Turchia, cultura e società

Oktay Rifat – quattro poesie

in Versi

Vista

Un piccolo fiore di lavanda
Un’ape bionda
E papaveri a perdita d’occhio
In quest’istante che noi amiamo senza pensare
D’un tratto il cielo ha il suo principio.

Manzara

Küçük bir lavanta çiçeği
Sarışın arı
Ve alabildiğine gelincik
Düşünmeden sevdiğimiz bu anda
Birdenbire başlayan gökyüzü.

 

Pane e stelle

Il pane è sulle mie ginocchia
Le stelle sono lontane, lontanissime.
Guardando le stelle mangio il pane.
Sono così rapito che – sapete? –
A volte addento per errore
Una stella anziché il pane.

Ekmek ve Yıldızlar

Ekmek dizimde
Yıldızlar uzakta, tâ uzakta.
Ekmek yiyorum yıldızlara bakarak.
Öyle dalmışım ki sormayın,
Bazen şaşırıp ekmek yerine
Yıldız yiyorum.


Tramonto sulla spiaggia

Tramontava il giorno. Spine blu e rocce fino a riva.
La spiaggia. Sozzure di bovini e di uomini.
La baracca poggiava sul campo di granturco, una manciata di uomini.
Nuvole, immobili nuvole, nuvole viola.
Una barca di pescatori veniva dalla riva opposta
e un cane alzando la zampa pisciava sul sole al tramonto…

Kumsalda Günbatımı

Gün batıyordu. Kıyıya dek mavi diken ve taş.
Kumsal. Sığır ve insan dışkıları.
Mısır tarlasına yaslanan baraka, üç beş adam.
Bulutlar, kıpırtısız bulutlar, mor bulutlar.
Bir balıkçı teknesi geliyordu karşıdan
ve bir köpek kaldırıp bacağını batan güne siğiyor…

 

Notte con gatto

Mezzanotte, sono uscito in giardino
in giardino mi ha seguito anche il gatto:
il mare era un lenzuolo ineffabile,
le stelle come gli occhi di quel gatto.
Il gelso era fermo lì accanto,
senz’ombra, timoroso, lì daccanto;
anche il gatto mi fissava dai rami.
Pensavo a te, acre, amarognola.
Canti d’uccelli, fischi di traghetti
O forse era questo ciò che m’è parso?

Kedili Gece

Gece on ikide bahçeye çıktım;
Kedi de arkamdan bahçeye çıktı.
Deniz çarşaf gibiydi, anlatılmaz,
Yıldızlar kedinin gözleri gibi.
Karadut oracıkta duruyordu,
Gölgesiz, ürkek, hemen oracıkta;
Kedi üstünden bana bakıyordu.
Sizleri düşündüm, acımsı, buruk.
Kuşlar öttü, vapurlar düdük çaldı.
Yoksa bana mı öyle geldi!

 

[trad. Nicola Verderame]


Oktay Rifat (1914-1988), poeta, romanziere, traduttore e autore teatrale, nacque a Trabzon, città di cui il padre era governatore. Dopo gli studi di giurisprudenza ad Ankara si trasferì a Parigi per un dottorato che però non poté completare a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale. Rientrato in Turchia nei primi anni Quaranta, insieme ai poeti Orhan Veli [Kanık] (1914-1950) e Melih Cevdet Anday (1915-2002) lanciò l’esperimento poetico del Garip (“Lo strano”), dal titolo della prima raccolta comune. L’approccio dei tre partiva dal considerare il discorso poetico allora in voga come troppo antiquato, altisonante e bizzarro. Al contrario, la poetica Garip (anche definita Birinci Yeni, “Primo Nuovo”) intendeva dare spazio alla lingua parlata, al lessico quotidiano, all’esperienza della gente comune, con una spiccata ironia di influenza surrealista. A partire dagli anni Cinquanta, e fino agli anni Ottanta, la poesia di Oktay Rifat dimostrò un carattere sempre più intimista. Tra le sue raccolte più note troviamo Yaşayıp Ölmek – Aşk ve Avarelik Üstüne Şiirler (Vivere e morire – Poesie d’amore e nullafacenza, 1946) e Perçemli Sokak (La strada coi boccoli, 1956). Una antologia delle sue poesie tradotte in inglese da Ruth Christie e Richard McKane è stata pubblicata nel 2007 con il titolo Poems of Oktay Rifat

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