Turchia, cultura e società

Mostrare la città occupata: Istanbul 1918-1923

in Spazi

Si è appena conclusa a Istanbul, negli spazi dell’İstanbul Araştırma Merkezi la mostra Occupied City, 1918-1923: Politics and Daily Life in Occupied Istanbul, co-curata da Daniel-Joseph MacArthur-Seal e Gizem Tongo. Si tratta della prima grande mostra che affronta direttamente un periodo a lungo trascurato della storia di Istanbul, durante il quale gli eserciti e le marine britanniche, francesi e italiane erano presenti in città ed esercitavano un controllo e un’influenza sul suo governo.

L’obiettivo della mostra, inaugurata nel gennaio 2022, era rappresentare la pluralità di immagini e voci che caratterizzavano Istanbul in un periodo in cui alla popolazione già multiculturale della città si aggiunsero non solo i soldati delle nazioni alleate e delle loro colonie che effettuarono l’occupazione, ma anche i prigionieri, i lavoratori e i rifugiati che giunsero a Istanbul dalla Tracia, dai Balcani, dall’Anatolia, dal Caucaso, dall’Ucraina e dalla Russia meridionale, come risultato di molteplici conflitti che continuarono ben oltre gli armistizi del 1918. Per la realizzazione della mostra è stata consultata e raccolta una vastità e varietà di fonti tale da richiedere la collaborazione di numerosi/e studiosi/e in diversi archivi locali e globali.

Suna and İnan Kıraç Foundation Photography Collection, IAE, FKA_004028

La mostra si basa sulla ricca collezione fotografica dell’İstanbul Araştırma Merkezi, che include alcune istantanee che ben raccontano degli importanti aspetti della città occupata: in una fotografia scattata da un aereo alleato, si vedono navi da guerra di diverse nazioni ancorate alla foce del Corno d’Oro; in un’altra, soldati alleati siedono a bere birra in una delle spiagge vicine alla città, a testimonianza di una propensione al bere che portò a numerosi incidenti tra militari e civili in città. Altre foto mostrano caserme francesi in edifici requisiti; soldati che marciano per le strade della città e marines che sfilano nel campo di artiglieria aperto che oggi forma il quartiere degli hotel vicino a piazza Taksim; e ufficiali alleati in piedi accanto alle reclute della polizia ottomana che avevano assunto il compito di supervisionare all’inizio dell’occupazione. Queste foto sono contestualizzate con informazioni tratte da documenti provenienti dagli archivi britannici, francesi e ottomani, tra cui gli ordini del giorno delle riunioni settimanali degli Alti Commissari alleati e le missive inviate al governo ottomano in occasione dell’occupazione ufficiale della città il 16 marzo 1920.

Suna and İnan Kıraç Foundation Photography Collection, IAE, FKA_009262

Oltre a foto e documenti d’archivio ci sono anche altri materiali che raccontano degli sviluppi sociali dell’epoca. Vignette satiriche che ironizzano sull’impatto dei prezzi elevati, frutto di anni di forte inflazione, mentre i memorandum delle organizzazioni caritatevoli descrivono gli sforzi per mitigare i disagi della popolazione locale e dei rifugiati. La mostra presenta importanti documenti prodotti da queste ultime, come la guida Le Russe à Constantinople, che forniva informazioni sulla rete di trasporti, i ristoranti, i monumenti, gli alberghi e le ambasciate della città per le decine di migliaia di rifugiati in fuga dalla rivoluzione russa e dalla guerra civile che arrivarono nell’Impero Ottomano. Inoltre, ci sono estratti di indagini sociologiche come Life of Prostitutes di Mustafa Galib, capo dell’Accademia di Polizia, che descrive dettagliatamente le statistiche e i regolamenti relativi alla prostituzione e ipotizza le ragioni e le conseguenze della vendita di sesso da parte delle donne in città, e l’ampia indagine Constantinople To-Day, realizzata da un gruppo di ricercatori collegati all’istituto Robert College e alla Croce Rossa americana. A questi si affiancano i rapporti sugli orfani e i rifugiati della città redatti dalle autorità greche e armene e dalla Mezzaluna Rossa turca.

Suna and İnan Kıraç Foundation Photography Collection, IAE, FKA_0028647

Il periodo fu anche testimone di importanti attività culturali, e la mostra include partiture musicali di artisti come Ali Rıfat Çağatay, che compose la musica che accompagnava il nuovo inno nazionale scelto dalla Grande Assemblea Nazionale di Ankara, fino alla sua sostituzione con la nota melodia di Osman Zeki Üngör nel 1930, e un programma di concerti per l’Orchestra Filarmonica di Costantinopoli diretta da Constantinos Floros, che come molti degli abitanti greci della città si trasferì in seguito in Grecia dove insegnò al Conservatorio macedone di Salonicco. Documenti, disegni e pubblicazioni illustrano gli scavi archeologici condotti con la partecipazione francese e ottomana a Bakırköy e nella zona del palazzo Topkapı. I dipinti e i resoconti di numerose mostre collettive di artisti turchi, armeni e russi testimoniano la rinascita del mondo dell’arte dell’epoca.

La mostra era disseminata di ritagli della stampa multilingue della città, con riviste e giornali armeni, greci, turchi, inglesi e francesi, che riflettono il dinamismo dell’editoria di Istanbul dell’epoca, nonostante la continua intrusione della censura. Vengono anche prese in considerazione le memorie più significative del periodo. Tra queste, quelle di musicisti rifugiati come Yuri Morfessi e Alexander Vertinsky, che gestivano club che intrattenevano un pubblico di soldati e civili prima della loro partenza per l’Europa; İ. Hakkı Sunata, che tornò dal fronte per completare i suoi studi all’università di Istanbul nota come Darülfünun mentre era scossa da scioperi e proteste; Mary Mills Patrick, che osservò la vita della città mentre dirigeva l’American College for Girls di Costantinopoli; e Harold Armstrong, un prigioniero di guerra britannico diventato addetto militare, coinvolto negli sforzi per disarmare l’esercito ottomano e sopprimere il brigantaggio nelle aree rurali al di là dei sobborghi cittadini di Beykoz, Üsküdar e Kadıköy.

Nel momento in cui la Turchia celebra il centesimo anniversario della fondazione della Repubblica di Turchia, dichiarata poche settimane dopo la partenza delle forze straniere da Istanbul, la questione del posto della città e dei suoi abitanti nella storia di quel periodo merita di essere riesaminata. È incoraggiante notare che un numero crescente di studiosi sta indagando sugli sviluppi di Istanbul, utilizzando nuove fonti e approcci in progetti di collaborazione che riconoscono e riflettono la complessità della città durante questi anni.

La mostra è ancora accessibile in una versione 3d visitabile a questo link.


Si ringraziano il curatore Daniel-Joseph MacArthur-Seal e la Suna and İnan Kıraç Foundation (IAM) per aver concesso l’uso delle immagini.

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