Turchia, cultura e società

Roni Margulies

Roni Margulies – quattro poesie

in Versi

Una mano

Lungo disteso sulla sua poltrona
Sonnecchia il giorno intero
E certe sere, poi, viene da me, il mio cane
Quando lavoro chino sul computer
Mi posa la testa sul ginocchio, mi guarda.

Qualche carezza, poi torna a dormire.
Sì, vuol essere amato
E vuole sapere di essere amato:
Arriva, si lascia rassicurare.
Si addormenta, ormai felice.

Come rinunciare a un’emozione tale:
quando ci sentiamo soli
quando ogni cosa ad un tratto pesa di più
sapere che una mano ci toccherà la guancia.
e quanto crede facile il cane mio tutto questo!

Bir el

Gün boyu koltuğunda
sere serpe yattıktan sonra
akşamları gelir köpeğim bazen
bilgisayarın başındayken ben,
başını dizime kor, bana bakar.

Okşarım biraz, gider yine yatar.
sevilmek istemiştir besbelli
bilmek istemiştir sevildiğini:
Gelir, aradığı güvenceyi alır.
mutludur artık, uyuyakalır.

Nasıl da vazgeçilmez bir duygu:
kendimizi yalnız hissettiğimizde
bir an her şey biraz ağır geldiğinde
bilmek yanağımıza dokunacak bir el olduğunu.
ve ne kadar kolay sanıyor köpeğim bunu!

 

Mentre mi radevo

Mi toccava il volto Elsa.
Quando seduto cercavo di leggere un libro.
Quando sul metrò scrutavo chi mi stava di fronte.
Quando riemerso dal mare era gelido il vento.
Elsa mi toccava il viso.
Ero a disagio, io.

Davanti allo specchio, mi radevo ieri
E d’un tratto mi sono ricordato.
Ho come sentito le sue dita sul mio volto,
Sulle guance, sulle labbra.

E poi ho pensato,
Son passati tre anni;
Quel volto era altro volto,
E questo un altro ancora.

Tıraş olurken

Yüzüme dokunurdu Elsa.
Oturmuş ben kitap okumaya çalışırken.
Metroda seyrederken karşımda oturanları.
Denizden çıkmış rüzgârda üşürken.
Elsa yüzüme dokunurdu.
Rahatsız olurdum ben.

Tıraş olurken dün aynanın karşısında
aklıma geldi birden.
Duyar gibi oldum parmaklarını yüzümde,
yanaklarımda, dudaklarımda.

Düşündüm de sonra,
üç yıl olmuş;
o yüz başka yüzdü,
bu yüz başka.

 

La foglia

Del romanzo che leggeva da tre giorni
L’ultima pagina la lesse con una lentezza singolare,
E la finì con un sorriso. Si alzò,
ripose con cura il libro sulla mensola.

Seduto, la sigaretta accesa piano
– da tempo cercava di ridurle –
Bevve un sorso, con uno sbadiglio si stirò,
era proprio stanco.

Ripensò un poco al romanzo letto.
Rivide i dieci anni appena finiti,
Le cose da farsi negli anni Novanta,
e soppesò quelle per cui era già tardi.

“È aperta ogni porta, posso fare di tutto
Una sera, però, tra dieci anni, sarà sempre questa stanza,
questa la domanda, e la risposta questa…”

Si arrampicò senza fretta sul davanzale e poi
Come una foglia si abbandonò nel vuoto.

Yaprak

Üç gündür okuduğu romanın
son sayfasını özellikle yavaş okudu,
gülümseyerek bitirdi. Yerinden kalktı,
kitabı özenle raftaki yerine koydu.

Oturdu, ağır ağır bir sigara yaktı
– çoktandır azaltmaya çalışıyordu –
içkisinden bir yudum aldı, gerindi,
esnedi, adamakıllı yorgundu.

Okuduğu romanı düşündü biraz.
Yeni biten onyılı gözden geçirdi,
doksanlı yıllarda neler yapabileceğini,
artık neler için çok geç olduğunu tarttı.

“Her şeyi yapabilirim, tüm kapılar açık hala.
Fakat bir akşam, on yıl sonra, yine bu odada,
yine bu soru, yine bu cevap… “

Telaşsızca tırmanıp pencere kenarına sonra
kendini bir yaprak gibi boşluğa bıraktı.

 

Parcheggio

Che cosa vorrà dire sgombrare un paese intero?
Sembra impossibile, non riesco neanche a immaginarlo.
E io, ragazzo d’Istanbul, città coi viali larghi larghi
e con palazzi a dieci piani, non so capirlo.
Com’è che di colpo restano vuote quaranta case calde
com’è questo sentir di colpo ormai le voci umane
Che cosa vorrà dire sgombrare un paese intero?

Quando a un paese si dà fuoco, che cosa resta indietro?
Se poi sopra le strade non c’è un manto d’asfalto
e se le case non sono fatte di ferro e di cemento
forse che ritorna indietro alla natura un paese dato al fuoco?
Quando tutti si ammucchiano e si deportano lontano
forse che a restare indietro sono soltanto gli alberi e la terra?

E se uno di quelli deportati tornasse indietro dopo anni,
che cosa mai vedrebbe là dov’è nato ed è cresciuto?
Potrebbe, fermo in riva a un fiume, dire:
Eh, Dilan l’avevo baciata lì una volta»
«Le notti venivamo qui a rubare angurie»
Oppure anche il ricordo si cancella insieme col paese?

Che cosa vorrà dire sgombrare un paese intero?
E se anche non riesco per niente a immaginarlo,
credo però di aver scoperto qualcosa in vita mia:
certo non è pensabile il confronto,
ma uno dei parchi dove da piccolo giocavo col pallone,
qualche anno fa è diventato un bel parcheggio a tanti piani.

E, come allora, sempre, ogni volta che ci passo,
non vedo più quel mucchio enorme di cemento,
rivedo invece, verde e piccolo, quel parco.

 

Otopark

Bir köyün boşaltılması nasıl bir şeydir?
Mümkün degil, canlandıramıyorum aklımda.
Ben, Istanbullu, kocaman caddelerin,
on katlı apartmanların çocuğu, anlayamıyorum,
nasıl bir şeydir kırk hanenin birden boş kalması, birden duyulma
artık insan seslerinin?
Bir köyün boşaltılması nasıl  bir şeydir?

Bir köy yakıldığında ne kalır geriye?
Yollar asfalt değilse zaten,
Beton ve metal değilse binalar,
geri mi döner yakılan bir köy doğaya?
Toplanip herkes götürüldügünde
toprakla ağaçlar mı kalır salt geriye?

Götürülenlerden biri geri dönse yıllar sonra,
neler görür doğup büyüdügü yerde?
“Şuraya Dilan’ı öpmüştüm bir keresinde”
“Karpuz çalardık geceleri gelip şuradan”
-diyebilir, mi bir ırmağın kenarında durup?
Anılar da silinir mi yoksa köyle birlikte?

Bir köyün boşaltılması nasıl bir şeydir?
Canlandıramıyorsam da aklımda hiç.
bir ipucu buldum sanıyorum kendi hayatımda:
Kıyaslanacak gibi değil besbelli ama,
küçükken top oynadığım parklardan biri
kat otoparkı oldu birkaç yıl önce.

O gün bugündür önünde her geçtiğimde
kocaman bir beton yığını değil de,
yeşil, küçük bir park görüyorum ben yine.

[trad. Fabrizia Vazzana]

Immagine di copertina: Valentina Pasquinelli


Roni Margulies poeta ritratto

Roni Margulies è nato a Istanbul nel 1955 da genitori ebrei (padre ashkenazita e madre sefardita). Dopo aver conseguito il diploma presso il Robert College, nel 1972 si trasferisce in Inghilterra per intraprendere gli studi universitari e da allora vive tra Londra e Istanbul, tanto da dare a uno dei suoi libri il titolo TK1980, cioè il numero del volo che tuttora collega le due città. Margulies è un poeta, scrittore, giornalista, traduttore e attivista, membro sia del Partito socialista rivoluzionario dei lavoratori turco (DSIP, Devrimci Sosyalist İşçi Partisi), che del Socialist Workers Party nel Regno Unito. A partire dal 1991 Margulies ha pubblicato sette raccolte di poesie, tutte caratterizzate da una scrittura tanto asciutta quanto pregna di significato: racconti di vita quotidiana, quasi sempre passata, perduta e poi rivissuta in dettagliati ricordi simili a scene cinematografiche, o a fotografie ritrovate per caso. Dai suoi componimenti, spesso simili a una prosa adattata in versi, emergono non di rado riferimenti alle minoranze di Turchia e alla loro condizione passata e presente, come ad esempio in “Otopark” (Uzaklıklar, 1995). La poesia “Yaprak” fa parte della sua prima raccolta, intitolata Her rind bilir e pubblicata nel 1991 da Remzi Kitabevi. “Bir el” e “Tıraş olurken” sono presenti in Telgrafçiçeği (“Erba Miseria”) il volume che raccoglie tutte le poesie dell’autore pubblicate dal 1985 al 2010. Nel 2002 Roni Margulies ha ricevuto il premio letterario Yunus Nadi per il suo libro intitolato Saat Fark (“Fuso Orario”).

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