Turchia, cultura e società

Da Istanbul a Francoforte, libri in fiera

in Eventi/Scritture

Se una delle prerogative della letteratura è quella di essere uno specchio della società, la Fiera del libro di Francoforte, dall’11 al 15 ottobre, che rappresenta il principale evento dell’editoria mondiale, rispecchia bene la situazione della Turchia attuale: quella di un paese spaccato.

Gli stretti rapporti che legano i due paesi, Turchia e Germania, si confermano anche nelle manifestazioni dell’editoria. Basti ricordare che nel 2008, a soli due anni dalla consegna del premio Nobel a Orhan Pamuk, la Turchia era ospite d’onore alla Fiera di Francoforte e appena l’anno scorso lo stesso posto è stato riservato alla Germania al suo corrispettivo di Istanbul. Quest’anno, nonostante il posto d’onore sia riservato alla Francia, la Turchia è molto e ben presente a Francoforte, anche nelle sue spaccature. Infatti accanto a 12 stand istituzionali che accolgono istituti pubblici come l’Istituto di cultura Yunus Emre, il Programma di sovvenzioni alle traduzioni Teda, la Fondazione della Lingua Turca (TDK), il ministero della Cultura e del Turismo con concerti di musica tradizionale in presenza del vice ministro della Cultura Ömer Arısoy ed eventi sulla cucina turca tradizionale, largo spazio è riservato anche alla Turchia “che resiste”.

Oltre all’esposizione di numerose traduzioni di opere di scrittori turchi che negli ultimi anni sono stati arrestati, esiliati, censurati, sono previsti molti incontri sulla libertà di espressione in Turchia e sulla diffusione della letteratura turca in Europa. Un incontro intitolato “Scrittura in esilio” ospiterà gli scrittori Burhan Sönmez, Aslı Erdoğan e Can Dündar in una conversazione moderata dal direttore della fiera, Jüregen Boss. E non sarà il solo, altri incontri esplicitamente intitolati “L’altra Turchia”, “Turchia in crisi”, “Voci critiche della Turchia” affronteranno il tema della libertà di espressione nel paese. È prevista inoltre la partecipazione di Ilkay Yücel, sorella del giornalista turco tedesco Deniz Yücel in carcere da mesi in Turchia. L’editore della casa editrice Belge, Ragıp Zarakolu, noto per le sue posizioni in difesa dei diritti umani e più volte arrestato, parteciperà a sua volta a un incontro sulla censura nell’editoria presentando una mostra dedicata ai 90 anni di censura nel paese. Inoltre il premio per il giornalismo coraggioso intitolato a Raif Badawi sarà assegnato nel corso di una cerimonia al giornalista di Cumhuriyet in carcere, Ahmet Şık.

A fare da mediazione in un simile contesto, almeno da un punto di vista di rappresentanza, sono forse le agenzie letterarie che svolgono un ruolo di promozione della letteratura turca a Francoforte come in Italia. Tra l’aumentata attenzione nei confronti della Turchia e l’effettiva disponibilità di  opere di autori turchi in Europa, c’è il lavoro delle agenzie letterarie che con eventi internazionali e partecipazioni ai saloni del libro all’estero stanno dando grande impulso alla traduzione di opere classsiche e contemporanee della letteratura turca.

Kaleydoskop ha intervistato le fondatrici delle due principali agenzie letterarie, Nermin Mollaoğlu, di Kalem Ajans che ha festeggiato lo scorso anno i dieci anni di attività a Istanbul, e vincitrice dell’International Excellence Awards 2017 alla Fiera del libro di Londra, e Amy Spangler di AnatoliaLit, agenzia fondata nel 2005 sull’altra riva del Bosforo… Entrambe formate da equipe di sole donne, per scelta in AnatoliaLit: «Mi sembra normale circondarsi di persone simili. Preferisco lavorare con persone che abbiano una coscienza politica definita e il femminismo ha una parte importante in questo»; per «fortunata coincidenza» a Kalem, sono loro che diffondono la letteratura turca nel mondo.

«Tutto è politica» risponde Mollaoğlu alla domanda sulle ragioni dell’aumentato interesse in Europa per la letteratura turca. «La letteratura è politica. Perché politica è la vita, ma io non credo che la politica sia la ragione di tutto. Negli ultimi due anni gli editori stranieri si interessano quasi esclusivamente a scrittori politici o che sono vittime della politica, scrittori che possano avere un’eco sui social media. Questo non mi piace». Spangler ha fondato l’agenzia AnatoliaLit dopo una lunga esperienza da traduttrice e poi da direttrice editoriale per le edizioni Çitlembik cominciando a lavorare con case editrici di piccole dimensioni principalmente di sinistra o orientate verso tematiche lgbti, queer, femministe e anarchiche, si è poi ingrandita fino a rappresentare alcune delle maggiori case editrici e scrittori di fama. Racconta a Kaleydoskop: «La richiesta da parte dell’Europa è cominciata ad aumentare dopo il premio Nobel a Pamuk. Ma l’Europa ha ancora uno sguardo orientalista nei confronti della Turchia e ricerca libri che contengano uno punto di vista socio antropologico della società o autori la cui identità politica possa emergere con chiarezza. Non è esattamente il mio genere. Ciò che mi infastidisce è che nel trattare uno scrittore “che si cerca di zittire” l’aspetto politico abbia la precedenza su quello letterario, e credo che da un punto di vista etico questo faccia un gran danno alla letteratura. Sono addirittura arrivata a credere che una personalità che si definisce scrittore debba stare lontana dalla politica!» In un mercato però difficile, concorrenziale e selettivo, resta importante saper riconoscere i criteri di mercato in base al quale scegliere gli autori rappresentati. «Innanzitutto un libro deve comunicarmi qualcosa. Deve essere un libro che ho voglia di leggere io stessa o che ho amato. In secondo luogo, obbligatoriamente, la possibilità di mercato. Abbiamo una serie di libri che definiamo classici moderni e sono sempre fiduciosa nella loro possibilità di vendita a lungo termine. Convincere un editore straniero a pubblicare un libro di Leyla Erbil non è facile, è solo leggendolo che se ne riconosce la grandezza. Eppure questo resta un lavoro “di petto”, scelgo scrittori che mi piacciono e credo nella loro possibilità commerciale», racconta Spangler.

Per Mollaoğlu, il potenziale di vendite in Turchia non è un criterio di scelta, anche perché spesso non corrisponde con i successi all’estero. «Possono essere scrittori famosi di letteratura noir», un esempio tra tutti Ahmet Ümit, «o letteratura di genere. Ultimamente però il mio piacere più grande in questo lavoro è far conoscere scrittori di racconti non conosciuti da nessuno e che non sono ancora stati scoperti.»

Se guardiamo il mercato italiano è facile ritrovare in parte il riflesso di queste tendenze. Eppure l’Italia sembra più restia rispetto ad altri paesi europei. È vero che negli ultimi anni si assiste a una maggior disponibilità di titoli turchi anche in Italia, e questo dipende da molti fattori; la vincita del premio Nobel da parte di Orhan Pamuk del 2006, la nomina di Istanbul a capitale europea della cultura nel 2010 e il consequente stanziamento di importanti fondi per l’editoria, la formazione e maggiore disponibilità di traduttori, e senz’altro la movimentata attualità politica del paese. Eppure «Ci sono editori italiani con i quali mi confronto da anni,» dice Spangler, «ma non riescono a decidersi. Forse è anche un problema di mancanza di traduttori o lettori di fiducia. Speriamo che grazie a voi questo problema possa essere superato.» E anche Mollaoğlu commenta il mercato italiano dicendo che è stato uno dei più tardivi e che ha richiesto moltissimi sforzi e numerosi incontri con gli editori e «dopo tutti i saloni a cui ho partecipato in Italia, è ora che qualcosa cominci a muoversi…».
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Per chi è a Francoforte ecco alcuni incontri che segnaliamo:

* 12.10 / h 09.30 – 10.15 Weltempfang Satellite con Juergen Boos (Frankfurter Buchmesse), Can Dündar, Burhan Sönmez

* 13.10 / h9.30-10.30 Publishing in Turkey today con Doris Akrap (TAZ, Germany, Moderator); Christoph Links (Christoph Links Verlag, Germany, Publisher), Müge Sökmen (Metis, Turkey, Publisher)

* 15.10 /  h15-16 Critical Voices from Turkey con Doris Akrap, Irfan Aktan, Imran Ayata, Aslı Erdoğan, Levent Pişkin, Yonca Şık

In copertina: Burhan Sönmez, Can Dündar, Aslı Erdoğan con Jürgen Boos, direttore della Fiera di Francoforte

 

 

 

 

 

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