Da Il paese al crepuscolo (Alacakaranlıktaki Ülke), 1981
Nemmeno oggi son morto, mamma
Col cuore come uno scudo sono sceso per strada
Mi son seduto nei caffè, ho parlato coi ragazzi
Mi sono annoiato, intristito, ho visto la mia amata
Nemmeno oggi son morto, mamma.
Erano chiuse le porte, tirate le tende
Soffocate le voci delle armi lontane
Con un viso alle separazioni, un altro alla vita
Nemmeno oggi son morto, mamma.
Ho pensato che una pistola si levasse su di me
Quando il vento ha cinto la vita di un ramo
Ho temuto, riso, provato rabbia per me stesso
Nemmeno oggi son morto, mamma.
Emozioni così strane, non so:
Perché vengono a me, e dove vanno?
Eccomi tornato; la pena scorre dal cuore alla mente
Nemmeno oggi son morto, mamma.
Bugün de Ölmedim Anne
Yüreğimi bir kalkan bilip, sokaklara çıktım
Kahvelerde oturdum, çocuklarla konuştum
Sıkıldım, dertlendim, sevgilimle buluştum
Bugün de ölmedim anne.
Kapalıydı kapılar, perdeler örtük
Silah sesleri uzakta boğuk boğuk
Bir yüzüm ayrılığa, bir yüzüm hayata dönük
Bugün de ölmedim anne.
Üstüme bir silah doğruldu sandım
Rüzgâr, beline dolandığında bir dalın
Korktum, güldüm, kendime kızdım
Bugün de ölmedim anne.
Bana böylesi garip duygular
Bilmem niye gelir, nereye gider?
Döndüm işte; acı, yüreğimden beynime sızar
Bugün de ölmedim anne.
Una notte nel mio paese
Le sensazioni più belle della notte
Le portano via i suoni degli spari
Mai la vita è stata così bella
La morte così necessaria.
Un refolo di vento mi fa trasalire
Il cigolio di un ramo marcio lì fuori
Mai un ramo è stato così simile
A un’arma tesa alla finestra.
Da quanto non riuscivo a guardare il cielo
La luna è un’arancia dimenticata sul ramo
I bambini questo lo sanno – sanno cosa vuol dire
Quando le tende sono chiuse mentre le stelle danzano
Il mio cuore s’intreccia ai suoni della strada
Il suono di ogni passo mi tende le vene
Il mio orecchio è teso sull’uscio di ogni casa
Stringo i pugni e aspetto, così.
Senza tirare in ballo monti lontani, o fiumi
Sento la mancanza di un paio di cose
Mi scaglia verso i cuori, per le strade
L’amore che provo per gli uomini e la natura.
In questo caos i miei cari scompaiono
Li stanca subire la mia nostalgia
E quando urlo “È questa la libertà”
Un ragazzo batte la testa contro il muro.
Vorrei raccontare, vorrei gridare
La notte che cammina sul mio paese
Mai la vita è stata così bella
La morte così necessaria…
Ülkemde bir Gece
Bir gecenin en güzel duygularını
Alıp götürüyor silah sesleri
Hayat hiç bu kadar güzel olmadı
Ölüm böylesi gerekli.
Ürküyorum rüzgar esince,
Çürük bir dal çıtırdayınca dışarda
Bir dal hiç bu kadar benzemedi
Pencereye uzanmış bir namluya.
Gökyüzüne de bakamadım nicedir
Ay, dalında unutulmuş bir portakal gibi
Çocuklar bilir bunu – ne demektir
Yıldızlar oynaşırken perdelerin örtülmesi.
Yüreğim sokaktaki seslerle iç içe
Her ayak sesinde damarlarımı geriyorum
Kulağım bütün evlerin eşiklerinde
Yumruğumu sıkarak öylece bekliyorum.
Uzak dağları, nehirleri koymadan araya
Özlerim ben bir şeyleri
Beni dillere, beni yollara vurur
İnsanlara ve doğaya duyduğum sevgi.
Sevgilerim kaybolup gider bu kargaşada
Özlediklerim artık özlenmekten yorulurlar
İşte özgürlük, diye bağırdığımda
Bir çocuk, başını duvarlara çarpar.
Anlatmak istiyorum, bağırmak istiyorum
Ülkemin üstünde yürüyen geceyi
Hayat hiç bu kadar güzel olmadı
Ölüm böylesine gerekli…
Davanti alla bara di un compagno
Davanti alla bara di un compagno
Ho temuto d’incrociare il tuo sguardo
Di veder tremare di dolore le labbra
che ieri sera baciavo in una stanza
Mi sono sentito in colpa, mentre ero lì fermo
Immobile davanti a quel corpo
Uno dopo l’altro se ne vanno i miei compagni
Lasciandosi dietro un tempo di lutti
Ieri ti ho dato una rosa, ti ha fatto piacere
Ora una rosa la poggio sulla bara
È strano, incomprensibile come a entrambe
Siano spuntate le ali, per volare via
Davanti alla bara di un compagno
Siamo rimasti seduti una notte intera
Ripensando a ciò che ha vissuto la nostra generazione
Un ragazzo ha sfogliato, una a una, tutte le rose in noi.
1979
Tabutunun Başında Bir Arkadaşın
Tabutunun başında bir arkadaşın
Korktum seninle göz göze gelmekten
Daha dün, bir odada öptüğüm dudaklarının
Acıdan titrediğini görmekten
Kendimi suçlu hissettim, dimdik
Beklerken o ölünün başında
Bir bir ölüp gidiyor arkadaşlarım
Yaslı bir çağ bırakarak arkalarında
Sana dün bir gül verdim, sevindin
Şimdi bir gül koydum bu tabutun üstüne
Garip, anlamsız bir biçimde yanyana
Kanatlanıp gitti ikisi de
Tabutunun başında bir arkadaşın
Oturduk seninle bir gece boyu
Kuşağımızın yaşadıklarını anımsatarak
Bir çocuk, içimizdeki bütün güller bir bir yoldu.
1979
Ahmet Erhan (Ankara 1958 – Istanbul 2013) è stato uno dei principali esponenti della poesia degli anni a cavallo tra Settanta e Ottanta. Esordì a ventitré anni, nel 1981, con la raccolta Il paese al crepuscolo (Alacakaranlıktaki Ülke), da cui sono state tratte queste poesie. Il libro si aggiudicò il prestigioso premio Behçet Necatigil Şiir Ödülü nell’anno di pubblicazione, il primo di una lunga serie di riconoscimenti. La sua lingua semplice, accessibile eppure profonda fa della sua raccolta d’esordio un libro di culto, nel quale si respira appieno tutta la violenza e la cupezza degli anni che precedettero il colpo di stato del 1980, anni caratterizzati da una dilagante violenza per motivi politici.
L’immagine in copertina è un’opera di Mehmet Sönmez