Lo scrittore turco di origine curda Burhan Sönmez è stato eletto venerdì 24 Settembre alla presidenza dell’associazione internazionale PEN, che dal 1921 riunisce scrittori da tutto il mondo nella difesa delle libertà intellettuali. È la prima volta che un autore turco, che ora vive nel Regno Unito, arriva a presiedere l’organizzazione, succedendo a nomi del calibro di Arthur Miller, Edward Morgan Forster, Ignazio Silone, Alberto Moravia, Mario Vargas Llosa, e ultima in ordine di tempo Jennifer Clement, che era in carica dal 2015.
Sönmez è nato a Haymana, vicino ad Ankara, nel 1965 e si è formato come avvocato. A causa della sua attività in difesa dei diritti umani è stato costretto all’espatrio in Gran Bretagna, dove ha scoperto una vocazione letteraria che negli anni si è concretizzata in cinque romanzi tradotti in più di trenta lingue: Kuzey (tr. it. Nord, nottetempo, 2021), Masumlar (tr. it. Gli innocenti, Del Vecchio, 2008, di prossima ripubblicazione per nottetempo), İstanbul, İstanbul (tr. it. Istanbul, Istanbul, nottetempo, 2016), Labirent (tr. it. Labirinto, 2019) e Taş ve Gölge (tr. it. Pietra e ombra, pubblicazione prevista nel 2022).
Ecco, per gentile concessione dell’autore e dell’agenzia letteraria Kalem, alcune parti del suo primo discorso da presidente:
“A nome [degli scrittori operanti in] paesi attualmente in crisi come Afghanistan, Myanmar e Bielorussia, sono grato a tutti i centri PEN per il loro sforzo di solidarietà. Costituiamo una grande forza, con autori in più di centocinquanta paesi. Voglio ringraziare gli altri colleghi candidati, Gioconda Belli e Ben Okri, per la loro energia e per l’intelligenza profusa nell’attività del PEN. Continueremo a lavorare insieme: credo che uniti siamo più forti. Ringrazio tutti i colleghi del PEN per avermi affidato il futuro dell’associazione, un onore e una responsibilità che riconosco e che terrò nella mente e nel cuore ricoprendo il ruolo di presidente della nostra nobile organizzazione. Come nuovo presidente del PEN International mi sento orgoglioso di far parte della linea di grandi nomi della letteratura e delle libertà, come Catharine Amy Dawson Scott, Jennifer Clement, Per Wästberg, John Ralston Saul, H. G. Wells, Arthur Miller e Heinrich Böll.
Mentre il mondo intero affronta l’epidemia da COVID-19, un’altra epidemia chiamata autoritarismo si sta diffondendo. La libertà di espressione e di credo sono sotto grave attacco. Oggi più che mai c’è bisogno del PEN International. Cento anni fa, nel suo discorso alla prima riunione del PEN, il nostro primo presidente John Galsworthy disse: «Noi scrittori siamo in qualche modo i custodi della natura umana. Se abbiamo un orizzonte limitato e siamo pieni di pregiudizi danneggiamo il genere umano».
Oggi, cent’anni più tardi, io ribadisco questo impegno fondante. Il PEN International è difensore della libertà di espressione e un rifugio per scrittor* in pericolo. È un luogo ospitale per tutti gli scrittori senza eccezioni, giovani autori, scrittrici, autori che provengono da minoranze e comunità oppresse. Lavoriamo per l’unità delle lettere attraverso il dialogo e la traduzione. Ci discostiamo dalla politica e dai regimi, con la missione di difendere la libertà di espressione, i diritti linguistici e l’uguaglianza. Oggi ribadiamo che il nostro dovere è colmare le disparità tra paesi in conflitto attraverso il dialogo, la giustizia e lo scambio, e consideriamo la letteratura come una moneta comune tra le nazioni. Crediamo che in qualunque circostanza, e soprattutto in tempi di guerra, le opere d’arte e più in generale il patrimonio dell’umanità non debba essere intaccato da passioni politiche o nazionali. Difendiamo la stampa libera, e contrastiamo la censura arbitraria in ogni sua forma. Crediamo che il necessario avanzamento del mondo verso un ordine politico ed economico sempre più organizzato renda un imperativo la libera critica di governi, amministrazioni e istituzioni. Così come la natura oggi viene distrutta, anche la natura della libertà umana è sotto attacco. Noi agiamo per il benessere dei nostri colleghi a rischio. Le autorità devono sapere che noi vigiliamo e non lasceremo mai soli gli scrittori ovunque siano imprigionati. Non indietreggeremo sotto l’oppressione della sorveglianza, delle fake news o dei discorsi di odio.”