Il fotografo Hüseyin Ovayolu ha iniziato a immortalare Istanbul nel 2009 quando era ancora uno studente, con le ultime pellicole di polaroid in commercio. “Istanbul era la mia nuova casa” dice “e a quel tempo ero uno straniero in questa città. Gli attimi che vivevo girando per le strade erano unici e io ero motivato dal fatto che le polaroid consistessero in un solo scatto e in un’unica filosofia. Col passare del tempo ho rivolto l’attenzione al mutare della città, alle sue trasformazioni. Poi l’entusiasmo studentesco si è man mano esaurito e anche le fotografie hanno iniziato a diventare più realistiche. Il caos e le difficoltà della città hanno cominciato a riflettersi in maniera più definita nella fotografia.
Dal momento che sono nato e cresciuto a Gaziantep la mia conoscenza di Istanbul è stata chiaramente filtrata dai film di Yeşilçam [cinema di commedia turco sviluppatosi negli anni ’50-’70, ndr] e forse la sensazione di nostalgia nelle mie polaroid è proprio effetto di quei film. Per me la vita è un diritto che ti viene dato una volta soltanto. Arrivi, vivi e te ne vai. Però prima di andarcene da questo mondo, secondo me dovremmo lasciare qualcosa. Per sfruttare l’opportunità unica che mi è stata data continuo a usare quest’attrezzatura tecnica impossibile da copiare. In questa serie inedita, che intendo pubblicare in un volume nel 2020, ho fotografato per strada non solo gli spazi ma anche le diverse tipologie umane. Nei riquadri di polaroid si riflettono infatti i colori e le diversità di Istanbul”.
Un fotoreportage di ©Hüseyin Ovayolu.