La recente offensiva militare turca nel nord della Siria, denominata “Sorgente di pace”, occupa da settimane le prime pagine della stampa internazionale. L’Europa ha condannato la decisione del Presidente Recep Tayyip Erdoğan arrivata in seguito all’annuncio della Casa Bianca del ritiro delle truppe statunitensi dalla frontiera turco-siriana. Le critiche alla Turchia (oltre a quelle rivolte a Donald Trump per il voltafaccia agli alleati curdi) sono tendenzialmente articolate su due livelli: si esprime apprensione per le gravi conseguenze che l’offensiva sta avendo sulla popolazione civile e si sottolinea il ruolo fondamentale che le forze curde hanno svolto nel contrastare l’avanzata dell’ISIS negli ultimi cinque anni.
In Turchia le voci critiche sono più fievoli. Il Consiglio Supremo della Radio e Televisione (RTÜK) ha emesso un comunicato nel quale si dichiara contrario a una copertura mediatica basata su fonti che reputa divisive, distruttive e di origine straniera, aggiungendo che notizie di questo tipo non sono tollerate. Solo nei primi due giorni dell’operazione sono stati arrestati due giornalisti per aver riportato dichiarazioni delle Forze Democratiche Siriane (Fatih Gökhan Diler di Diken e Hakan Demir di BirGün, entrambi successivamente rilasciati con divieto di espatrio, il primo in libertà vigilata). Inoltre, decine di utenti internet sono stati arrestati per essersi espressi contro l’operazione militare sui social media.
Ma oltre alla repressione, che indubbiamente ha un peso considerevole nella libera espressione del dissenso, è anche vero che l’offensiva ha risvegliato gli istinti nazionalisti e militaristi di molti, compresi leader politici e intellettuali, che pur essendo vicini a molte battaglie liberal-democratiche oggi sostengono l’esercito.
Questo mese la rubrica dedicata alla satira raccoglie alcune voci fuori dal coro.