L’ultimo film di Can Evrenol, La Ragazza Senza Bocca, (Peri: Ağzı Olmayan Kız), ha confermato la posizione del regista come uno dei profili principali del cinema di genere turco. Uscito il 7 Febbraio, il film fantastico distopico è in programmazione nei cinema del paese.
Evrenol ha ottenuto riconoscimento internazionale nel 2015, con il film horror “Baskın: Karabasan”, proiettato per la prima volta al Festival del Cinema Internazionale di Toronto. Baskın ha vinto diversi premi nelle categorie horror e fantasy prima di essere scelto da Netflix per la riproduzione in streaming. Nel 2017 Evrenol continua con il film “Housewife”, in lingua inglese, che tratta il tema del sogno, della delusione e della maternità. È stato premiato per la miglior regia al Monster Fest in Australia. La Ragazza Senza Bocca riprende un po’ le caratteristiche dei B-movie che Evrenol, come tutti i fanatici del cinema, adora.
Questa volta, al posto di uno splatter eccessivo come Baskın, oppure dello squilibrio sessuale e psicologico di Housewife, abbiamo una storia avventurosa per famiglie. I protagonisti del film sono un gruppo di quattro bambini sfigurati che cercano di sopravvivere in un mondo ostile creato dagli adulti. Il film riprende alcuni classici degli anni Ottanta, come i Goonies o Stand by me. Visivamente ricorda alcune serie che guardano con nostalgia agli anni Ottanta, come Strangers Things. Tuttavia, La Ragazza Senza Bocca è un film post-apocalittico, sulla stessa lunghezza d’onda di Children of Men e The Road.
Il film inizia in un futuro distopico. Un evento chiamato “Grande Guerra Mondiale” infuria da qualche parte fuori campo. Perihan, una ragazzina, vive nascosta nella foresta della regione turca del mar Nero assieme al padre. Dieci anni prima c’era stata una gigantesca esplosione nella centrale nucleare locale. In seguito, i bambini avevano cominciato a nascere con strani difetti. Perihan, come si intuisce dal titolo del film, non ha la bocca. La sua vita viene costantemente minacciata da un gruppo chiamato “I cacciatori”, ex-dipendenti della centrale nucleare che fanno parte di una pericolosa organizzazione paramilitare, il cui scopo è individuare e uccidere tutti i bambini come Perihan.
La tragedia inizia quando il padre di Perihan, suo unico protettore, viene ucciso dallo zio, membro de “I cacciatori”. Persa nella foresta Perihan si imbatte in altri tre bambini fuggitivi, che si fanno chiamare “la gang dei pirati”. Come i “Bambini Perduti” dell’adattamento di Peter Pan, questi bambini vivono secondo le proprie regole. Ognuno ha un suo difetto. Capitano, il leader, è nato senza occhi. Yusuf non ha naso e Porsuk (Il Tasso) non ha le orecchie.
Presi singolarmente non sono in grado di parlare, vedere, odorare o sentire. Insieme invece possono combinare i loro sensi per sopravvivere. Sebbene sia pieno di suspense, il film mostra anche qualche momento di spensieratezza. Questa gioiosa banda di naufraghi si è adattata a un mondo impossibile, conservando però ancora i sogni e l’immaginazione tipica dei bambini.
Anche se non proferisce parola per tutto il film, Elif Sevinç è fantastica nell’interpretazione di Perihan. Il film è stato girato in soli diciotto giorni con un budget limitato, ma ha una fotografia che colpisce. Grazie all’ambientazione e ai materiali di scena, entrambi ben curati, il film riesce a creare un’atmosfera coerente.
Altri aspetti del retroscena della storia e della trama lasciano allo spettatore alcuni interrogativi. Perché precisamente i cacciatori vogliono uccidere tutti i bambini? Il governo centrale esiste ancora o la centrale nucleare è l’unica autorità rimasta? In cosa consiste la “Grande Guerra Mondiale”? Se i bambini riuscissero a scappare dalla zona contingentata della foresta, cosa li aspetterebbe fuori?
Il film fornisce qualche indizio fugace e suggestivo sugli eventi che hanno dato origine a questa distopia. Mentre Perihan e la gang dei pirati cercano un posto sicuro, si imbattono in un vecchio cartellone ormai a brandelli che annuncia orgogliosamente: “la centrale sarà un bene per tutti noi”. Successivamente vediamo Perihan frugare fra vecchi ritagli di giornale che parlano dell’incidente e delle sue conseguenze. In una delle case dove i bambini si nascondono vediamo un poster rosso e giallo, una tipica locandina di sinistra, che annuncia: “Abbasso la centrale nucleare!”.
Il pubblico può facilmente connettere il disastro nucleare ai recenti dibattiti in Turchia riguardanti l’impatto ambientale delle centrali idroelettriche e nucleari. Questa ipotesi è rafforzata dal fatto che il film sia ambientato vicino al Mar Nero, dove i manifestanti hanno lottato contro progetti nel settore dell’energia. In aggiunta, la regione orientale del Mar Nero in Turchia è nota per essere stata fortemente contaminata dal disastro nucleare di Chernobyl del 1986; una nuova serie televisiva basata proprio sugli avvenimenti di Chernobyl ha portato quei fatti a essere ridiscussi pubblicamente. Certe volte è preferibile lasciare che simili allusioni politiche restino discrete nel cinema, ma la mancanza di chiarezza riguardo a ciò che il film vuole esprimere su tutti questi avvenimenti evidenzia alcune mancanze nella costruzione della pellicola.
Nonostante questi limiti, La Ragazza Senza Bocca rappresenta un progetto interessante per gli affezionati del cinema audace e indipendente in Turchia. Oggigiorno i cinema stanno diminuendo, meno persone comprano i biglietti e le condizioni semi-monopolizzanti rendono difficoltosa la realizzazione di un film che non rientri in canoni prestabiliti. Prendiamo ad esempio le recenti discussioni sulla limitata reperibilità di film indie come Küçük Şeyler (2019) e Biz Böyleyiz (2020), in contrasto con l’enorme quantità di denaro investito per pellicole commerciali come Recep İvedik, ora al suo sesto sequel!
Non a caso i fan hanno dovuto lottare con le unghie e con i denti affinché il film ricevesse la visibilità che meritava. Dopo che la data di lancio iniziale del 17 gennaio era stata respinta per “mancanza di cinema disponibili”, ne era scaturita una popolare campagna sui social media, con l’hashtag #PeriyeSalonİstiyoruz (#VogliamounCinemaPerPeri). I fan hanno fatto pressione sui distributori facendosi fotografare indossando la classica bandana rossa di Peri (che lei usa per nascondere il suo difetto) davanti ai cinema.
Mentre il cinema indipendente in Turchia sta attraversando una sorta di rinascimento, le condizioni materiali per creare e vendere film di qualità diventano sempre più disagevoli. Per questo motivo, ora più che mai, è importante uscire allo scoperto andando a vedere al cinema i film che ci piacciono.
Sulle tracce del passato armeno – due documentari
In occasione di Documentarist, le giornate del documentario che si svolgono quest’anno dall’8 al 13 giugno,