Turchia, cultura e società

  • MG_6543.jpg
  • MG_6557.jpg
  • MG_6585.jpg
  • MG_6638.jpg
  • MG_6679.jpg
  • MG_7345.jpg
  • 2B5A2801.jpg
  • 2B5A2842.jpg
  • 2B5A2844.jpg
  • 2B5A2907.jpg
  • 2B5A3774.jpg
  • 2B5A3837.jpg
  • 2B5A9847.jpg
  • 2B5A9891.jpg
  • 2B5A9906.jpg
  • IMG_7226.jpg

La città dell’eterno confine: Ani

in Fotoreportage

L’Antica Città di Ani (Ani Antik Kenti), conosciuta anche con il nome di Ani Harabeleri (Rovine di Ani), si trova nel villaggio di Ocaklı, situato nel distretto Arpaçay della città di Kars. Questa antica città ubicata in un’importante posizione strategica sul confine turco-armeno, negli anni 961-1045, durante la dinastia bagratide, è servita come capitale del regno armeno. Data la sua  topografia adatta agli insediamenti e alla difesa, Ani è stata culla di numerose culture sin dalla preistoria.

Durante gli anni d’oro di Smpat II (977-989) e del figlio Gagik (989-1020), si stima che Ani contasse una popolazione superiore ai 100 mila abitanti. Dagli scavi sono emersi insediamenti risalenti all’età del Bronzo e quella del Ferro e probabili ritrovamenti risalenti al regno di Urartu. Nelle mura del castello interno sono state riutilizzate pietre tagliate in maniera classica e una struttura riconducibile probabilmente al culto del fuoco zoroastriano. Ani, che comprende numerose strutture corrispondenti a vari culti religiosi tra cui chiese e diverse moschee risalenti al periodo selgiuchide, ha ricoperto infatti una posizione speciale nella storia dell’urbanistica e dell’architettura del Medioevo essendo diventata un’importante snodo commerciale e multiculturale.

Gravemente danneggiata dal terremoto del 1319, questa città venne in seguito conquistata e distrutta da Tamerlano. Nonostante ciò sembra essere stata popolata fino al 1535, quando, in seguito alla guerra tra l’impero ottomano e quello safavide, venne completamente abbandonata.

L’Antica Città di Ani è divenuta un’attrazione per numerosi turisti ai quali è in grado di restituire, durante tutte le quattro stagioni, il senso del confine e dell’eternità. Inserita nel 2012 nella lista dell’UNESCO è diventata dal 2016 Patrimonio dell’Umanità.

Un fotoreportage di ©Bilal Seçkin.

Lo stesso fotografo ha pubblicato con Kaleydoskop il fotoreportage ‘L’ultimo respiro di Hasankeyf‘. 

Latest from Fotoreportage

Go to Top