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“Merhaba aşkım!”: il ritorno del Trans Pride di Istanbul

in Brevi/Società

Sabato 10 febbraio, nell’affollata via Bahariye nel centro di Kadıköy, si è svolta una manifestazione organizzata dal comitato del Trans Pride di Istanbul. La manifestazione era stata indetta, a pochi giorni dal primo anniversario del terremoto e nel corso della campagna elettorale per le amministrative, per esprimere il punto di vista del movimento trans su questioni come il disastro sismico e gli interventi statali nelle aree terremotate, le politiche di speculazione urbana e gentrificazione, l’occupazione turca in Kurdistan e quella israeliana in Palestina, le campagne di odio transfobico e i numerosi omicidi, suicidi e morti trans degli ultimi mesi.

Il comitato Trans Pride si è formato nel 2010 allo scopo di creare uno spazio che rappresentasse le istanze specifiche della comunità trans, e organizzava una marcia che solitamente si svolgeva il fine settimana precedente a quello del Pride LGBTI+. Dopo un periodo di inattivitá di sei anni, dal 2023 il comitato ha ripreso a riunirsi, e a giugno 2023 ha organizzato la 9^ marcia del Trans Pride nelle strade laterali di Harbiye, nel distretto di Şişli.

La manifestazione era stata vietata e un imponente schieramento di forze dell’ordine, che ha chiuso ogni accesso alla strada, ha violentemente impedito all* attivist* di leggere il comunicato stampa. 11 persone sono state prese in custodia cautelare e ammanettate per sei ore prima di essere rilasciate in tarda serata. Una di loro è stata trattenuta fino al giorno successivo. Pubblichiamo di seguito il testo del comunicato stampa.


10 febbraio 2024 – Comitato Istanbul Trans Pride – Comunicato stampa 

Questa è la nostra risposta ai discorsi di odio e alle campagne diffamatorie alimentate dal potere politico e dai suoi alleati nel corso degli ultimi eventi:

Non lasciamo le nostre città alla vostra speculazione e le nostre vite al vostro odio.

Difenderemo le nostre vite contro i vostri crimini d’odio transfobico alimentato per mano dello Stato, e le nostre città contro le vostre politiche speculative dopo ogni disastro naturale, contro i commissariamenti [1] e le espulsioni forzate. Giù le mani dalle nostre città e dalle nostre vite!

Commemoriamo le vite perse a causa della negligenza dello Stato turco e della sua avidità di denaro e potere nel disastro sismico che si è verificato un anno fa, i cui effetti durano ancora oggi, e dichiariamo che ne chiederemo conto nelle strade. In questo terremoto che ha colpito Turchia, Kurdistan e Siria, abbiamo assistito agli sforzi dello Stato per isolare, ancora una volta, le persone trans. Le esperienze degli individui trans che non vengono ammess* nelle tende comuni, a cui viene impedito l’accesso agli ormoni e a cui non vengono forniti spazi sicuri, ci dimostrano che le condizioni fisiche create dal terremoto non hanno colpito tutt* allo stesso modo, ma al contrario hanno accentuato le disuguaglianze esistenti.

Lottiamo contro la pressione e la discriminazione creata dalla politica dell’odio, non solo durante il terremoto, ma in tutti gli ambiti della vita. Gridiamo ancora una volta: Continueremo a esistere in tutti gli spazi da cui cercate di eliminarci, alla faccia vostra! Chiederemo conto per lə nostrə amicə che avete ucciso. I responsabili dell’aumento del numero di omicidi transfobici sono questo Stato e il suo 12° Presidente della Repubblica, che ci prendono di mira in ogni occasione, onorano gli assassini concedendogli l’impunità e ignorano la nostra esistenza. Le morti di Ecem Seçkin, Damla, Hande Kader, Biricik Sultan, Zirve, Dilan, Palmiye Deniz e Okyanus Efe sono una questione politica.

Ci rivolgiamo al partito Yeniden Refah, che ha etichettato le persone LGBTI+ come immorali nel suo recente video elettorale, e al candidato alla Municipalità Metropolitana di Istanbul del partito Saadet, che ha definito perverse le nostre identità: Noi trans, donne, rifugiatə, puttanə e animali di strada esistiamo in tutti gli spazi della città e della vita, e continueremo a vivere insieme, vostro malgrado. Queste strade, città e piazze ci appartengono! PENSAVATE FOSSERO VOSTRE?

Sappiamo che la manifestazione che si è tenuta a Saraçhane, a Istanbul, sotto il nome di “Grande raduno della famiglia” e le altre manifestazioni svolte successivamente in diverse città sono state organizzate dal governo e dai suoi alleati. Per preparare il terreno agli emendamenti costituzionali, le persone LGBTI+ vengono trasformate in nemici e l’odio anti-LGBTI+ legittimato sotto il nome di protezione della famiglia. Con i nostri trucchi glitterati arcobaleno rivolgiamo un “Ciao amore mio” a questo nodo d’odio che dichiara guerra perfino ai colori. Non vi libererete di noi!

Sappiamo che le pratiche di sfruttamento, occupazione ed espulsione a cui lo Stato assassino d’Israele sottopone il popolo palestinese da 75 anni sono uguali alle pratiche della Repubblica turca nei confronti del popolo curdo. È ipocrita per coloro che condannano l’oppressione dei palestinesi ignorare i curdi e l* trans che vengono massacrat* proprio accanto a loro. Chiederemo conto delle persone uccise in Palestina e in Kurdistan, una ad una. L’occupazione imposta ai nostri corpi e l’oppressione subita dai popoli sfruttati si nutrono della stessa radice. Potete assegnare un commissario ai nostri corpi ma mai alla nostra anima! [2] Libertà per i nostri corpi, per la Palestina, per il Rojava e per tutt* l* resistenti che difendono il diritto alla vita!

Resistiamo in strada traendo forza dalla resistenza delle frocie in Bayram Sokak, Ülker Sokak, Pürtelaş, Bornova Sokak, Esat/Eryaman [3]. In barba alle politiche speculative che cercate di estendere fino alle strade dove andiamo a rimorchiare, noi dalle nostre città non ce ne andremo. Oggi qui in strada chiediamo conto di ogni casa che è stata sigillata [4]. Naturalmente sappiamo anche che mentre le puttane bruciavano, la gente del quartiere gettava legna sul fuoco. Non potete ignorarci, non potete criminalizzarci, dovete creare condizioni di lavoro sicure per noi.

L’anno scorso, il 18 giugno, dopo la nostra manifestazione per la 9° Giornata dell’Uguaglianza Trans, otto nostr* amic* trans sono statə torturat* sulla strada di casa dalle forze di sicurezza agli ordini del torturatore e molestatore Hanifi Zengin, Hortum Süleyman dei giorni nostri [5]. Da qui gridiamo ancora una volta: Mica siamo venut* al mondo col vostro odio, perchè mai dovremmo scomparire con la vostra violenza? [6] Non abbiamo paura di voi! Siamo qui a guardarvi in faccia! O forse siamo un po’ spaventat* eh, ma siamo ancora qui!


[1] Riferimento ai kayyum, commissari nominati da Ankara per sostituire gli amministratori eletti e rimossi con l’accusa di terrorismo, in particolare nelle città del Kurdistan governate dal partito HDP.

[2] Citazione ironica della frase, passata nel linguaggio comune da un film Yeşilçam, “Potrai essere padrone del mio corpo, ma mai della mia anima!” (“Bedenime sahip olabilirsin ama ruhuma asla!”)

[3] Riferimento a strade di Istanbul, Izmir e Ankara abitate e frequentate da persone LGBTI+, in particolare donne trans, e teatro di episodi di oppressione e resistenza.

[4] Riferimento ai recenti sgomberi delle case di appuntamento e residenza delle donne trans.

[5] Hanifi Zengin, capo della polizia di Istanbul fino al 2023, è noto per la violenza contro manifestanti femministe e LGBTI+. “Hortum Süleyman” è il soprannome di Süleyman Ulusoy, capo delle forze dell’ordine negli anni 2000, famigerato per la ferocia con cui prendeva di mira le trans di Beyoğlu, che colpiva utilizzando una pompa (hortum).

[6] Citazione ironica della frase “Mica son nato/a con le tue preghiere, perché mai dovrei scomparire con le tue maledizioni?” (“Duanla var olmadım ki bedduanla yok olayım”).

Traduzione di F.P. e L.M.

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