Nella storia della letteratura europea, molti scrittori si sono cimentati a descrivere a lungo le gallerie della grandi città europee. “Avessero conosciuto la galleria Atlas, i suoi segreti, i pittori abituali degli anni Novanta, i suoi scrittori, poeti, musicisti e i fautori della cultura underground, le gallerie rivoluzionarie di Parigi sarebbero impallidite.” Con queste parole l’autore Anıl Yurdakul presenta l’articolo che vuole essere un omaggio alla cultura di un’epoca finita e a un luogo storico della città che quella cultura ha visto nascere e fiorire. Arricchito dalla testimonianza del caricaturista Emek Can Tülüs, un racconto della galleria Atlas di Istanbul, dirimpettaia della galleria Halep che ospita il Beyoğlu Sineması sulla via Istiklal, in pieno centro; uno dei tanti luoghi che le recenti trasformazioni urbane e demografiche del quartiere hanno trasformato radicalmente.
La galleria Atlas rifugio della cultura underground
Negli anni Novanta la galleria Atlas non somigliava affatto alla ben più nota galleria Akamar di Kadıköy, sull’altra sponda del Bosforo. Mentre Akmar dava rifugio a metallari e al mercato di libri usati di contrabbando (recentemente trasformato in mercato di libri educativi) la galleria Atlas di Beyoğlu offriva un panorama culturale alternativo. La galleria era vecchia e poco frequentata, ma dopo l’apertura del primo negozio ha acquisito un’identità di cultura alternativa. Se si prendono in considerazione i negozi che proponevano merce davvero strana e la galleria che ospitava i proprietari di quei negozi, troviamo prima di tutto Karga Müzik che dava spazio a dischi di musica rock e pop e a dischi usati, mentre due o tre botteghe più in là si trovava il negozio Kod Müzik fondato da Necati Tüfenk insieme a altri soci che proponevano musica più underground con nomi e etichette poco conosciute in Turchia. Al piano superiore, mentre il proprietario della sala da tè compieva le sue preghiere rituali nel corridoio, c’era un negozio di vestiti usati gestito da Ünver Şahin e dalla fondatrice di uno dei primi gruppi punk al femminile in Turchia, Punk Aslı. Il negozio era stato aperto da Ünver Şahin insieme al solista punk e ex calciatore Emin Yıldız. Nei primi due anni il negozio era diventato molto popolare tra personaggi famosi dell’epoca e proprio di fronte si trovava il piccolo negozio di Deniz Pınar, Detone, che può essere definito il primo vero negozio di dischi degli anni Ottanta che si era trasferito nella galleria Atlas dopo la chiusura per demolizione dello storico edificio Narmanlı Han. Con il suo prezioso archivio costituito da dischi raccolti da chi voleva disfarsene, Deniz Pınar avanzava su binari completamente diversi. Mentre da un lato madre e figlia gestivano un negozio d’antiquariato, nel fondo immediatamente accanto al loro si trovava un negozio di musica, omonimo della rivista Çalıntı curata da Suat Bilgi, che dava spazio a articoli di musica e letteratura underground, pur essendo una pubblicazione ufficiale. Di fronte a Çalıntı c’era il negozio specializzato in cinema di Metin Demirhan, Nostromo, poi ribattezzato Atılgan. All’entrata della galleria invece non bisogna dimenticare il negozio di abiti fetish della famosa ballerina dell’epoca Sibel Gökçe. Tra i frequentatori abituali c’era il futuro caricaturista Emek Can Tülüş assieme ai suoi compagni, tutti studenti all’Accademia di Belle Arti Mimar Sinan…
Il negozio B-Type di Demirhan
Appena un anno dopo che nel 1989 i nomi più conosciuti di una delle tre riviste satiriche più vendute al mondo, Gırgır, la lasciarono per fondare Hıbır, un’operazione della polizia fece incursione nella sede della rivista. In quel momento Oğuz Aral, il direttore della rivista, si trovava all’estero e con un colpo di mano […] altri presero la direzione del giornale. Molti caricaturisti lasciarono Gırgır insieme a Oğuz Aral, ma altri, pensando di riuscire a ottenere una posizione migliore a Gırgır, diventata ormai una rivista di punta, restarono. In quegli anni a Gırgır molte persone incrociarono le loro strade; Metin Demirhan, che per anni aveva lavorato alla rivista satirica Çarşaf, i caricaturisti Mehmet Coşkun e Bülent Benli, solista del famoso gruppo hardcore, death metal, grindcore Hole in The Wall… Lo stesso Metin Demirhan, appassionato di fantascienza e film horror decide allora di aprire un negozio di cinema e riunisce attorno a sé conoscenti e amici per proporre l’idea. Tra i partecipanti il caricaturista Emek Can Tülüş dice di poter sostenere economicamente e praticamente il progetto e è così che nasce Nostromo, un negozio che vende film a budget limitato di horror e fantascienza, di seconda categoria, con pessime sceneggiature e brutti trucchi, locandine e altro materiale simile, un negozio B-Type. Emek Can Tülüş spiega il perché ci fosse bisogno di un posto simile:
“Negli anni Novanta non avevamo internet né telefonini. Tutto si svolgeva attraverso riviste e libri. Per riuscire a trovare un album attraversavamo Istanbul da una parte all’altra per registrare su cassetta. Se qualcuno lo vendeva compravamo il CD, altrimenti la copia. Se cercavi un disco del 1970 di un gruppo rock tedesco che solo una persona aveva, questa registrava cassette, le riproduceva e le vendeva a 3 o 5 lire. E così era in ogni settore. Perciò Metin pensava fosse importante vendere film di un genere che non riscontravano molto interesse altrove per i fan dell’hard-core.”
Nella squadra della rivista satirica con Küçük İskender
Nell’ambiente culturale della galleria Atlas in quegli anni era scoppiata la febbre delle riviste satiriche. Mentre esplodevano le vendite di riviste come Leman e Hıbır, Oğuz Aral dopo Gırgır aveva fondato la rivista Avni che però non funzionava molto bene. Dopo le 300 mila copie di Gırgır, Aral cercava di tirare avanti con le 15-20 mila copie di Avni dove lavoravano caricaturisti da un’ironia che non teneva il passo coi tempi. In un periodo di simile difficoltà Aral invitò allora il poeta Küçük İskender a scrivere per la rivista, il giovanissimo caricaturista Emek Can Tülüş e Metin Demirhan, autore all’epoca di personaggi dai capelli lunghi e la chitarra in mano che l’autore ben conosceva; ma il cambiamento troppo tardo non riuscì a salvare la rivista. Intanto Küçük İskender, Metin Demirhan e Emek Can Tülüş che si erano conosciuti nella redazione di Avni cominciarono a incontrarsi alla galleria Atlas. A loro si aggiungevano il DJ Kaan Golem che lavorava da Kod Müzik, Hilmi Tezgör, editore di una rivista antologica di filosofia e letteratura, il DJ Chet che lavorava alle poste in Olanda come una moderna replica di Bukowski e molti altri. Era in un simile ambiente che si diffondevano le prime fanzine turche di correnti alternative come Mondo Trasho, Laneth, Mega Metal e Gorgor…
L’interesse per la galleria che ospitava una comunità culturale interessata al cinema, la musica, la letteratura, con l’aumento della frequentazione e l’interesse, cominciò a ospitare esercizi commerciali di vendita di prodotti tessili, così anche gli affitti dei locali piano piano aumentarono e i primi inquilini chiusero uno dopo l’altro lasciando la galleria un guscio vuoto.
Immagine in alto: locandina per la proiezione del film Emmanuelle 2 del 1975 all’Atlas Pasajı : “Donne in fila per il film erotico. Matinée al femminile per il film erotico. Nel cinema che ha applicato questa regola in seguito alle numerose richieste telefoniche delle donne, nessun uomo entra a parte le due maschere.”
Questo articolo firmato dal foto giornalista Anıl Yurdakul è comparso nella versione integrale sul portale Evrensel il 23 Settembre 2019. Diritti riservati per la traduzione italiana ©Kaleydoskop, 2019 (su concessione dell’autore).