Il villaggio di Tevekkeli, distante 20 km dalla città turca di Kahramanmaraş, è l’epicentro del terremoto definito “il disastro del secolo” che alle ore 4.17 del 6 febbraio 2023 ha colpito il sudest della Turchia e il nord della Siria. Il punto dove la terra ha cominciato a rompersi creando una faglia di quasi 300 chilometri.
Il sisma di magnitudo 7.8 sulla scala Richter ha causato, secondo i dati ufficiali dei governi turco e siriano, 58 mila vittime.
Il sisma ha lasciato senza casa 3,5 milioni di persone. A un anno dalla catastrofe, 691 mila vivono ancora dentro i container. Le 300 mila case promesse entro un anno dal governo turco in piena campagna elettorale 2023, in vista delle elezioni generali dello scorso maggio, sono un miraggio ancora lontano. Come lontane dalla realtà sono le 200 mila case promesse durante la corrente campagna elettorale per le amministrative che si terranno il prossimo 31 marzo. La realtà parla infatti di 7.275 nuove case consegnate durante l’anno e altre 9.289 consegnate dal presidente Erdoğan durante la cerimonia di commemorazione del primo anno dal sisma, proprio a Kahramanmaraş.
Quasi la metà delle vittime del terremoto in Turchia sono state registrate, secondo i dati ufficiali, nella zona di Antiochia (23.000). Non è la prima volta che l’antica città viene colpita e distrutta da un grande evento sismico. Avvenne nel 115, nel 525 e nel 1872. Il centro urbano risulta gravemente danneggiato; importanti edifici storici non saranno mai più come prima. Tra questi, la chiesa sede del Patriarcato Greco-Ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente, e la moschea Habib’i Neccar.
Fotografie e testi di Italo Rondinella