GLI ANNI DI POPELINE
piego e ritorco per tutto il giorno un pezzo di latta.
il fiume secco, la vecchiaia pesante
palpitano talvolta
le gru damigelle, talvolta
una pioggia allegra, eppure
si disfa filo su filo il cotone che ho dentro
strada densa e a pezzi e bocconi.
Cosa cerco io in questo passaggio
in queste frasi che tacciono?
La carne del legno si svuota da dentro, la sento.
Piego e ritorco per tutto il giorno un pezzo di latta.
Avvolgimi di popelin e flanella!
Piana secca… bussola cieca…
POPLIN YILLAR
bir teneke parçasını eğip büküyorum gün boyu.
kuru nehir, kadim ağrı
seyiriyor arada
telli turnalar, arada
neşeli yağmur, ama
tel tel çözülüyor içimdeki pamuk
koyu rota ve salkımsaçak.
ben bu geçitte,
susan bu cümlelerde ne arıyorum?
ahşabın eti boşalıyor içinden, duyuyorum.
bir teneke parçasını eğip büküyorum gün boyu.
poplinlere sar beni, pazenlere!
kuru ova.. kör pusula…
VORTICE ROTTO
Sono in un vuoto infertile, grigio e arido
ho appeso i tappeti contro vento
io qui
sto nel sonno pomeridiano sopra i nettari
il mondo in basso, i rami lontani
sono offesa ma solo quanto questo versante
ma colorata, nel vento, i tappeti
e la fine della trebbia, foglia stanca, lucertola fuggiasca.
Io sono il lago su cui si chiude la sera
Una volta ho ricordato l’amore, non lo farò più.
Nella vigna sono un grappolo rado
Su cui sopra è passato l’autunno
e solitario.
Sei come un lago,
Sei come un lago?
Sei come un lago, eh!
Sei in sogno, ehi, sei un sogno.
In una poesia d’acqua
Parli con il frastuono
Le contrade giù in basso,
Tacciono adesso. Eh!ppure
KIRIK ANAFOR
Kıraç, boz ve kurak bir boşluktayım
kilimleri rüzgâra karşı astım
ben burada
sapların üstünde öğle uykusundayım
dünya aşağıda dağlar uzakta
ben küskünüm ama şu yamaç kadar
ama rengarenk, rüzgârda kilimler
ve harman sonu, yorgun yaprak, kaçkın keler.
Üzerine akşamın kapandığı gölüm ben
Bir kez hatıra ettim aşkı, bir daha etmem.
Seyrek salkımım bağda
Güz geçmiş üstünden
ve tenha.
Göl gibi misin,
Göl gibi misin?
Göl gibisin hea! Rüyadasın, hey, rüyasın.
Bir su şiirinde
Gürültüyle konuşuyorsun
Aşağı iller,
Susmuş şimdi. Oyy! sa
PINGUINO 2
In quel tempo enorme e grandioso ho dimenticato
Le mie ali è da tanto che tremano
In questa solitudine bianca mi cadono sul petto
Perciò il mio collo è chino.
Mi è rimasto un ricordo di uccello, nascosto
Per questo le rocce dei miei occhi
sono i ghiacciai vaganti che ho dentro
Non stuzzicare il melograno che ho dentro
Ho indosso una camicia bianca.
PENGUEN 2
o büyük ve muazzam zamanda unuttum
Kanatlarım çok oldu üşüyor benim
Bu beyaz ıssızlıkta göğsüme düşüyor
Bu yüzden eğik boynum.
Bir kuşun anısı kalmış bende, saklı
Bundan gözlerimdeki kayalık,
İçimdeki serseri buzullar
Dürtme içimdeki narı
Üstümde beyaz gömlek var.
CERIMONIA DELLA VASTITÀ
In un luogo del mondo, qui,
un lago resta fermo così.
Un mattino blu lillà
In un luogo del mondo
Si secca pian piano.
Una donna, un po’ più piccola di me,
tiepidamente mi racconta
il mondo, lo stupore del mattino
(In una poesia d’acqua un tempo io ero stata
le contrade che mormorando scorrono giù)
Una donna, un po’ più piccola di me,
Diciamo che il suo nome è acqua che sgorga,
Piove sulla coperta di silenzio che ho addosso.
Qui, in un posto del mondo,
un lago resta fermo così,
Dietro ci sono montagne, quelle
colpiscono il mio blu lillà chiedendo
montagne e ancora montagne.
Uno sciamano, qui, uno sciamano sul tamburo
Batte sino al mattino con la tristezza del faggio.
FERAH AYINI
Dünyanın bir yerinde, burada,
bir göl öylece duruyor.
Mavi eflatun bir sabah
Dünyanın bir yerinde
kendini yavaş yavaş kuruyor.
Bir kadın, benden biraz küçük,
ılık ılık, bana dünyayı,
sabahın hayretini anlatıyor:
(Bir su şiirinde ben, gürül gürül akan
aşağı illermişim eskiden)
Bir kadın, benden biraz küçük,
Sıçrayan Su olsun mesela adı,
üstümdeki sessiz örtüye yağıyor.
Burada, dünyanın bir yerinde,
bir göl, öylece duruyor,
Arkada dağlar var, onlar;
daha da dağ daha da dağ
daha da dağ diye
benim eflatunuma vuruyor.
Bir şaman, burada, bir şaman davuluna
Sabah olana dek kayının kederiyle vuruyor.
[trad. Giulia Ansaldo]
Laureata nel 1986 alla facoltà di sociologia dell’Università di Istanbul, Birhan Keskin ha pubblicato la sua prima poesia nel 1984. Tra il 1995 e il 1998 ha lavorato alla pubblicazione della rivista letteraria Göçebe (Nomade), lavorando poi come editor presso numerose case editrici. Ha pubblicato cinque raccolte di poesie tra il 1991 e il 2002, raccolte in un unico volume dalla prestigiosa casa editrice Metis nel 2005. La raccolta del 2006 qui presentata, Ba, ha vinto nello stesso anno il premio di poesia Altın Portakal (Arancio d’Oro). La raccolta successiva, Soğuk Kazı (Freddo scavo) del 2010, è stata insignita l’anno dopo del premio nazionale di poesia intitolato a Metin Altıok. La sua ultima raccolta è stata pubblicata nel 2016 con il titolo Fakir Kene (Zecca Povera). La scrittrice Sema Kaygusuz l’ha resa la prima poetessa della letteratura turca a essere protagonista di un libro di racconti, Karaduygun (La tua melanconia) pubblicato nel 2012 dalla casa editrice Metis.