Turchia, cultura e società

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Stato di emergenza per le tartarughe Caretta caretta

in Spazi

Tra le prime tappe della via Licia, oltre cinquecento chilometri che collegano Fethiye con Antalya sulla costa dell’Egeo Occidentale, si trova la valle di Kabak. La valle fa parte del distretto di Faralya, insediamento che risale al 10mila a.C. di origine ittite, soggetto a successivi passaggi di licei, persiani, romani, e abitato dai greci in epoca ottomana. Una valle di pini marittimi e ulivi aridi e aspri che scende fino al mare, un’insenatura di circa 200 metri, luogo di cova delle tartarughe caretta caretta da sempre. L’area intorno a Fethiye, la città più vicina, e il tratto di costa che conduce a Kabak è stato in parte ripopolato tramite migrazioni forzate al momento della fondazione della Repubblica da popolazioni di origine balcanica per sostituire i greci espulsi. La popolazione locale invece, dedita all’allevamento sulle colline, scendeva al mare solo nei mesi più freddi e sono state in particolar modo le donne a essere indirizzate sulla costa, ritenuta infruttuosa, perché poco utili al lavoro agricolo. Con gli incentivi allo sviluppo del turismo voluti negli anni Ottanta e la scoperta di una potenziale miniera d’oro nella zona, sono state quindi le donne le prime a beneficiare degli introiti del turismo sovvertendo l’equilibrio di potere socio-economico della regione in maniera inattesa. Da questi ribaltamenti ne consegue un rapporto con il territorio – il mare – assai superficiale: la pesca è amatoriale, la cucina locale non ne porta traccia, in mezzo alle tershane, le officine per la riparazione delle barche, scorazzano polli e la sola attività redditizia e attraente per la popolazione locale che abbia a che fare con il mare è il trasporto per turisti su barche di piccola taglia da un’insenatura all’altra.

A differenza della vicina “Valle delle Farfalle”, Kelebekler Vadisi, ai piedi di una parete rocciosa di difficile accesso e quindi poco sfruttabile ma conosciuta e frequentata già degli anni Ottanta da gruppi che si definivano variabilmente anarchici, ippi, o ecologisti, la valle di Kabak è diventato un luogo di primo piano per il turismo alternativo solo negli ultimi 15 anni. I primi a scoprire le potenzialità della valle e a costruire campeggi nella vallata, tra cui alcuni stranieri, un artigiano americano, un’omeopata tedesca, hanno trasportato forniture, equipaggiamenti, materiali da costruzione a dorso di mulo lungo il solo sentiero percorribile a piedi che scende sino alla spiaggia. A oggi si contano oltre 20 campeggi nella sola valle cui si accede dall’“Ultima Fermata”, Son Durak, alla fine del piccolo insediamento abitato lungo la strada, e oltre alla scarpata naturale è stata spianata una sterrata che scende lungo la valle permettendo il passaggio di camion per le forniture e navette per i passeggeri. Nei momenti di maggior affluenza, il picco tra il 2012 e il 2015 con cifre che oggi sono un obbiettivo insperato, si contavano oltre 2000 persone nella valle, di cui il 30-40% stranieri. Anche se negli ultimi due anni non si arriva a tali cifre, la frequentazione resta alta dato l’aumento di turismo interno. Inoltre negli ultimi anni di crisi economica, in molti, un centinaio di persone, hanno cominciato a campeggiare nel bosco lungo la costa che conduce alla successiva insenatura di “Villaggio Paradiso”, Cennet Köyü, evitando i campeggi e i servizi.  La preoccupazione maggiore di molti dei gestori dei campeggi non è tanto la perdita di una parte della clientela, ma il rischio di incendi incontrollati che potrebbe spazzare via la valle in poche ore.

Dello spirito originario del turismo alternativo nel rispetto dell’ambiente dei primi fondatori è rimasta traccia anche nel tentativo di salvaguardia della spiaggia, in particolare di notte al momento della deposizione e della schiusa delle uova di tartaruga che si verifica tra metà giungo e fine agosto. Tornando al luogo di nascita, le tartarughe marine trovano un ambiente trasformato e molto più movimentato; luci, rumori e musica alta disturbano il ciclo riproduttivo degli animali per i quali nell’estate del 2015 è stato fatto appello a associazioni ambientaliste e istituzioni di salvaguardia per l’ambiente che in un rimando di competenze non hanno portato a niente di fatto. La risposta è giunta da una equipe volontaria dell’università di Denizli che si è recata sul posto per insegnare ai locali a riconoscere i punti di deposizione delle uova e a proteggerli con speciali gabbie, operazione rinnovata ogni anno in modo volontario da alcuni responsabili dei campeggi o da frequentatori abituali della valle. Per sensibilizzare le persone a mantenere le luci spente e i volumi bassi e non accendere fuochi nella foresta sovrastante la spiaggia, alcuni gestori dei campeggi della valle si sono ritrovati spontaneamente coinvolgendo il guardiano della spiaggia il quale a sua volta ha fatto appello al muhtar di Kabak, figura di rappresentanza politica presente nei quartieri delle città e nei conglomerati non urbani di piccole dimensioni. Il muhtar invece si è rivolto a sorpresa alla gendarmeria che, anziché procedere istituzionalmente alla prevenzione e alla salvaguardia della valle, ha contattato alcuni dei gestori dei campeggi intimando di evitare qualunque iniziativa collettiva al riguardo della salvaguardia ambientale. La motivazione sarebbe lo stato di emergenza in cui si trova il paese da oltre un anno e che proibisce assembramenti non autorizzati. La sola iniziativa che è stata presa da parte dell’amministrazione locale è stata l’affissione di qualche insegna della forestale che vieta l’accensione di fuochi. Visto il ridotto numero delle affissioni in sporadiche aree, ai gestori locali è parsa un’iniziativa insufficiente per fare fronte al rischio di incendi dei campeggiatori abusivi; è stato così deciso di costruire in maniera indipendente e volontaria insegne piantate nella spiaggia per ricordare i comportamenti disturbanti per le tartarughe e altre che riportano un estratto della legge riguardante il prezzo delle ammende in caso di accensione fuochi o dispersione di sigarette da affiggere lungo la costa e le sterrate che conducono al mare.

La situazione delle caretta caretta riguarda buona parte della costa dell’Egeo, così a Olympos è stata notata una drastica diminuzione dei punti di cova da quando, dopo il 15 luglio 2016, la gendarmeria è impegnata in altro che nei turni di guardia sulla spiaggia, mentre sulle spiagge di Kemer, vicino ad Antalya dove invece il monitoraggio delle caretta caretta è più intensivo e metodico, anche i turisti sono attratti dalla schiusa delle uova e si svegliano prima dell’alba per osservarla. (ga)

Il disegno di copertina è di Milvia Disegni Panici

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