Turchia, cultura e società

In memoria di Hrant Dink. 13° anniversario

in Società

Cade oggi il 13° anniversario dell’omicidio del giornalista turco armeno Hrant Dink. Come ogni anno il 19 gennaio alle ore 15:00 gli Amici di Hrant (Hrant’ın Arkadaşları) chiamano la popolazione a radunarsi di fronte alla redazione di Agos, giornale da lui fondato e luogo di fronte al quale venne ucciso, per ricordare l’amico giornalista scomparso e continuare a chiedere giustizia.

Proponiamo qui il testo inedito che Aslı Erdoğan ha scritto a pochi giorni dal primo corteo, subito dopo la morte di Hrant Dink, pubblicato sul quotidiano Radikal il 24 /01/2007.

Qui invece trovate il ricordo di Hrant Dink andato in onda su RaiRadio3 nella trasmissione Zazà – Cultura, società, meridione e spettacolo


“La coppia al mio fianco si è voltata a guardare indietro nello stesso istante. Poi tutti quelli intorno a loro…. Due, tre alla volta si sono fermati straniti per guardare indietro, cercavano la fine di un corteo che si allungava a perdita d’occhio. Siamo davvero così tanti?  E perché allora ci siamo sentiti soli per così tanto tempo? Perché abbiamo trascorso così tanto tempo in questa solitudine che ci è stata distribuita? Se solo non fosse stato quest’assassinio a riunirci… Se solo, quando ci fermiamo a guardare indietro, verso la vita, la nostra vita privata, non trovassimo così tante sconfitte, così tante delusioni.
Una lunghissima marcia silenziosa. Sotto un sole invernale insperato, sotto un cielo luminoso come un cielo primaverile, decine di migliaia di persone che camminano fianco a fianco a passi lenti. Una folla densissima che riempie le vie, le strade, le piazze. Garofani rosso sangue, striscioni neri. Tutti dicono la stessa cosa, in tre lingue diverse:
‘Siamo tutti Hrant Dink, siamo tutti armeni’. Il volto mai invecchiato di Hrant che si leva sopra le teste, sopra le braccia, il suo dolce sorriso… Migliaia di persone che grondano di emozione, con il sentimento di aver perso qualcosa di molto più profondo di una perdita privata, oggi adottano questo volto, se ne appropriano. Giornali, titoli, applausi, qualche colomba bianca di fronte alla sede del giornale AGOS, conoscenti che si salutano in silenzio, teste che si chinano lievemente sotto il peso dell’assassinio. Sembra che non l’abbiamo meritato questo sole invernale. (Ma chi può avere il diritto di strappare qualcun altro, fosse solo per un momento, da questo sole?)
‘Saranno otto chilometri, possiamo camminare?’ dice una voce, ‘Certo che camminiamo!’ risponde l’altra. Lasciamo dietro di noi una profonda traccia invisibile.
Era due o tre anni fa, eravamo ad AGOS, in una visita di solidarietà, dieci, quindici persone in tutto. Facce note. ‘Benvenuti’ aveva detto sorridendo… Appoggiata a un angolo, lo osservavo bevendo tè. Il suo modo di parlare senza giri di parole dell’ingiustizia subita, la sincerità della sua gaiezza… Ricordo che pensai ‘un uomo che gronda emozione,’ amandolo subito. Come se in quel giorno avessi visto in lui una solitudine cui non ho voluto dare un nome.
Venerdì scorso sono tornata alla sede di AGOS, il mio volto coperto di pioggia, bagnato della sua ombra, per la prima volta in vita mia sono riuscita a gridare uno slogan. E il messaggio scrittogli per capodanno diciotto giorni prima: ‘Auguri per un felice, felicissimo anno nuovo!’
Di tanto in tanto mi cade l’occhio sugli elicotteri. Sugli uccelli che volano in silenzio sul corteo disegnando cerchi… Camminerò fino al mare. Fino a vedere la vecchia Istanbul… In questa luce tiepida, sotto questo sole di una generosità sorprendente, in questo tiepido mattino di gennaio… Talvolta pensando a Hrant, talvolta con le mie perdite personali… Portando il lutto per tutte le persone, gli anni, i sentimenti persi e che perderò… Talvolta partecipando a una pioggia di applausi che scoppia all’improvviso, che monta come un’onda. Che cosa applaudiamo? Hrant, la sua resistenza, le sue resistenze, il nostro essere insieme, questa solidarietà insperata…
Forse è la vita stessa! Senza dire una parola, cammino non sentendomi sola per la prima volta dopo molto tempo. Oggi siamo migliaia di persone che grondano emozione. Ognuno di noi è un’anima, ognuno, una colomba. Una colomba che porta nel becco un ramoscello d’ulivo. Siamo qui, siamo ancora qui.

Nota: Sono tra coloro che pensano sia necessario imparare a fare la pace, a confrontarci con il nostro passato, con il nostro presente, prima che sia troppo tardi.”

 

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