Nel corso della storia le strade di Beyoğlu sono state casa per numerosi ubriachi, ladri, assassini, donne di strada, sfruttatori, pittori, cineasti, avventurieri, marinai, facchini, spacconi, nottambuli, dervisci, bambini di strada, transessuali, senza tetto, spacciatori, tossici, musicisti e per tutti i senza approdo di una società di settanta milioni di persone. Ma Beyoğlu non è mai stata così silenziosa.
Quando l’ho conosciuta Gönül avrebbe preferito morire piuttosto che condurre una vita banale. Anche se si guadagnava la vita pulendo i marciapiedi della via intitolata al giornalista Erol Dernek diceva: «Questa è la mia casa, una casa deve essere pulita!»
Gönül era arrivata a Beyoğlu con il sogno di diventare una stella in quella che è considerata la Hollywood turca, l’industria del cinema Yeşilçam, come tanti scappati dalle famiglie e dalle province per coltivare lo stesso sogno. I commercianti dell’epoca dicono di lei che era di una bellezza unica: «Non risucivi a smettere di guadarla». Aspirando a diventare la nuova Hülya Koçyiğit, Gönül, all’epoca una liceale, arriva a Beyoğlu negli anni Settanta. Cade nel gioco di due uomini che si spacciavano rispettivamente per produttore e regista e non si accorge che le sue bevute erano drogate. Alla fine si trova a recitare in un film erotico tra i tanti che impazzavano all’epoca. Un film di terza categoria il cui soggetto sono fantasie di violenza su una donna incosciente. Gönül non può più tornare a casa, né esporre denunce. La fine di quell’epoca con il colpo di stato è stata per Gönül un secondo golpe.
Passano gli anni, Gönül invecchia e trova lavoro come accompagnatrice in bar e locali notturni. In quel periodo comincia ad aumentare il suo consumo di alcool, crea scompiglio, ha continui problemi, e soprattutto la sua bellezza comincia ad appassire.
Con l’arrivo del nuovo millennio Gönül è ormai una senza tetto; bestemmia, litiga, ride, piange, fa ridere, spazza i marciapiedi. Ma ciò che la tiene in vita è la sua passione per il teatro. Gönül che non rinuncia a vedere il mondo come un immenso palcoscenico canta, recita, mette in scena spettacoli per i suoi amici senza tetto…
Negli ultimi giorni della sua vita Gönül vive in un palazzo in rovina di Tarlabaşı insieme a giovani tossicodipendenti. In seguito a un incendio scoppiato di notte, il sipario di Gönül si chiude per sempre… Chissà se in un’epoca in cui le telecamere di sicurezza riescono a afferrare persino le espressioni del volto, qualche camera robotica ha percepito Gönül come una minaccia…
Un fotoreportage di ©Anıl Yurdakul.