Il quarto appuntamento mensile con la satira è dedicato allo storico settimanale Gırgır.
Nato nel 1971 come colonna satirica del quotidiano Gün, un’immediata popolarità portò questo appuntamento editoriale a diventare nel giro di poco tempo un inserto domenicale e nell’estate del 1972 una rivista a sé stante.
Questo settimanale dal titolo intraducibile (pur essendo spesso reso come “divertente” o “scherzoso”, in questo caso il termine gırgır vuole evocare più che altro – in maniera volutamente esagerata – lo sforzo che fa la mente quando si mette in moto grazie alla satira) irruppe in un panorama dominato da una satira fortemente militante che lasciava poco spazio all’elemento comico, si caratterizzava per un’estetica minimalista e trattava perlopiù temi universali. Gırgır, invece, portò il comico al centro della vignetta così come anche le questioni locali e, da un punto di vista stilistico, introdusse in Turchia la vignetta moderna, ossia con dialoghi e pensieri racchiusi nelle nuvolette.
Benché inizialmente il perno di Gırgır fosse una satira di stampo sessuale, nel giro di pochi anni il giornale assunse un carattere sempre più politico, di pari passo con il forgiarsi di identità politiche sempre più marcate nella società turca. Non a caso, all’indomani del golpe militare del 1980 divenne la rivista più venduta nel paese, arrivando a sfiorare le 500 mila copie.
Le sue vignette tipicamente in bianco e giallo restarono un punto di riferimento fino al 1989, quando pressioni di varia natura portarono alla sua vendita repentina e a un rimpasto nello staff. Cominciò così il lento declino di questa rivista che aveva fatto storia e che, nonostante tutto, riuscì a rimanere a galla ancora un quarto di secolo, fino alla chiusura definitiva lo scorso febbraio.
Proponiamo alcune vignette dell’epoca d’oro di Gırgır che ben rappresentano le varie sfaccettature della sua satira politica e sociale.