Storia del cinema che resiste e della sua maschera di sempre
Sguardo attento, baffo sottile e risata contagiosa, accoglie tutti con estrema gentilezza Ali Erkan Kardan, senza negare quattro chiacchiere ai clienti abituali: “oooh, buonasera, per quale film siete venuti?”, “ah bene, vi piacerà ma andate a vedere anche l’altro, ne vale la pena”. È la maschera del Beyoğlu Sineması, cinema di due sale situato al piano -1 dell’Halep Pasajı, uno dei tanti passage nati sul corso Istiklal di Istanbul a fine Ottocento su modello delle gallerie commerciali parigine.
Erkan Bey (signor Erkan), come lo chiamano colleghi e clienti affezionati, è una storica presenza non solo di questo cinema, nel quale lavora dal 1994, ma di molte altre sale che hanno fatto la storia del distretto di Beyoğlu, nelle quali gravita da mezzo secolo. Lo abbiamo incontrato per discutere delle vicende di cui è stato protagonista il cinema Beyoğlu da quando, lo scorso giugno, ne è stata annunciata la chiusura per problemi finanziari.
“Se qui dovesse chiudere basta, sarà questo l’ultimo cinema in cui avrò lavorato”; esordisce con questa frase amara, dalla quale trapela il suo lungo trascorso nel settore.
Erkan Bey ha 61 anni ed è originario del distretto di Fatih, sulla sponda opposta del Corno d’Oro rispetto a Beyoğlu. Scopre il cinema all’età di 12 anni quando per contribuire al sostentamento della famiglia modesta e numerosa va in cerca di un lavoro e si ritrova a vendere bibite nel cinema all’aperto del quartiere. “Cominciai a lavorare come gazozcu, vedi?”, mi domanda ridendo mentre mostra alcuni denti rotti, “me li sono spezzati allora stappando le bottiglie con la bocca”. Ma non sembra avere rimpianti per quei denti: “quel lavoro mi fece entrare in un cinema per la prima volta e pian piano mi appassionai ai film”. Così la ricerca di un impiego continuativo lo portò a bussare in seguito alla porta del Saray, uno dei più maestosi cinema di Beyoğlu.
Era il 1969 e benché i pogrom del 1955 e l’urbanizzazione di massa avessero cominciato a trasformare il quartiere, quest’ultimo conservava ancora quell’allure internazionale e cosmopolita di inizio secolo, quando era stato punto di ritrovo artistico-intellettuale dell’élite ottomana e levantina. Il Saray in particolare era il cinema prescelto per le serate di gala dei migliori film turchi e, al contempo cinema e centro culturale, ospitava spesso artisti di fama internazionale in concerto.
“Non ero mai stato a Beyoğlu e il primo giorno al Saray fu anche la mia prima volta a Istiklal. Sapevo che era una strada elegante, un posto da ricchi, così mi vestii al meglio con frac nero, guanti e papillon, ma non bastò: un guardiano mi diede uno scappellotto perché le mie scarpe non erano lucidate a dovere”. Ottenne ugualmente il lavoro e ricorda ancora l’impatto che quel posto ebbe su di lui: “fu come entrare in un altro mondo, un mondo di profumi e eleganza in cui tutti si davano del lei e le donne portavano la gonna”.
Di giorno Erkan Bey staccava i biglietti, mentre la sera per arrotondare aiutava con le pulizie. Passava ore e ore dentro il Saray fino a notte fonda, così capitava spesso che anziché tornare a casa si fermasse a dormire sulle panchine di Karaköy, vicino al ponte di Galata. Oltre a contribuire alle spese di famiglia, con quel che guadagnava cominciò a comprare francobolli e man mano diventò un collezionista, tant’è che oggi ne possiede alcuni di immenso valore e nei giorni in cui lo abbiamo intervistato ha trovato un acquirente per un esemplare da centinaia di euro, ci svela orgoglioso. “E sai dove li compravo? Proprio qui, al piano seminterrato dell’Halep Pasajı prima che diventasse cinema. L’intero passage era molto diverso, c’erano botteghe di stoffe e negozi di abbigliamento, ma soprattutto c’erano i venditori di francobolli per i quali venivo e trascorrevo molto tempo qui sotto già all’epoca”.
Mentre la passione per i francobolli divenne un punto fermo, l’esperienza di Erkan Bey nei cinema di Beyoğlu fu alquanto movimentata.
Nel 1974 lasciò il Saray alla volta del cinema Yeni Melek, nella strada secondaria Erol Dernek che corre parallela a Istiklal. All’epoca noto anche come aynalı sinema (cinema di specchi) per via degli specchi che rivestivano le pareti e perfino il pavimento, anche il ricordo che ne conserva Erkan Bey è legato a questa caratteristica: “più di ogni altra cosa mi colpirono gli specchi di cui erano ricoperte scale e pareti, nessuno resisteva alla tentazione di guardarsi”.
Due anni dopo Erkan Bey partì per il servizio militare e fu solo nel 1984 che tornò a lavorare nei cinema, questa volta al Lale, di nuovo sulla via principale e quasi all’imbocco di piazza Taksim. Originariamente noto per trasmettere soprattutto film stranieri, con il boom della cultura arabesk negli anni Ottanta questo cinema diede sempre più spazio alle produzioni locali appartenenti a questo genere e perse gradualmente spettatori. Nel 1989 Erkan Bey passò al Dünya Sineması, sempre su Istiklal e quasi di fronte al Lale. Nello stesso anno nasceva il cinema Beyoğlu, che lo accolse quando, nel 1994, il Dünya chiuse i battenti.
La storia di Erkan Bey è un viaggio attraverso i cinema che hanno fatto epoca e un passato che oggi camminando su Istiklal si stenta a immaginare. Dove spiccava l’imponente Saray adesso sorge un centro commerciale che ospita ai piani seminterrati un moderno multisala; il Yeni Melek è diventato un centro culturale dal futuro incerto; le poltrone del Lale sono state sostituite dagli scaffali di un franchising di musica; e il Dünya Sineması ha ceduto il posto a un multisala angusto che si dirama tra le luci e i suoni di una sala giochi.
In questo panorama di vecchi cinema soppiantati da multisala, negozi e centri commerciali, il Beyoğlu Sineması è una delle poche sale del vecchio millennio giunte intatte fino ai nostri giorni. Anche per questo la notizia della chiusura lo scorso giugno ha suscitato clamore. L’annuncio è stato motivato da un ingente debito che uno dei fondatori, Baha Serter, ha definito per la prima volta irreversibile. Infatti in precedenza i problemi finanziari del cinema erano già emersi più volte ma mai in termini così perentori e mai era stata comunicata una data di chiusura ufficiale.
Cerchiamo di capire insieme a Erkan Bey cosa ha portato a una crisi così profonda. Parliamo quindi della concorrenza a cui i cinema indipendenti sono sottoposti, volenti o nolenti, dal confronto con i multisala moderni che proliferano di pari passo con i centri commerciali in cui trovano sede.
Secondo il nostro intervistato, il moltiplicarsi di questi cinema, insieme alla loro identità, è il motivo principale della crisi del Beyoğlu Sineması. Sul piano della programmazione i cinema indipendenti sono molto condizionati dai multisala e, mentre in passato il Beyoğlu si sentiva più libero di proporre film d’autore, negli anni si è aperto anche ai film commerciali nella speranza di attirare un pubblico più ampio. Malgrado ciò, gli affezionati dei nuovi cinema dotati di sale agevoli, poltrone nuovissime e parcheggi auto non hanno rinunciato a questi comfort in favore di un cinema dal curriculum di tutto rispetto ma dagli ambienti datati e situato nel cuore di uno dei quartieri più caotici della città.
Erkan Bey ci tiene a precisare che pur avendo dei vantaggi evidenti in termini di comodità, i cinema del nuovo millennio hanno anche una serie di svantaggi meno apparenti, a partire dai prezzi elevati dei biglietti: “i prezzi maggiorati permettono a quei cinema di coprire i costi dei lussi che offrono, ma chissà se i loro clienti sanno che qui spenderebbero molto meno”. Elenca poi altri due svantaggi, cioè le dimensioni limitate delle sale e la glacialità dell’intera esperienza, priva di figure di riferimento come le maschere e che quindi non prevede interazioni una volta varcata la biglietteria, sempre che l’acquisto del biglietto non sia avvenuto online.
Al confronto a più livelli con i moderni multisala, Erkan Bey aggiunge il web come fattore di crisi: la possibilità di acquistare e scaricare film in qualsiasi momento e di guardarli comodamente a casa ha influito notevolmente sull’affluenza; inoltre, la crescente popolarità delle serie ha reso la concorrenza ancora più spietata. “Tutto ciò ha abbassato il potenziale di questo posto e la curiosità verso il cinema in generale”.
Secondo quanto annunciato inizialmente, il Beyoğlu Sineması avrebbe dovuto chiudere il 30 giugno. Anche gli esperti del settore davano la chiusura per certa. Addirittura il critico cinematografico Murat Tolga Şen concludeva già a metà giugno: “il Beyoğlu Sineması ha chiuso”, dopo aver asserito che nessuna ipotesi di salvataggio era realistica “a meno che non avvenga un miracolo”.
E il miracolo è avvenuto, sotto forma di una mobilitazione che a distanza di sette mesi ci permette di parlare del Beyoğlu Sineması ancora al presente.
Quando è stato reso noto che il cinema aveva i giorni contati, i critici Cem Altınsaray e Utku Ögetürk si sono mobilitati immediatamente lanciando un grido d’aiuto. La campagna #SinemamaSahipÇıkıyorum (#AdottoIlMioCinema), ha visto la creazione di quattro tipi di abbonamenti che danno diritto a un numero diverso di ingressi per la durata di un anno. Si parte da quello destinato esclusivamente agli studenti, che prevede 10 ingressi per un costo totale di 100 lire turche (circa 22 euro), fino ad arrivare a una tessera da 1000 lire turche con la quale si acquisisce il diritto a un numero illimitato di visioni. Il vantaggio economico per queste due categorie di abbonati è evidente, ma anche le tessere intermedie presentano condizioni favorevoli. Infatti, ci spiega Erkan Bey, l’obiettivo non è una raccolta di fondi extra ma l’ingresso di somme significative in tempi brevi e allo stesso tempo ravvivare il cinema incentivando le presenze.
Per quanto la conversione in euro possa suggerire il contrario, con la crisi economica che attanaglia la Turchia e la conseguente svalutazione della lira turca si tratta comunque di cifre significative, ma alla domanda sulla possibilità di effettuare donazioni libere Erkan Bey risponde negativamente chiamando in causa dei regolamenti fiscali. Resta però possibile per chiunque acquistare tessere da 100 lire turche da lasciare in dono agli studenti, dunque delle “tessere sospese”.
La campagna, lanciata a inizio luglio, è stata accolta molto bene. L’hashtag #SinemamaSahipÇıkıyorum ha dato ampia visibilità ai quattro abbonamenti, complici i personaggi famosi, soprattutto attori e cineasti, che hanno dato l’esempio acquistando le tessere e rendendo noto tale gesto attraverso i propri canali social. Parallelamente, una serie di attività commerciali di Beyoğlu, specialmente librerie e botteghe di libri usati, hanno solidarizzato con il cinema proponendo tariffe scontate ai possessori delle tessere, incoraggiandone così l’acquisto. Attualmente si contano circa 1500 abbonati.
Questa mobilitazione ha commosso Erkan Bey, che ammette: “noi qui lavoriamo insieme da molto tempo e negli anni siamo diventati come una piccola famiglia, ma dopo l’annuncio della chiusura questa famiglia si è improvvisamente allargata, è diventata enorme, non ce lo aspettavamo assolutamente”. La solidarietà mostrata attraverso la campagna ha infuso nuova fiducia in lui, così a metà estate, vedendo il successo degli abbonamenti, ha cominciato a sperare – anzi, precisa, a credere – che il cinema sarebbe sopravvissuto.
A settembre la convinzione di Erkan Bey si è rafforzata ulteriormente grazie all’intervento della Midwood Istanbul Film Studio Complex, società di produzione cinematografica nata nel 2016 con l’obiettivo di diventare la Hollywood di Istanbul. Midwood ha sponsorizzato alcuni lavori all’interno del cinema, sia tecnici che estetici. A tale scopo le due sale sono rimaste chiuse per poco più di due settimane sotto lo slogan “il Beyoğlu Sineması rinasce dalle sue ceneri”.
La riapertura è avvenuta in tempo per il filmekimi (29 settembre – 8 ottobre), festival organizzato ogni anno a ottobre e che già da diverse edizioni è ospitato in questo cinema. Poco dopo, dal 20 al 27 ottobre, il Beyoğlu Sineması è stato sede del primo Ulusal Yarışma, concorso di film turchi nato in risposta all’esclusione, non senza polemiche, di questa categoria dall’ultima edizione del Festival del cinema di Antalya. Più recentemente, anche la prima edizione della tre giorni di cinema fantastico Fantastik Filmler Festivali (22-24 dicembre) ha scelto questo cinema come cornice. Nel frattempo, tra un festival e l’altro prosegue regolarmente la programmazione dei film in distribuzione.
In breve, la mobilitazione per la salvaguardia del cinema ha dato i suoi frutti. Non siamo più di fronte alla lenta resa dei primi mesi del 2017, quando erano stati sgomberati alcuni angoli della hall per contenere il più possibile le spese, i macchinisti erano passati da tre a due e Erkan Bey era rimasto l’unica maschera, il che aveva comportato per lui turni lavorativi dalla matinée all’ultimo spettacolo, sette giorni su sette. Si è fatta strada una progressiva ripresa che consente al Beyoğlu Sineması di continuare ad affermarsi con successo nel panorama delle sale di Istanbul e nei circuiti indipendenti. Dunque, la fine della carriera di Erkan Bey può attendere, se, come lui stesso dichiarava a inizio intervista, in caso di chiusura del Beyoğlu non cercherà lavoro altrove.
La campagna per la sopravvivenza di questo cinema è molto più di un atto nostalgico e il suo significato trascende le due sale del piano -1 dell’Halep Pasajı. Infatti il Beyoğlu Sineması porta con sé la pesante eredità del Saray, del Yeni Melek, del Lale, del Dünya e delle altre vecchie sale ormai chiuse, schiacciate dalla logica del capitalismo in un quartiere che, nell’urgenza di inseguire un sempre mutevole ideale moderno e globale, viene continuamente trasfigurato e snaturato. Nelle parole di coloro che si sono mobilitati per il Beyoğlu Sineması riecheggia su tutte la fine dell’Emek, storico cinema degli anni Venti chiuso e raso al suolo nel 2013 insieme all’edificio di fine Ottocento che lo ospitava. Le mobilitazioni in difesa dell’Emek, numerose e violentemente represse, non sono bastate a impedirne la distruzione, ma hanno contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica sul valore di questi spazi.
Si tratta di lieux de mémoire dall’indiscusso valore storico e culturale, dei “cinema Paradiso” che hanno formato generazioni di cinefili. Non a caso proprio il celebre film di Tornatore è stato scelto per la serata di riapertura del Beyoğlu Sineması dopo i lavori di settembre. Un modo per sottolineare ulteriormente l’importanza di questi luoghi e della loro tutela. (vm)