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Pınar Selek: no alla persecuzione giudiziaria

in No Censura/Società

Il 6 gennaio scorso la Corte suprema turca ha promulgato un mandato di arresto internazionale ai danni di Pınar Selek. Sociologa, scrittrice e attivista nota per il suo impegno accademico e civile, Selek è balzata alle cronache nel 1998 quando è stata arrestata con l’accusa di complicità con il PKK per le sue ricerche sulla guerra civile in Turchia. Imprigionata per due anni e mezzo e torturata affinché confessasse i nomi dei suoi contatti, che Selek non ha mai rivelato, è stata ripetutamente accusata di terrorismo nonostante l’annullamento della condanna e tre assoluzioni. Nel 2013, mentre trascorreva il suo quarto anno da esule politica prima in Germania e poi in Francia, è stata condannata all’ergastolo in absentia. In Italia sono stati tradotti e pubblicati diversi suoi testi tra cui La casa sul Bosforo, La maschera della verità e Le formiche festanti per Fandango Libri. L’accanimento giudiziario nei confronti di Selek è stato condannato dalla società civile e da molti intellettuali, in Turchia come all’estero, e da anni è attiva una rete internazionale di solidarietà.

Spieghiamo questa vicenda sulle frequenze di Radio Onda Rossa in un approfondimento che trovate a questo link. Di seguito pubblichiamo una lettera scritta da Pınar Selek in risposta alla notizia della sua ultima condanna.


Care amiche e cari amici,

ho appena letto la decisione della Corte suprema che mi condanna non soltanto alla prigione a vita ma anche a una persecuzione senza fine. È una falsa decisione che si appoggia su dei falsi argomenti e su delle prove falsificate.

Questo processo continua da 25 anni. La metà della mia vita. E io so che è uno degli indicatori del male organizzato che è radicato in Turchia da molto più tempo. Riflette allo stesso tempo la continuità del regime autoritario in Turchia e le configurazioni dei dispositivi repressivi. Questa sentenza iniqua, fondata su dei documenti falsificati, non è che un pezzo degli oscuri dispositivi utilizzati prima delle elezioni.

Qualche giorno prima degli omicidi dei curdi a Parigi, io scrissi questo su Mediapart: “L’anno 2023 è prevedibile. In occasione delle scadenze elettorali, vedremo delle nuove esplosioni o degli attentati organizzati dagli “invisibili”. Le inchieste non finiranno mai, come il complotto di cui io sono vittima”. Ho spiegato come in Turchia il governo in difficoltà scateni la sua violenza attraverso una strategia di caos e di tensione, che si nutre dell’oscuro repertorio politico del paese. Io sono un piccolo punto nel grande quadro della resistenza, che si paga a caro prezzo.

Fino ad oggi ho resistito per non sottomettermi alla dominazione, ma anche, davanti alla repressione, per continuare a creare, a lavorare su dei temi di ricerca, a riflettere profondamente, in modo strutturato, e anche ad agire e a vivere come una formica festante. Ve lo prometto, non mi arrenderò.

Vi bacio,

Pınar

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