Turchia, cultura e società

  • lubunya-cizgiler-istanbul-sozlesmesi-nden-vazgecmiyoruz-3.jpg
  • lubunya-cizgiler-istanbul-sozlesmesi-nden-vazgecmiyoruz-1.jpg
  • lubunya-cizgiler-istanbul-sozlesmesi-nden-vazgecmiyoruz-2.jpg
  • lubunya-cizgiler-istanbul-sozlesmesi-nden-vazgecmiyoruz-4.jpg

Giù le mani dalla Convenzione di Istanbul

in Società

İstanbul Sözleşmesi Yaşatır! (Lunga vita alla Convezione di Istanbul). È questo lo slogan di una grande campagna che a partire da questa estate dilaga sul web e nelle strade della Turchia. La Convenzione di Istanbul, abbreviazione per l’accordo siglato come “Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica”, è stata firmata nel 2011 ed è entrata in vigore in Turchia nel 2014. Di recente però il governo ha più volte dichiarato l’intenzione di ritirarsi dalla Convezione, sostenendo che l’İstanbul Sözleşmesi “danneggia l’istituzione della famiglia turca”. La discussione nata intorno all’uscita della Turchia dal trattato internazionale, si pone all’interno di un quadro gravissimo per quanto riguarda i dati sulla violenza delle donne nel paese. Secondo il report annuale sulla violenza maschile del centro Bianet, nel 2019 si contano infatti più di 328 femminicidi, dato che pone drammaticamente la Turchia tra i paesi al mondo con un tasso di violenza sulle donne più alto. Mentre l’accesa discussione tra il governo e le organizzazioni femministe e della società civile viene giocata a colpi di censure, proteste, repressione, manifestazioni, l’opinione pubblica questa estate è stata nuovamente sconvolta dai femminicidi di Pınar Gültekin e di Emine Bulut entrambe uccise dai rispettivi compagni. Questi assassini hanno portato nuovamente e instancabilmente le donne in strada, a richiedere giustizia e, allo stesso tempo, a difendere la Convezione.

Come è dichiarato dall’organizzazione Mor Çatı (Il tetto viola) una delle prime fondazioni in Turchia che dal 1990 combatte la violenza contro le donne, la Convenzione d’Istanbul è un testo scritto tenendo conto le esperienze delle femministe che per anni hanno lottato toccando con mano e imparando dalle esperienze di altre donne che hanno potuto testimoniare le diverse manifestazioni di violenza nella vita di ognuna, coscienti inoltre degli ostacoli da affrontare quando ci si allontana da un contesto violento. Il carattere pionieristico della Convenzione di Istanbul riguarda il fatto di non considerare la violenza contro le donne come qualcosa da gestire solo con la protezione e pone l’accento sulla prevenzione.

Le quattro voci principali dell’İstanbul Sözleşmesi possono essere riassunte in questo modo:

1- Prevenire la violenza mirando a cambiare gli atteggiamenti e i comportamenti sessisti che causano la disuguaglianza di genere alla base della violenza contro le donne.
2- Proteggere le donne a rischio di violenza istituendo meccanismi di sostegno come centri di consulenza, di accoglienza e di crisi per la violenza sessuale.
3- Condannare gli artefici di crimini violenti con le pene necessarie, anche se la donna sottoposta a violenza rinuncia alla denuncia.
4- Stabilire il necessario coordinamento tra le istituzioni al fine di combattere la violenza contro le donne in tutto il paese.

Come viene denunciato da anni dalle attiviste e confermato dal Comitato di monitoraggio della Convenzione di Istanbul, la Turchia è lontana dal soddisfare i requisiti della Convezione e appare difficile sperare come una recessione dall’İstanbul Sözleşmesi possa essere rimpiazzato da un’adeguata adozione di “misure necessarie per quanto riguarda la violenza contro le donne”. Le maggiori critiche mosse da coloro che si esprimono a favore dell’abrogazione della Convenzione riguardano in particolare l’articolo 4/3. In questa norma si stabilisce infatti che gli Stati firmatari devono adottare misure per proteggere i diritti di coloro che sono soggetti a violenza garantendo la sua attuazione senza alcun tipo di discriminazione di nascita, orientamento sessuale, identità di genere, stato di salute, disabilità, stato civile, di immigrato, rifugiato o qualsiasi altro status. In linea con un dibattito che accomuna gli oppositori della Convenzione di Istanbul delle diverse parti del mondo, le dichiarazioni governative sostengono che quanto afferma l’articolo sia “contro l’istituzione della famiglia” e “incoraggi l’omosessualità”.

La discussione sulla Convenzione di Istanbul riguarda inoltre la richiesta della piena applicazione della legge costituzionale n.6284 sulla protezione della famiglia e sulla prevenzione della violenza contro le donne approvata in Turchia l’8 marzo 2012 allo scopo di proteggere le donne, i bambini, i membri della famiglia e le vittime di stalking, e di regolamentare procedure e principi riguardo alle misure di prevenzione della violenza contro tali soggetti. Coloro che si battono a favore della Convenzione sostengono infatti che essa debba essere difesa non solo per le donne, ma per tutti coloro che vogliono vivere come individui uguali in un mondo libero dalla violenza.

Per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’argomento, in un momento in cui tra l’altro scandali di violenza sessuale hanno coinvolto anche confraternite religiose vicine al potere, da quest’estate è stata lanciata la campagna social #İstanbulSözleşmesiYaşatır condivisa da donne di tutto il paese che pubblicano un proprio ritratto fotografico in bianco e nero.


Illustrazioni di copertina di Semih Özkarakaş / Lubunya Çizgiler, Kaos GL.

Latest from Società

Go to Top