La satira in Turchia non poteva non occuparsi del tema del momento: l’emergenza sanitaria da virus Covid-19. Lo fa da diversi giorni e toccando diversi temi. Abbiamo deciso quindi di proporvi per la nostra rubrica una rassegna a puntate.
Di volta in volta presentiamo una selezione che si concentra su un diverso aspetto dell’emergenza. Iniziamo con una serie di vignette che nel far riferimento ad alcuni paesi stranieri o alla dimensione globale del contagio mettono in risalto il ritardo della Turchia nel fronteggiare la situazione.
Il virus identificato in Cina nel dicembre 2019 e presto arrivato in Europa e nel resto del mondo occupa le prime pagine della stampa turca da diverse settimane. Tuttavia, solo a metà marzo si è cominciato a parlare apertamente di un problema Covid-19 all’interno del Paese. Infatti, il primo caso ufficiale di contagio è stato annunciato l’11 marzo, data che coincide con la dichiarazione dello stato di pandemia da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità. Prima di allora, nonostante la crisi sanitaria in atto anche in paesi confinanti o che vantano stretti rapporti con la Turchia, come rispettivamente l’Iran e l’Italia, il governo non ha fornito dati né adottato misure contenitive, limitandosi a cancellare i voli diretti con questi paesi e a raccomandare l’autoisolamento per i viaggiatori in entrata.
Dall’11 marzo in poi i casi di contagio sono aumentati rapidamente, arrivando a 13.531 in 20 giorni. Se il 20 marzo il ministro della Salute Fahrettin Koca annunciava 4 decessi, il 31 marzo il numero delle vittime con Covid-19 è salito a 214.
Il governo ha preso varie misure, tra queste il divieto di uscita per gli over 65, la didattica a distanza, il lavoro agile, la chiusura di bar, ristoranti, cinema e teatri. Il rischio di contagio resta comunque alto in particolar modo nelle città più popolose, prima su tutte Istanbul con i suoi oltre 15 milioni di abitanti. Qui il sindaco Ekrem İmamoğlu ha sospeso alcuni servizi di trasporto pubblico e chiede insistentemente che venga proclamato il coprifuoco.
Particolarmente critica è anche la situazione nei campi per rifugiati, per via delle condizioni precarie a cui questi ultimi sono costretti e dell’assistenza sanitaria che spesso viene loro negata. Le stesse dinamiche fanno temere anche per le migliaia di migranti che si sono riversati lungo il confine turco-greco con la falsa speranza di fare ingresso in Europa, spinti dalle dichiarazioni del 28 febbraio del presidente Recep Tayyip Erdoğan circa l’apertura delle frontiere.