Turchia, cultura e società

Haydar Ergülen – Tre poesie

in Scritture/Versi

Iniziamo da oggi una rubrica dedicata interamente alla poesia: Versi, a cura di Nicola Verderame, una volta al mese vi propone le poesie dei maggiori poeti turchi per lo più inediti in italiano. Cominciamo con Haydar Ergülen


La frase canonica che apre le traduzioni di poesia straniera è “X è uno dei massimi poeti del paese Y di oggi.” Aprire questa colonna di Kaleydoskop presentando tre poesie di Haydar Ergülen (Eskisehir, 1956) vuol dire non solo far conoscere “uno dei massimi poeti della Turchia di oggi”, ma parlare di un intellettuale raffinato che negli ultimi anni si è distinto, da poeta e giornalista alevita, per la sua battaglia per il pluralismo, la tolleranza, la convivenza pacifica nella società turca. Dalle colonne del quotidiano Birgün ogni settimana Ergülen parla di poesia, di letteratura, ma anche di donne e uomini in carne e ossa. A volte lo fa in modo leggero e ironico, a volte è tagliente, altre è evocativo. E così sono anche le sue poesie.

Ergülen ha esordito negli anni Ottanta, all’indomani del colpo di stato, e da allora ha pubblicato dieci raccolte di poesia, è stato insignito di ben sette premi poetici in Turchia e partecipa regolarmente a festival letterari all’estero; nel 2015 è stato ospite del festival “Cabudanne de sos Poetas” di Seneghe (OR) e nel 2016 del festival “Europa in versi” di Como. Alcune sue traduzioni italiane, in attesa di una antologia organica, sono state pubblicate da Ayşe Saraçgil su Lea – Lingue e letterature d’Oriente e d’Occidente nel 2013. Molte delle sue opere si compongono di poesie che hanno un tema comune o una forma metrica sempre uguale. Uno dei suoi libri più riusciti, dal titolo Zarf (Busta da lettere, 2013) si compone di poesie tutte ispirate alla corrispondenza per posta. Un’altra raccolta, dal titolo Kabareden Emekli bir Kızkardeş: Lina Salamandre (Una sorella pensionata dal cabaret: Lina Salamandre, 1995) è scritta come se si trattasse di una traduzione, con un interessante gioco di mascheramenti.

Il libro da cui sono tratte le tre poesie proposte qui si intitola 40 Şiir ve Bir… (40 Poesie e Una), pubblicato nel 1997 dalla casa editrice Kırmızı Kedi in occasione del quarantesimo compleanno. Raccoglie quaranta poesie di venti versi più uno, seguiti da un’ultima poesia di un solo verso. Ergülen scrive d’amore, di speranza, di nostalgia. E nella terza, Eylül, cita uno dei versi più noti di Ülkü Tamer (1937-2018), uno dei maestri della poesia degli anni Sessanta e Settanta recentemente scomparso. La scrittura ariosa ed elegante di Haydar Ergülen è presa a modello da molti poeti più giovani. Insomma, lui sì che è “uno dei massimi”!

 

Da Quaranta poesie e una, 1997 / “40 Şiir ve Bir…” adlı kitabından, 1997 


UOMO

Per İdil

Rivolgiti a me come a quella città
come sei partita in quella città, così vola a me
plana verso me, posati in me e saluta
quello che hai lasciato: Addio mio piccolo uomo!
Come da una città minuscola hai creato un uomo,
come l’hai amata come un uomo, ama anche me
come quella città! Non aver paura, l’amore
non mi rende uomo, attraversami, ho ponti da cui
puoi ammirare l’amore, scorre il mio giorno spaesato,
ho notti anch’io, danza, lancia la gonna,
torna a me, accompagnami, anch’io ho mattini,
ma né orologi a svegliarci, né telefono, né campanello:
Basta che la ragazza folle dalle ginocchia sbucciate
suoni il campanello della bicicletta!
Anch’io ho giardini, distenditi scomposta su di me,
afferra i miei rami, ho foglie anch’io
un miracolo per il tuo corpo assolato, primavera
è la mano sugli orecchi, anch’io ho poesie
che parlano d’amore, come l’amore tuo
per la città, somigliano all’amore per te
quando un uomo probo diviene una mina vagante

Sono geloso di una città, cosa avrò mai?

 

ADAM

İdil’e  

O şehre davrandığın gibi davran bana da
o şehre gittiğin gibi bana da git uçarak
bana da in, bana da kon ve el salla geride
bıraktığına: Elveda benim küçük adamım!
Ufacıktan bir şehri nasıl adam ettinse,
sevdinse adam gibi, beni de o şehir gibi
sev! Korkma sakın, adam etmez aşk beni,
geç benden, benim de köprülerim var,
aşkı seyret oradan, dalgın günüm geçiyor,
benim de gecelerim var, dans et, eteklerin
fır dönsün, sen bana dön, bana eşlik et,
benim de sabahlarım var, uyanmaya ne saat,
ne telefon, ne kapı: Bisikletin zilini
dizlerini kanatan bir deli kız çalsın yeter ki!

Benim de parklarım var, uzanıver salkımsaçak
üstüme, dalımdan tut, benim de yapraklarım var
güneşli gövdene müjde eli kulağında bahar,
benim de şiirlerim var aşk konulu, senin
o şehri sevmene benziyor, seni sevmeye
benziyor adamakıllı serserin olana kadar

Bir şehri kıskanıyorum, benim böyle neyim var?


 

SETTEMBRE

La donna se ne va e si dice sia poesia
la donna se ne va e ne nasce un poeta
(io so da quale donna sono nato poeta)
e se “ovunque si dice che l’estate è finita”*
ovunque si dice che la donna se n’è andata
e che ovunque lei vada è poesia:
Ma dove la donna va finisce l’estate, e ovunque l’estate
ha fine se la donna va via, e la fine è un poema,
la fine dell’estate è un poema, un poema è la fine di un amore…
Se la città insegue l’estate in ogni quartiere
da qui parte un’estate e gli amori ne giovano,
la città segue l’estate, la poesia segue la donna
e così si raggiunge il quartiere di Settembre,
in una notte da Giugno ho raggiunto Settembre
e Settembre l’aveva abbandonato l’estate, la poesia invece
la donna l’aveva lasciata in Giugno, quando aveva detto:
tutti i figli lasciano una poesia alla madre!
Se quella donna mi abbandona diventerò un poeta
ma donna di cui sono figlio, tu non lasciarmi,
se sarà una poesia la diremo, se è un’estate finirà, una donna partirà

Tutte le donne affidano la poesia a una donna!

*(Ülkü Tamer)

 

EYLÜL

Kadın gider ve bunun şiir olduğu söylenir
kadın gider ve bir şair doğar bundan
(Ben hangi kadından şair olduğumu bilirim)
“Yazın bittiği her yerde söylenir”*se
kadının gittiği de her yerde söylenir
kadın gittiği her yerde şiir diye söylenir:
Kadının gittiği yazın bittiğidir, her yerde
yaz biter kadın giderse, bunun sonu şiirdir,
yazın sonu şiirdir, şiirdir aşkın sonu…
Şehir  her semtiyle yazın peşine düşse
yaz uzar bundan ve aşklar da nasiplenir,
yazın peşinde şehir, kadının peşinde şiir
Eylülün semtine kadar böyle gidilir
bir gecede gittimdi Hazirandan Eylüle
Eylül yazdan terkedilmişti, şiirse Haziranda
kadın tarafından terkedildi o söylenceye:
Bütün oğullar anneyi bir şiire terk eder!
O kadın beni terk ederse şair olurum
oğul olduğum kadın sakın beni terk etme,
şiirdir söylenir, yazdır biter, kadındır gider

Bütün kadınlar şiiri bir kadına terk eder!

*(Ülkü Tamer)

 


CARAMELLO

il mio zucchero brucia e si fa duro, ancora più dura è la vita
entrambi sono usciti dalla stessa pagina, dimenticavo;
anche se l’hanno dimenticato, io ho amato e perseverato
quanto amo la vita, così ho amato lei:
Ragazza alla Cannella, Carmen, Carmela…
Impazziva per quel liquore alla menta, ma io
la paragonavo al fumo di un piccolo bar raccolto
e lei di certo mi avrà paragonato a qualcuno,
l’amore si è fatto pena, gli abbandoni passione!
L’amore è venuto al mondo prima di noi
e presto ha aperto bottega, con il suo profumo
ho imparato a riconoscere le drogherie, le parole amare
credevo fossero il sale e pepe dell’amore,
incontravo i suoi umori nelle vecchie bigiotterie:
la Galleria degli specchi, il Bon Marché, l’Anello d’Oro…
Mille e un cambio di umore, mille e una scelta
e nessuna che si abbini all’altra, infine ho trovato una bottega
ma aveva le pareti spesse e la porta sigillata,
non potevano aprirla le mie parole più dolci né le poesie più ottimiste
solo all’ultimo ho saputo del negozio di caramello!
Ora il mio zucchero brucia e si fa duro, la vita è più dura ancora,
intanto ne ho preso il vizio, lasciarsi è più amaro dell’amare!

Caramello, zucchero mio, è dolce amare, ma gli uomini sanno di amaro!

 

KARAMELA

Yanık şekerim sert, hayatsa daha berbat,
ikisinin de aynı kağıttan çıktığını unuturdum
unutmasına da, ben tuttum birini sevdim,
hayatı nasıl sevdiysem, onu da öyle sevdim:
Tarçın Kokulu Kız, Carmen, Ay Carmela…
O nane likörüne bayılırdı ama, ben onu
sıcacık bir kahvenin dumanına benzettim,
o da beni birine benzetmiş olmalı ki, tuttu
aşk derdine düştü, şimdiyse terketme sevdasında!
Aşk dünyaya bizden önce gelmiş de erkenden
açmış gibi dükkanını, onun kokusuyla tanıdım
aktarları, acı sözlerini aşkın tuzu biberi saydım,
onun huylarıyla karşılaştım eski tuhafiyelerde:
Aynalı Pasaj, Bonmarşe ve Altın Düğme…
Biri birine uymayan binbir huy, binbir çeşit,
bir dükkana rastladım duvar taş, kapı kilit,
ne tatlı sözlerim açabildi ne iyi huylu şiirim,
karamela dükkanı olduğunu en sonunda öğrendim!
Şimdi yanık şekerim sert, hayat ondan da dert,
ben zaten tiryakiyim, ayrılık aşktan da berbat!

Ah karamela, şekerim, aşk tatlı da insanlar berbat!

 

[trad. N. Verderame]

Le illustrazioni sono di Melis Rozental (copertina del volume e dettagli).

 

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