Turchia, cultura e società

Zone e l’arte dei graffiti a Istanbul

in Tratti

Zone è un artista di graffiti che lavora principalmente a Istanbul. In questa intervista realizzata per il giornale online Diken dalla giornalista e scrittrice Müjde Yazıcı Ergin, esperta di cultura musicale underground, l’artista racconta le aspirazioni, le pratiche e le difficoltà di lavorare come street artist in una città come Istanbul e più in generale in Turchia.

Zone sin da bambino si è interessato al disegno e alla creazione armonica con le lettere. Oltre a numerosi lavori fatti a Istanbul negli ultimi anni, è conosciuto soprattutto per il gatto con gli occhiali da sole. Altri suoi graffiti rimangono invece sotto vernici, manifesti e cartelloni. Abbiamo parlato con Zone della cultura dei graffiti a Istanbul e dell’opinione della gente su questo tipo di arte.

Come hai iniziato con i graffiti?

Prima di tutto voglio ringraziarvi per questa intervista e per l’opportunità di informare le persone su questo argomento. Già a 3-4 anni disegnavo di continuo. E durante gli anni delle elementari ho cominciato a interessarmi alle lettere. Col tempo ho capito che c’era un certo equilibrio e una simmetria interna tra le lettere stesse. Disegnavo degli sketch [la bozza dei graffiti fatti su carta] senza sapere che si chiamassero graffiti. Quando ho iniziato il liceo uno dei miei amici, che era appassionato di graffiti, mi ha fatto capire che era questa l’arte che creavo.

E tu cosa hai trovato nei graffiti?

Quest’arte non era normale. Mi faceva sentire libero, mi faceva realizzare i miei sogni, e mi faceva entusiasmare tantissimo. Al contrario delle persone  non era ingrata. Il tempo che le dedico mi viene ripagato con qualcosa che mi arricchisce. Ho imparato a vivere attraverso i graffiti. La strada che ho preso imparando l’arte dei graffiti mi ha portato a prendere delle decisioni equilibrate rispetto ai mie pensieri e alle mie aspirazioni. Se avessi una nuova vita davanti, vorrei vivere di nuovo le stesse esperienze e emozioni che quest’arte mi ha dato. Le esperienze vissute grazie ai graffiti non si possono provare con il denaro o con qualsiasi altra forma di potere. Come ho spiegato, i graffiti sono un aspetto molto importante nella mia vita.

Ti interessano altri aspetti della cultura hip hop?

Ascolto rap da quand’ero piccolo. Ascoltavo questo genere musicale con gioia, senza preoccuparmene anche quando la gente lo trovava assurdo. Negli anni del liceo ci ritrovavamo con amici di altre classi e facevamo delle battaglie di freestyle. Per un periodo ho provato anche la breakdance e il bmx [bicycle motocross] ma i graffiti avevano sempre la precedenza.

In effetti quello che fai non sarebbe aerosol art? Oppure ogni tipo di lavoro fatto sul muro è chiamato graffito?

L’origine della parola graffito, in effetti, nella maggior parte delle lingue viene da ‘graffiare, scrivere con un oggetto appuntito’.  Quello che il 90% delle persone che fanno questo lavoro considera come l’inizio della cultura dei graffiti, così come l’inizio della propria formazione, è scrivere lettere su qualsiasi superficie con qualunque mezzo (marker, spray, carta vetrata, pezzi di metallo ecc.) nei posti più visibili dalla società. Perciò per quanto si possa discutere molto su questo argomento, se devo definire personalmente i graffiti, posso dire che fare  graffiti è  l’azione/la forma di lotta più duratura e creativa al mondo per lasciare un segno.

Secondo te perché Istanbul non è una città da graffiti in senso stretto? In Europa ritroviamo ovunque graffiti spettacolari, perché in Turchia ne troviamo così pochi?

Se la vogliamo paragonare alle altre città del mondo, oggi giorno in Turchia la nostra predisposizione alle creazioni innovative è più indietro rispetto ad altri paesi. Credo che la propensione alla produzione sia direttamente proporzionale alla “pressione”, alla  capacità di creare di una “febbre” e al loro grado di sopportazione. Per “pressione” e “febbre” intendo le costrizioni che ci creiamo per poter riuscire, nonostante tutte le difficoltà. Finché quel tipo di ambiente e quell’atmosfera non li creiamo noi stessi, la possibilità di riuscire resta alla mercé della fortuna e del condizionamento. Un successo così ottenuto per me non è affatto soddisfacente. Dal momento che la nostra è una società caritatevole, mi sembra naturale che non sappiamo contrastare le difficoltà quanto altri paesi. Sopportare gli sguardi che ti incollano l’etichetta di “persona inutile” vedendoti combattere con un muro in pieno inverno sotto la neve, trasportare chili di tinta da una parte all’altra, carico di bombolette è una violenza contro se stessi e persino contro la propria volontà. A che pro questa pazzia? Per realizzare i sogni che abbiamo in testa e per poter mettere alla prova noi stessi ogni volta in questo lavoro che amiamo e in cui vogliamo riuscire. Con la speranza che un giorno Istanbul sia la più grande città d’arte del mondo.

Qual è secondo te la prospettiva dei graffiti in Turchia? Come reagisce la gente quando ne sente parlare?

Oggi rispetto a 10-15 anni fa si può dire che è stata fatta molta strada. Anche grazie all’influenza dei media, negli anni si è formato un crescente interesse e rispetto. Ma credo che non sia ancora né sufficiente né adeguato. Col tempo aumenterà e migliorerà. Sfortunatamente così come ci sono persone che ci rispettano, ce ne sono altre che attaccano poster sopra i graffiti o li coprono irrispettosamente. Il destino della maggior parte dei graffiti è quello di essere coperti prima o poi. È la natura di questo lavoro, ma un giorno questa natura verrà cambiata radicalmente, la faremo cambiare noi.

Com’è l’interesse per i graffiti tra i giovani? Ci sono quelli che vogliono creare qualcosa in questo ramo dell’arte?

Direi che negli ultimi anni, con il fatto che i graffiti sono diventati più popolari, molti  giovani hanno iniziato a fare graffiti. Ma per quel che posso vedere, purtroppo molte persone prima si entusiasmano e poi lasciano perdere. Uno dei principali motivi per cui il graffitismo resta una moda passeggera tra i giovani è che si tratta di un’arte costosa. Inoltre, come se il problema dei materiali non fosse abbastanza, se non riescono ad affrontarne le difficoltà, lasciano perdere. Tuttavia facendo un po’ di ricerca, non dimenticandosi che la cultura dei graffiti viene dalla strada, possono capire che si può fare questo lavoro in modi molto diversi e con mezzi molto meno costosi. Come ho detto prima, i graffiti non sono un’arte fatta di spray e chiazze di colore. E non devono esserlo… Ancora un’informazione: in questo momento un bomboletta di vernice spray costa circa 25TL [ca. 4€].

Il graffito del gatto con gli occhiali e la firma Zone sono i lavori più conosciuti nelle strade di Istanbul, non è così? Oltre a questi, cos’altro c’è?

Molti dei miei graffiti sono rimasti dentro i muri, sotto strati e strati di colore. Al momento tra i graffiti che ancora restano è possibile vedere il graffito del gatto negativo che si trova a Galata. Non bisogna dimenticare di invertire i colori!

Tra le opere che hai lasciato in strada per la gente e che condividi sul tuo profilo Instagram, ci sono dei lavori interattivi. Che feedback ottieni da questi lavori? In quanto tempo vengono recepiti dalle persone i lavori che lasci per strada?

Prima di tutto ringrazio molto le persone che da anni seguono i miei lavori e le mie idee e che mi supportano continuamente. Perché mi sono così vicine che mi sento debitore nei loro confronti. Così, ho voluto lasciare loro dei lavori permanenti, cosa che non è nella natura dei graffiti… Voglio che almeno una volta nelle loro vita possano provare le emozioni che l’arte dei graffiti fa vivere a me, che provino sentimenti mai vissuti prima, che la loro mente vada alla ricerca dell’arte invece di starsene seduti a casa, e voglio incitare il loro spirito  a lottare contro le difficoltà. Ecco perché ho fissato le mie opere alla strada in un modo sempre più difficile da togliere col tempo. Ottengo delle ottime reazioni. Vengono fatte richieste sui social media affinché io lasci un’opera nelle loro città e nei loro paesi. È una cosa molto bella. Anche se non posso lasciare un graffito in ogni città e paese in cui vado, lascio un mio sticker – la versione minimal del mio lavoro – in un posto nascosto della città. Vedere quanto possono essere felici le persone anche solo con uno sticker mi dà speranza e mi motiva. Quando fisso un disegno sulla strada dopo circa 15 minuti che l’ho condiviso sui social media vengono e lo scoprono.

Secondo te bisogna mettersi d’accordo con le autorità nella produzione dei graffiti?  In quale ambiente, condizioni e sinergie devono essere creati i graffiti?

Penso che dobbiamo essere più attenti ai marchi e che dobbiamo approcciarci dall’alto. Perché uno dei più grandi poteri dell’arte è quello di poter mostrare un marchio come la cioccolata riveste le caramelle, ed è molto importante non approfittare di questo potere. Non dobbiamo mai dimenticare di cosa sono stati capaci i marchi in passato per tirare fuori sempre più denaro dalle persone. Dirigenti e proprietari di azienda avidi di denaro  hanno giocato con la salute, la mente,  la confidenzialità, la vita delle persone e delle generazioni future. E ancora continuano a farlo. Perciò penso che sarebbe più giusto muoversi più piano e in modo cauto invece di desiderare di cooperare con i marchi, voler lavorare con loro o trasformare la propria identità d’artista in un pannello pubblicitario. Perciò è necessario  che i graffiti e tutte le altre forme d’arte si trovino ovunque, in ogni forma e in ogni condizione che non danneggi gli esseri viventi e il funzionamento del pianeta.

Ci sono state persone che hanno cancellato o scarabocchiato i tuoi graffiti. Vorresti parlarne? Il rispetto per i graffiti non è compreso neanche tra i giovani?

I Pokemon sono il mio cartone animato preferito. Da anni faccio anche graffiti di Pokemon di tanto in tanto. Ho fatto un graffito di Pikachu in una strada trafficata di Beşiktaş. Poi un giorno inspiegabilmente ho visto che il mio graffito era stato scarabocchiato. Ho cercato nei video delle telecamere di sorveglianza e ho parlato coi negozianti. Alla fine ho visto da un video chi e come l’aveva fatto. Un uomo di 30 anni che non conoscevo e non avevo mai visto prima, si metteva a scarabocchiare il mio graffito e poi saliva su un’auto ultimo modello e se ne andava. Ho continuato la mia ricerca e ho capito chi era quest’uomo e perché lo faceva. Aveva attaccato il cartellone pubblicitario dei suoi nuovi negozi in modo da coprire metà del mio lavoro, di conseguenza le persone smontavano il cartellone per potersi fare la foto col mio graffito. L’uomo l’ha rimesso per tre volte. Quando le persone continuavano a fare la stessa cosa ha avuto un’idea molto più pratica. Alle 7.15 del mattino si è messo a  scarabocchiare il graffito con una bomboletta spray da 15TL comprata dal ferramenta. Sebbene abbia scoperto chi sia l’uomo, non ho voluto reagire in una maniera che non mi si addice. Per quanto negativo quell’episodio, dovevo trasformarlo in qualcosa a beneficio dei graffiti turchi. Volevo mostrare quanto può essere potente una reazione degli amanti dell’arte per  impedire ad altre persone potenzialmente capaci di fare la stessa cosa di comportarsi allo stesso modo. Ho creato un video diffuso sui social media dove non mostravo l’identità dell’uomo. Perché l’obbiettivo non era lui e non doveva esserlo. L’obbiettivo era scoraggiare altre persone dalla stessa mentalità. E senza fare danno a nessuno il piano ha avuto successo.

Traduzione di Maria Teresa Moscariello e redazione.

L’articolo è apparso sul portale diken il 3 marzo 2019. Diritti riservati per la traduzione italiana ©Kaleydoskop, 2019 (su concessione dell’autrice).

 

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