È passato poco più di un anno da uno dei terremoti più devastanti degli ultimi tempi, quello al confine tra la Siria e la Turchia. Fin dai primi giorni abbiamo cercato di documentare l’entità dell’evento attraverso varie formule:
- con analisi di approfondimento subito dopo la catastrofe,
- con appelli e manifestazioni a sostegno delle zone terremotate che sono state spesso censurate e represse,
- tramite fotoreportage,
- ma anche con i link per le raccolte fondi a sostegno della regione colpita dal sisma.
- Abbiamo pubblicato i racconti in prima persona di chi quella notte era lì, e di chi è arrivato subito dopo.
- Abbiamo cercato di cogliere gli sfoghi di rabbia dal carcere, così come le iniziative per ripartire con una lotta solidale e partecipe.
Nei mesi successivi abbiamo continuato a seguire quello che stava succedendo ad Hatay e nelle altre zone colpite:
- con immagini, scattate due mesi dopo il terremoto,
- con nuovi racconti delle aree devastate,
- ma anche attraverso appelli alla cittadinanza e forum organizzati da varie organizzazioni di base e della società civile per riflettere sulla ricostruzione e sulle sue politiche.
Il 6 febbraio di quest’anno si è tornati a ricordare una catastrofe difficile da superare in particolar modo per chi l’ha vissuta in prima persona. La documentazione che abbiamo pubblicato riguarda ora:
- lo stato attuale della regione attraverso foto scattate a un anno dal sisma,
- l’incredibile lavoro che c’è ancora da fare,
- ma anche la grande forza di volontà di far rivivere quegli spazi rubati alla vita quotidiana.
Foto di copertina di Italo Rondinella