Turchia, cultura e società

Ebru Timtik e la fame di giustizia

in Società

Il 27 agosto 2020 moriva, dopo 238 giorni di digiuno, l’avvocata Ebru Timtik. Timtik era rinchiusa da circa tre anni nel reparto di massima sicurezza del carcere di Silivri con una condanna a 13 anni e sei mesi. Nel 2017, quando era stata arrestata con altri 18 avvocati dell’Associazione degli Avvocati Progressisti- Çağdaş Hukukçular Derneği (Çhd), era stata accusata di appartenenza all’organizzazione considerata terroristica Dhkp-C. A lei e ai colleghi arrestati furono comminate pene in primo grado per un totale di 159 anni di carcere.

Nel settembre 2018 Timtik era stata rilasciata ma dopo poche ore la polizia l’aveva riportata in carcere, accusata di nuovo di terrorismo con altri otto colleghi. Il nuovo magistrato, Akın Gürlek, aveva accettato di accreditare testimoni anonimi, vietato la presenza degli avvocati difensori e quindi del contraddittorio.

A febbraio del 2020 Timtik aveva iniziato uno sciopero della fame. Lo scopo era tenere viva l’attenzione sull’irregolarità del processo e denunciare le condizioni di mancato rispetto della dignità che oltre 300 avvocati stavano vivendo nelle carceri turche.

A metà luglio una delegazione del ministero della Salute aveva richiesto i domiciliari per lei e per il collega Aytaç Ünsal a seguito delle pessime condizioni di salute, sottolineando l’impossibilità di rimanere in carcere. A fine mese i due avvocati erano stati trasferiti in ospedale, ma a metà agosto la Cassazione aveva rigettato il ricorso, confermando la detenzione perché i due detenuti non sarebbero stati in pericolo grave.

La morte di Timtik, dopo 27 giorni di ricovero forzato, è arrivata a pochi mesi di distanza da quella di due membri del gruppo musicale Grup Yorum, Ibrahim Gökçek e Helin Bölek, e del prigioniero politico Mustafa Koçak, anch’essi accusati di legami con il Dhkp-C e in sciopero della fame.


Immagine di copertina di Gianluca Costantini.

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