Questo mese la rubrica di Kaleydoskop dedicata alla satira traccia gli esordi delle vignette di genere in Turchia.
Fin dalle prime illustrazioni satiriche pubblicate in epoca ottomana questo campo è stato tradizionalmente dominato dagli uomini, che per decenni hanno detenuto l’esclusiva tanto sulla creazione di vignette quanto sulla direzione di riviste umoristiche. La situazione è cominciata a cambiare negli anni Ottanta del Novecento, quando alcune giovani donne hanno bussato alla porta del settimanale satirico Gırgır desiderose di unirsi alla redazione.
Una di queste donne, Ramize Erer, in un’intervista rilasciata a Kaleydoskop ricorda che il direttore di Gırgır, Oğuz Aral, consapevole delle difficoltà che queste vignettiste esordienti avrebbero dovuto affrontare in quell’ambiente marcatamente maschile, le avvertì che avrebbero dovuto faticare il doppio degli uomini per farsi strada. E, aggiunge l’intervistata, “effettivamente fu così”.
Il direttore di Gırgır non si limitò ad accogliere queste giovani artiste nella redazione: intuì che la loro identità di genere sarebbe potuta diventare un punto di forza, un tratto da accentuare anzichè nasconderlo per mimetizzarsi tra i colleghi. Così nacque Biz bıyıksızlar, uno spazio all’interno della rivista interamente gestito dalle vignettiste e con un’identità di genere esplicita e dichiarata fin dal titolo, traducibile come “Noi, le senzabaffi”.
“Noi, le senzabaffi” non fu l’unico spazio nel quale ammirare le opere di queste artiste, le quali crearono vignette e strisce per diverse rubriche di Gırgır al pari dei colleghi. Ma proprio “Noi, le senzabaffi” divenne l’appuntamento in cui le vignettiste sperimentarono più che altrove una satira nuova, caratterizzata da un punto di vista inedito, appunto quello femminile.
In “Noi, le senzabaffi” è possibile rintracciare due filoni tematici principali, quello delle dinamiche di coppia e quello del rapporto genitori-figlie. All’interno di questi due filoni le vignette riflettono su questioni di genere tanto tipiche della società turca quanto universalmente valide. La chiave è quasi sempre ironica o autoironica, ma non mancano neanche le risate amare. Altra caratteristica di questo spazio è il farsi portavoce di donne di ogni età, estrazione sociale e background culturale. Questa pluralità è la stessa che trent’anni dopo diventerà il punto di forza di Bayan Yanı, mensile di satira al femminile fondato, non a caso, da alcune veterane “senzabaffi”.