! Contiene spoiler !
La serie Netflix Bir Başkadır non ha bisogno di presentazioni. Dalla sua uscita il 12 novembre scorso impazzano sui quotidiani e siti di informazione turchi articoli, editoriali e interviste. Anche in Italia la serie scritta e diretta da Berkun Oya ha avuto grande seguito, tanto da essere sulla bocca di tutti con il titolo originale più che con la sua versione internazionale Ethos, dinamica che non ha precedenti nel nostro paese.
Nell’interrogarsi sugli ingredienti di questo successo è possibile mettere in luce aspetti, analisi e letture di varia natura, perché la trama e i personaggi di Bir Başkadır hanno a tutti gli effetti il potenziale per aprire molteplici riflessioni. Ma è prima di tutto necessario capire perché Bir Başkadır fa così tanto parlare di sé in Turchia, paese leader nella produzione e distribuzione televisiva mondiale secondo solo agli Stati Uniti. In cosa, quindi, questa serie si distingue dalle altre che contribuiscono a questo primato.
Bir Başkadır è la prima serie che parla contemporaneamente dei e ai cosiddetti beyaz Türk, “turchi bianchi”, espressione che si riferisce all’upper middle class urbana con un alto livello di scolarizzazione, spesso ottenuto in università europee o statunitensi, proiettata in queste aree geografiche anche come stile di vita e modelli culturali di riferimento.
I turchi bianchi non sono gli unici protagonisti della serie, anzi, fa da contrappeso la presenza di quello che storicamente è considerato il loro opposto per eccellenza, ovvero il ceto basso conservatore trasferitosi nella grande città con l’urbanizzazione degli anni Sessanta ma rimasto di fatto ai margini della stessa e del benessere sognato. Ed è proprio questa compresenza ad essere vincente: in Bir Başkadır la contrapposizione tra questi due mondi, forte e volutamente tale, prende pieghe inaspettate e sia l’incontro tra i personaggi che li rappresentano, sia i loro percorsi individuali fanno vacillare le certezze dei turchi bianchi spettatori.
Alla guida del bulldozer che episodio dopo episodio demolisce queste certezze ci sono Peri e Meryem, le protagoniste principali. Le due giovani donne, assolutamente agli antipodi, si incontrano per la prima volta nello studio medico della prima in una scena che le poche battute abilmente inserite, i lunghi silenzi e i primi piani frontali rendono intensa e carica di suspense. Presto si intuisce che la psichiatra Peri tollera a fatica la reticenza della sua nuova paziente velata, convinta com’è di una serie di pregiudizi che successivamente esterna senza filtri alla propria terapista Gülbin. Ma Peri, così come lo spettatore che condivide i suoi preconcetti, deve cominciare a ricredersi poche scene dopo.
Si scopre infatti che Meryem è più furba e determinata di quanto Peri abbia giudicato dal loro primo incontro. Ad esempio, mente alle due “autorità” indiscusse del suo microcosmo, cioè il fratello maggiore con cui vive (insieme alla cognata e ai nipoti) e il predicatore della moschea del quartiere. Inoltre, dopo lo spaesamento della prima seduta Meryem non tarda a capire le regole dell’interazione psichiatra-paziente e in un successivo incontro, all’ennesimo tentativo di Peri di riportarla su un argomento che è apparso sensibile, Meryem loda l’abilità della dottoressa nel riuscire a tornare sempre su quel tema.
Grazie ai loro incontri Peri e Meryem intraprendono un percorso interiore che nel corso degli otto episodi le porta ad acquisire una sempre maggior coscienza di sé. Inaspettatamente questo processo si rivela molto più doloroso per Peri, che si trova a dover mettere in discussione le certezze e i valori sui quali si è costruita una vita apparentemente gratificante.
Essere o apparire, forma o sostanza, appagare vere o presunte aspettative altrui o le proprie… questi dilemmi irrompono nel percorso di Peri proprio come un altro personaggio femminile, l’attrice Melisa, che ne è la materializzazione in carne ed ossa. La presenza di Melisa nella storia si articola infatti su due piani: da un lato, per lavoro veste i panni di una donna sensuale e sicura di sé in una serie televisiva di successo in cui recita da protagonista; dall’altro, nella vita di tutti i giorni è una ragazza con i piedi per terra nonostante l’enorme popolarità di cui gode come attrice. Malgrado un primo approccio un po’ sopra le righe con Peri, Melisa si rivela un’amica sincera e comprensiva.
Il gioco della serie nella serie, della serie patinata in cui recita Melisa all’interno della serie Bir Başkadır dove al contrario i colori dominanti sono il grigio e il beige, amplifica il messaggio sottinteso dall’intera serie, cioè che niente è come sembra.
Lo vediamo anche nelle storie parallele che si sviluppano intorno a quelle di Peri e Meryem. La terapista Gülbin non sopporta l’atteggiamento di superiorità che la paziente-collega Peri nutre verso gli ambienti conservatori avendo lei stessa una sorella velata, ma il rapporto con quest’ultima è fortemente conflittuale e violento. Il seduttore Sinan, pur non provando sentimenti profondi per le donne che frequenta, entra in crisi quando per caso sente il racconto cinico e distaccato che una di esse fa di lui alle amiche. Hayrünnisa, figlia del predicatore, mantiene un’immagine pia di facciata mentre di nascosto dal padre e dal quartiere ascolta musica non tradizionale, ha una fidanzata e toglie il velo per andare a ballare nei locali. In uno di questi locali lavora come addetto alla sicurezza Yasin, il fratello di Meryem, che fuori dagli ambienti emancipati delle discoteche è un conservatore casa e moschea, capofamiglia tradizionale facilmente irascibile e incapace di empatia.
Doppie facce e verità nascoste sono sempre state ingredienti fondamentali delle serie, in questo senso Bir Başkadır quasi strizza l’occhio alle più classiche soap opera. Al contempo è assolutamente moderna in quanto non si serve di segreti e intrighi per creare intrattenimento a basso costo ma per riflettere sulle tante contraddizioni della società turca.
Negli ultimi episodi i personaggi che appartengono al mondo di Meryem affrontano con coraggio le proprie contraddizioni uscendone come persone risolte (complice un’accelerata della sceneggiatura verso il lieto fine), mentre per Peri e la sua cerchia questo processo è solo appena iniziato. Alla fine, pur inserendosi nella lunga tradizione di espressioni artistiche e letterarie turche che si interrogano sulla dicotomia tra tradizionale e moderno, Bir Başkadır non risolve l’eterno dilemma in favore di uno o dell’altro stile di vita. Suggerisce piuttosto che il suo superamento parte dallo sforzo individuale di fare i conti con i propri limiti, preconcetti e paure. (vm)