse successo veramente”.
Şermola è un esempio di come l’arte possa intervenire nel processo di riconoscimento delle diverse forme linguistiche e culturali presenti nel territorio turco. Nonostante l’assenza di un supporto costante, negli ultimi vent’anni il teatro curdo di Istanbul ha dimostrato di saper crescere e di parlare a un numero sempre maggiore di persone, espandendosi anche in altre città e guadagnandosi un posto di rilievo nella scena teatrale contemporanea. Ciò che le diverse compagnie hanno infatti portato avanti in maniera indipendente è stato infatti un percorso lungo e difficile che come afferma Mirza, “ha permesso oggi di poter parlare non solo di teatro turco ma di teatro della Turchia”. (cds)
Le immagini sono state concesse da ©Şermola Performances e si riferiscono a diversi spettacoli tra cui: Panopticon, Disko 5 No’lu, Dil kuşu, Aradurak e Serencama Qijikan-Kargalar.