La rassegna di vignette a tema Covid-19 volge al termine. Dopo aver esplorato alcune illustrazioni satiriche che narrando la dimensione globale della pandemia evidenziavano i ritardi della Turchia nel fronteggiare l’emergenza, e altre incentrate sull’obbligo di restare a casa, questo terzo e ultimo appuntamento è dedicato al personale sanitario.
Ad oggi la Turchia conta 184.031 contagi accertati e 4.882 decessi per cause legate al coronavirus. La prima vittima è stata annunciata il 17 marzo, mentre fino a una settimana prima formalmente il virus non aveva fatto ingresso nel paese.
A partire dall’annuncio del primo contagio l’11 marzo la curva è cresciuta progressivamente e il personale sanitario ha assunto un ruolo di prima linea nell’arginare l’emergenza crescente.
Come in altri paesi, gli operatori sanitari sono diventati degli eroi: è stato riconosciuto il loro sacrificio straordinario, il loro sforzo anche emotivo dovuto all’alto rischio di contagio in corsia e al senso di responsabilità nei confronti dei cari con cui condividono tempo e spazi. Come in Italia, sono stati applauditi da finestre e balconi.
A fine marzo il ministro della Salute Fahrettin Koca ha annunciato tre mesi di stipendio maggiorato per il personale sanitario, ma non sono mancate le polemiche. I sindacati di settore hanno denunciato l’applicazione selettiva di tale misura, che ha escluso alcuni profili professionali e diverse categorie di lavoratori già penalizzate da formule contrattuali svantaggiose. In questo modo, si è sottolineato, non si è fatto altro che aumentare ulteriormente il divario salariale già esistente, creando tensioni che rischiano di compromettere il lavoro di squadra e l’armonia particolarmente necessari in questo periodo. Su un cartellone esposto durante una protesta indetta dai sindacati il 21 maggio si leggeva: “Hanno detto ‘siete impagabili’. E non ci hanno pagato!”.
Oltre a denunciare le proprie condizioni lavorative e salariali, gli operatori sanitari si sono espressi più volte in merito all’efficacia delle strategie di contenimento adottate dal governo. Ad esempio, nell’arco del mese di maggio le Camere dei medici di diverse città hanno avanzato riserve sull’allentamento delle misure contenitive previsto per giugno, insistendo sul fatto che nonostante la diminuzione del numero di vittime e pazienti accertati il rischio di contagio restava elevato.
Effettivamente con l’ingresso nella fase detta di normalizzazione il 1 giugno la curva dei contagi ha cominciato a rialzarsi, rendendo necessaria la reintroduzione di alcune misure già abbandonate. Tra queste il coprifuoco, annunciato oggi per questo fine settimana e per il successivo.