Turchia, cultura e società

È nata una stella turca: Sezen Aksu

in Suoni

È nata una stella è una storia raccontata più volte. Dopo l’originale del 1937, che narrava la burrascosa storia d’amore tra un attore affermato e sua moglie e le ripercussioni della fama di lei sul loro matrimonio, Hollywood è ritornato su questa storia nel 1954 con Judy Garland e nel 1976 con Barbra Streisand. La storia è talmente irresistibile tanto per i produttori quanto per il pubblico che a inizio ottobre (2018 NdT) è uscita nei cinema di tutto il mondo una nuova versione, questa volta con Lady Gaga nel ruolo da protagonista. Il quarto È nata una stella ha conquistato l’attenzione mondiale grazie a recensioni entusiastiche del film e della sua colonna sonora. Tuttavia un altro remake, prodotto lontano da Hollywood, rimane sconosciuto al pubblico internazionale.

Due anni dopo il successo della versione del 1976la storia d’amore venne adattata in Turchia dal regista di spicco Atıf Yılmaz. Minik Serçe (Passerotto) deve il proprio nome all’attrice protagonista, l’ormai famosa cantante Sezen Aksu, soprannominata “passerotto” per via del suo fisico minuto simile a quello di Edith Piaf, voce femminile delle chanson francesi. Conosciuta in quanto cantautrice, Aksu era una cantante agli esordi quando Minik Serçe venne girato nel 1978. Tuttavia, dopo questo film guadagnò fama nazionale negli anni ’80 con canzoni dai ritmi pop occidentali accompagnati da testi drammatici, una costante della musica arabesque. Questo stile, ispirato ai cantanti egiziani, si diffuse in Turchia negli anni ’80 e ’90 dopo essere stato proibito negli anni ‘70 dallo stato kemalista di orientamento devotamente europeo, per non essere abbastanza “occidentale” e “moderno”.

Sezen Aksu diventò la regina del pop turco negli anni ’90 dopo che i suoi allievi, tra cui cantanti di punta come Tarkan e Sertab Erener, raggiunsero fama nazionale e mondiale. Così, mentre la versione turca di È nata una stella immortalava i primi anni di carriera di questa importante icona, raccontava anche la scena culturale turca di fine anni ’70. Il famoso regista Atıf Yılmaz mise in discussione le norme sociali che dettavano il ruolo della donna all’interno della famiglia e sfidò la censura dello stato turco nel campo dell’arte. Il film rivelò più di chi la adattava che del soggetto stesso e Minik Serçe fu molto più di un omaggio alla riuscitissima carriera di Sezen Aksu. Predisse la sua vita, dato che Aksu ha pagato a caro prezzo la notorietà pur mantenendo la sua carriera di successo.

Adattando la versione del 1976 Atıf Yılmaz si inserì nella lunga e consolidata tradizione turca del remake cinematografico. Nel periodo classico dello Yeşilçam tra il 1950 e la metà degli anni ’70, l’industria cinematografica era dominata da un ristretto numero di registi con sede nei dintorni della via Yeşilçam a Istanbul. Questa industria regolava la cultura popolare del tempo con un prolifico record di produzioni e il pubblico riempiva regolarmente i cinema. All’epoca, per venire incontro alla grande domanda, molti film hollywoodiani vennero riadattati grazie a una legge sul diritto di autore molto permissiva in Turchia. I registi prendevano liberamente storie da Hollywood, riadattandole senza pagare i diritti. Anche i titoli di successo venivano riadattati e alcuni di questi remake sono diventati classici esempi dello Yeşilçam. Nel 1969 Tutti insieme appassionatamente diventò Sen Bir Meleksin (Tu sei un angelo) e nel 1973 Star Trek fu inserito nella saga di Ömer il turista del comico Sadri Alışık.

Tuttavia, quando la TV iniziò a guadagnare importanza a metà anni ’70, la domanda di film Yeşilçam diminuì e i produttori si risolsero ad adattare racconti epici e titoli pornografici per mantenere il pubblico. Specialmente nel secondo caso, venivano prese intere scene di film stranieri e inserite nei corrispondenti adattamenti turchi, ma questa pratica non arrestò il calo di pubblico. Il colpo di stato del 1980, che aumentò il controllo statale sull’industria culturale, diede il colpo di grazia al cinema Yeşilçam già in declino, ma la tradizione dell’adattamento continuò con titoli come Aşk Hikayemiz (La nostra storia d’amore) che divenne un vero e proprio Love Story turco.

Alla fine degli anni ’90 i nuovi canali televisivi privati spianarono la strada all’età d’oro della televisione e nei primi 2000 gli adattamenti cinematografici fecero il loro ritorno. Serie come La tata, Revenge Dawson’s Creek furono adattate per la TV turca. Queste versioni, proprio come accadeva in passato con lo Yeşilçam, subivano degli appiattimenti di trama e di caratterizzazione dei personaggi: quelli queer erano scartati e le relazioni extra coniugali venivano omesse. Quando la versione turca di Shameless andò in onda, Emmy Rossum, protagonista nella versione statunitense, si unì a quanti notarono (e criticarono) la differenza.

In questo contesto, Minik Serçe è al tempo stesso comune ed eccezionale. Il racconto è più o meno lo stesso dell’originale del 1937: una affermata stella del cinema o della musica si innamora di un’aspirante attrice o cantante ma la loro storia d’amore va in frantumi quando l’ascesa della nuova artista finisce per oscurare la carriera e l’ego del marito. Nonostante i cuori infranti, È nata una stella finisce con la nuova star che porta avanti l’eredità artistica del marito defunto. Dunque, il film racconta il prezzo che una donna è costretta a pagare per il successo. Quanto più ha successo, tanto più il marito ne ostacola la carriera. Quanto più brilla, tanto più burrascoso diventa il loro matrimonio. In un certo senso è una storia che si ripete nel mondo ogni giorno in forme diverse. Tuttavia, la versione turca risalta per la sua testimonianza culturale della Turchia di fine anni ’70, dal momento che approfondisce i ruoli di genere e le particolarità dell’industria culturale locale, che costituiscono uno sfondo diverso per i protagonisti Hülya e Orhan rispetto alla scena musicale americana del film originale.

L’impianto narrativo dei due film è molto simile. Infatti, alcune scene di Minik Serçe sono repliche esatte fin nei minimi particolari: proprio come John Norman in È nata una stella (1976), anche Orhan è intento a suonare la chitarra quando viene interrotto da una telefonata da parte di qualcuno che lo scambia per il segretario di sua moglie. O, ad esempio, dopo l’incidente automobilistico di Orhan Hülya piange sul suo corpo senza vita, gli pulisce il volto con la mano e chiede una coperta, esattamente come fa Esther quando le viene mostrato il corpo di John Norman sul luogo dell’incidente. Le somiglianze tra i due film erano talmente evidenti che addirittura il regista Atıf Yılmaz ammiccò allo spettatore più attento con una sorpresa: quando Hülya diventa per la prima volta il centro dell’attenzione mediatica, un giornalista dice al suo manager: “Congratulazioni, è nata una nuova stella”. Quando il film uscì, ai critici cinematografici in Turchia non sfuggì il riferimento.

Le differenze, invece, risiedono nella testimonianza culturale proposta da Atıf Yılmaz. Le relazioni tra i due protagonisti sono impostate in modo da riflettere le differenze tra i rapporti di genere e il ruolo della donna all’interno della famiglia negli Stati Uniti e in Turchia. Nella versione americana Esther conosce John Norman la star, non hanno contatti personali pregressi. Perciò, quando John Norman viene invitato a casa di Esther, è il suo fascino da star a convincerla. Nella versione turca, l’incontro in casa tra un uomo e una donna single è costruito su dinamiche completamente diverse. Hülya invita Orhan nell’appartamento dove vive da sola perché lo conosce già in quanto suo insegnante di scuola. La narrazione suggerisce che Hülya non invita a casa uomini appena conosciuti – come invece avviene nella versione americana, dove è considerato normale – ma il tutto avviene all’interno di una dinamica studente-professore.

La differenza tra le versioni turca e americana è anche visibile in quello che ci si aspetta faccia una donna sposata. Nella versione del 1976, il ruolo di moglie di Esther non è mai menzionato. Nel suo agitato matrimonio, Esther lotta per l’amore e per il benessere di John Norman. Nella versione turca, le responsabilità di Hülya come donna sposata appaiono diverse volte. Anche all’apice del successo, impasta torte e prepara il tè per i produttori musicali e i manager. Quando il matrimonio è minacciato, le persone parlano separatamente a lei e a Orhan su come lei dovrebbe riconsiderare la sua carriera e il suo lavoro a vantaggio del matrimonio, anziché seguire i propri sogni. Lei non dà ascolto e continua la propria carriera nonostante le aspettative altrui.

La differenza più evidente è però nel modo in cui i due astri nascenti portano avanti la loro arte. La carriera musicale di Esther è costruita esclusivamente sulla sua creatività. Anche Hülya scrive le sue canzoni ma non riesce ad essere trasmessa in radio e in televisione senza restrizioni. La differenza – anche se a ciò si fa solamente cenno – è che lei deve rispettare le condizioni statali. Mentre sta incidendo un disco, i suoi produttori attuano una strategia per aumentarne le possibilità di successo: sottopongono le canzoni di Hülya alla commissione censura prima di registrarle, in modo da ottenere l’approvazione statale prima di finire l’album. Così, se alcuni brani vengono censurati lei può comunque completare l’album con altri approvati.

Questo riflette un problema comune per i cantanti nella Turchia degli anni ’70. Dovevano ottenere l’approvazione della commissione censura della radio e televisione di stato per poter andare in onda. Gli artisti dovevano aderire alle politiche culturali dello stato kemalista, che cercavano di frenare le critiche allo stato e ai leader politici mentre portavano la produzione culturale turca più vicina agli standard “occidentali”. Questo significava che gli artisti non potevano promuovere idee socialiste, che avrebbero indebolito la posizione pro-Occidente dello stato nella Guerra Fredda. Oppure, la loro musica non poteva essere influenzata da tradizioni musicali arabe o persiane, poiché sotto l’ideologia kemalista queste venivano considerate arretrate e non moderne. Ad esempio, Sezen Aksu non riuscì a far approvare le proprie canzoni un paio di volte negli anni ’70 perchè ritenute troppo influenzate dalle tradizioni musicali mediorientali.

Oltre alle politiche artistiche statali Hülya, al contrario di Esther, deve resistere alle esigenze dell’industria. Quando i produttori la sentono cantare per la prima volta, Hülya sale sul palco vestita come Ajda Pekkan, Füsun Önal e Neşe Karaböcek – altre cantanti famose dell’epoca, conosciute in Turchia per i loro stili e sound peculiari. Mentre Hülya canta le canzoni di Pekkan, Önal e Karaböcek imitandone gli stili, indossa parrucche e si atteggia come loro. I produttori ridono dei suoi tentativi di replicare il successo delle altre per imitazione. Infelice di non avere il proprio stile, Hülya si toglie la parrucca ed esclama: “Voglio essere me stessa, per favore”.

Come la scalata verso il successo di Hülya nel film, anche la ricerca di una propria identità da parte della sua interprete non fu facile. Sezen Aksu attraversò un periodo di ricerca interiore prima di diventare una star affermata negli anni ’80, e in numerose interviste ha dichiarato di aver cantato imitando Ajda Pekkan all’inizio della propria carriera. Negli anni ’70 Ajda Pekkan cantava per la maggior parte testi turchi su musiche francesi, americane e italiane. Pekkan aveva una dizione sui generis e uno stile canoro preciso, da cui Sezen Aksu si allontanò presto. Quando trovò la propria voce all’inizio degli anni ’80, il suo stile canoro, molto meno scandito di quello di Pekkan, riuscì a trasmettere le dure pene d’amore in contrasto con lo stile sicuro di Pekkan.

Inoltre, la relazione di Aksu con il musicista armeno Onno Tunç si rifletté nel suo lavoro attraverso un suono musicale distinto, con testi drammatici su arrangiamenti sinfonici di popolari melodie in stile occidentale. La vicinanza alla poetessa e artista Aysel Gürel ha affinato la sua scrittura. Ha tradotto la poesia in canzoni e di fatto alcuni dei suoi più grandi successi sono stati scritti da poeti come Metin Altıok (Kavaklar), Melih Cevdet Anday (Şinanay), e Kemal Burkay (Gülümse).

Alla metà degli anni ’90 Sezen Aksu ascese dal rango di stella a quello di regina del pop turco. Realizzò album unendo le tradizioni musicali dei Balcani e dell’Anatolia e le rese popolari. Produsse anche innumerevoli hit per altri cantanti. Quando al successo in classifica delle sue canzoni si unirono le carriere in ascesa dei suoi allievi, Aksu pretese il titolo di “Regina del pop turco”. Neanche questa ascesa fu facile e la vita della cantante assomigliò al destino di Hülya forse più che mai: Aksu perse due stretti collaboratori musicali in incidenti. Dopo che Uzay Heparı morì in un incidente motociclistico nel 1994 e Onno Tunç in un disastro aereo nel 1996, Aksu proseguì con la propria carriera, proprio come fanno Hülya e Esther sullo schermo.

Queste sovrapposizioni tra Esther, Hülya e Sezen Aksu incentrate sul film Minik Serçe si acuiscono col fatto che il primo “passerotto” fu Edith Piaf – la voce femminile delle chansons francesi. Anche Edith Piaf ebbe delle tragiche relazioni durante e dopo la scalata verso il successo, dovendosi confrontare con le dinamiche dell’industria dello spettacolo parigina e con l’occupazione tedesca della Francia nella Seconda Guerra Mondiale. La stessa Piaf subì gravi incidenti automobilistici e perse un marito in un incidente aereo. Il giornalista Yavuz Gökmen diede a Sezen Aksu quel soprannome perché il suo fisico minuto assomigliava a quello della Piaf. Quello che Gökmen non poteva sapere allora era che Aksu avrebbe affrontato e superato, sullo schermo e nella vita, i dolori che segnarono le vite di molte grandi artiste. Minik Serçe ha ri-raccontato una storia nota in versione turca ma è stato anche foriero dei tempi difficili che attendevano la sua attrice protagonista. Con Minik Serçe è nata la stella di Sezen Aksu che, come quelle della Piaf e della Streisand, non ha mai smesso di brillare.


Ilker Hepkaner
Traduzione di N. Cozza/redazione

Questo articolo è uscito in originale su Ajam Media Collective con il titolo “A Turkish Star is Born: The 1970s Remake That Launched the Career of Turkey’s Queen of Pop”.

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