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Terremoto / intervista dal carcere a Mücella Yapıcı

in Società

Mücella Yapıcı che, come dirigente di TMMOB, la Camera degli ingegneri e degli architetti, ha svolto un ruolo importante nell’organizzazione delle squadre di soccorso durante il terremoto del 1999, ha risposto alle domande di Çiğdem Mater [produttrice cinematografica, documentarista, ndr], che come lei ha ricevuto la notizia dei terremoti di Maraş in carcere.

Forse non hanno sentito le scosse del 6 febbraio, ma quando hanno acceso la televisione quella mattina hanno sentito nel profondo il dolore delle zone terremotate. Hanno provato rabbia per non essere riuscite a dare una mano alla popolazione, per non aver visto lo Stato intervenire in quella regione e per averlo visto invece impegnato a ostacolare coloro che volevano dare una mano. Mücella Yapıcı, che da molti anni continua a lottare per il diritto alla casa e per porre fine alla devastazione dell’ambiente, ha condiviso i suoi sentimenti e pensieri sul terremoto rispondendo alle domande di Çiğdem Mater. Abbiamo tradotto l’intervista giunta grazie al tramite degli avvocati di Mater e Yapıcı e pubblicata nel portale d’informazione indipendente Bianet nei giorni successivi alla catastrofe. 


Abbiamo saputo del terremoto alle h8 del mattino del 6 febbraio, quando abbiamo acceso la televisione mentre cominciava già la conta delle vittime. Cosa hai pensato, cosa hai provato in quel primo momento?

Prima di tutto, una profonda rabbia. È stato come se tutta la mia rabbia, che si era accumulata per nove mesi, fosse stata liberata da queste faglie sismiche la cui rottura era annunciata. Tutti gli avvertimenti scientifici e tecnici fatti fino ad oggi su quell’area geografica – che quindi si sono rivelati inutili come se fossero stati detti a un muro – hanno iniziato a scorrere nel mio cervello alla velocità della luce. A tutto questo è seguita una grande disperazione… Disperazione per ciò che non potevamo fare… Come se tutta la responsabilità fosse nostra, come se non fossimo riusciti a dire alla gente e agli amministratori ciò che dovevano sapere. E poi le persone, le vite, i monumenti storici, i ricordi, gli amici e la mia cara Hatice Can. [L’avvocata Hatice Can e suo marito Mithat Can, due importanti difensori dei diritti, hanno perso la vita ad Antakya durante il terremoto]. I miei amici e colleghi lì, e naturalmente la mia cara amica e la sua famiglia a Adana… È difficile da descrivere; anche tu stai vivendo la stessa cosa…

In sintesi, rabbia, responsabilità, tristezza, senso di ribellione, incarcerazione, inutilità, desiderio di richiedere il conto… Tutto mescolato. Ma sempre con quella domanda: “Cosa ci facciamo qui, quando c’è così tanto da fare fuori?”. Come se ci stessimo sottraendo al nostro dovere. Non avevo mai provato così intensamente questa sensazione di impotenza. Come ho appena detto, è tutto confuso, ho voglia di buttare giù questi muri. Credo che ci sentiamo tutte e tutti così. E poi, quando abbiamo perso, finora, trentamila vite, che importanza hanno i nostri sentimenti? In realtà, il segreto fondamentale del sistema sta nella risposta alla domanda: “Perché siamo qui? [in carcere ndr]”.

Sulla base della tua esperienza del terremoto del 1999 e dei terremoti successivi, quali sono le cose giuste e gli errori che hai riconosciuto nei primi momenti di questo terremoto?

Cara Çiğdem, c’eri anche tu. Esattamente due mesi prima del terremoto di Marmara [il 17 agosto 1999 ndr], come TMMOB avevamo tenuto un simposio a Kocaeli, intitolato “Kocaeli è pronta per un terremoto?”. Pochi istanti prima del terremoto di Düzce (Kaynaşlı) del 12 novembre 1999, io, mio marito l’architetto Memik Yapıcı, il geologo Oğuz Gündoğdu e l’avvocato Erbay Yucak eravamo al Governatorato di Bolu. Quando siamo andati dal governatore per dirgli: “Ci aspettiamo un terremoto qui, preparatevi”, ci ha guardato come per dire: “Chi siete? Pretendete di sapere quello che sa solo Allah?”. Poi, subito dopo la partenza del governatore, mentre entravamo nel cortile del governatorato, è iniziato il terremoto, con un’accelerazione che a tratti superava la gravità. Siamo stati costretti ad allestire il Centro di coordinamento dei disastri nel cortile del governatorato. Credetemi, allora ci organizzavamo molto più velocemente di oggi. Non aspettavamo ordini o direttive da nessuno.

Sapevamo cosa dovevamo fare ed eravamo istruiti a farlo. Subito dopo il terremoto è arrivato l’esercito. Ricordo che il comandante ripeteva i miei ordini senza mai chiedere “Chi è questa donna?” e si rivolgeva a me come “comandante”. E i minatori… Esattamente due ore dopo il terremoto, ognuno con una pagnotta in mano, sono arrivati in pullman al centro di coordinamento. Ricordo di aver pianto. Lo stesso era accaduto in occasione del terremoto di Marmara. Noi, come TMMOB, insieme a tutte le altre organizzazioni professionali, l’ordine dei medici, i farmacisti, gli ordini degli avvocati, gli psicologi e le organizzazioni delle donne, ci siamo divisi i compiti in modo altamente organizzato, abbiamo lavorato con l’esercito per riportare la situazione sotto controllo. Anche allora la gente gridava “dov’è lo Stato?”, ma almeno lo Stato non impediva gli aiuti.

La differenza più significativa oggi è che esiste uno spettro autoproclamato e svuotato che chiamiamo Stato, ma la paura che incute questo spettro è così grande che tutte le istituzioni, le organizzazioni e gli individui che gli hanno giurato fedeltà stanno quasi aspettando istruzioni anche per salvarsi dalla morte.

Negli altri terremoti, almeno questo spettro non c’era. Mi chiedi quali siano gli errori e le necessità del primo momento, ma credo che gli errori del primo momento risiedano nella comprensione, nello stile di gestione e nella mentalità che hanno portato a quel momento. Tutti i media e coloro che hanno vissuto il terremoto stanno già denunciando apertamente questi errori. Per l’amor di Dio, cosa significa far aspettare i minatori pronti a partire, e poi inviarli via terra? Cosa significa, nell’era della comunicazione, non fornire un’esigenza vitale come la comunicazione stessa? Chi sono queste aziende? Ci siamo stancati di ripetere la nostra opposizione al “condono edilizio” approvato nel 2018. Sono state concesse licenze a più di 10 milioni di costruzioni inadeguate. Chi ha votato perché questa legge fosse approvata? Quindi, ora, la responsabilità è dei proprietari degli immobili, come dice questa legge? Che razza di mostruosità legale è questa? Tutti gli errori sono stati cancellati?

Lo stesso sbaglio fu commesso prima del terremoto del 1999. Con i condoni degli anni Ottanta, migliaia di edifici inadeguati e irregolari sono stati legalizzati sotto la responsabilità di uffici di controllo certificati. Molti degli edifici crollati rientravano in questo ambito.

Nel 2018, il “condono edilizio” presentato dal governo come se fosse un atto divino quasi alla pari di un trattato di pace tra Russia e Ucraina, questa volta non ha avuto nemmeno bisogno di una copertura come quella degli uffici di controllo certificati. E ora chi è il colpevole? È il proprietario dell’hotel autorizzato ad aprire nonostante sette diverse sentenze di sospensione dell’esecuzione, quell’hotel che ora è diventato la tomba di decine di atleti e guide turistiche? È l’appaltatore ad essere colpevole? Sono coloro che hanno permesso che ciò accadesse? O lo sono tutti?

Mentre l’enorme area di Değirmendere, costruita su una discarica, giace tuttora in fondo al mare insieme a tutti i suoi edifici (dal 1999), c’è chi continua a progettare e costruire edifici su discariche, c’è chi tiene comizi nelle discariche di Maltepe e Yenikapı, piene di macerie edilizie, e continua a raccogliere aiuti per i terremoti in quegli stessi luoghi, quando il terremoto di Istanbul potrebbe verificarsi in qualsiasi momento… Non lo sanno? Non glielo abbiamo detto?

Chi, nonostante tutti i rapporti scientifici, tecnici e legali, ha insistito per costruire un edificio a Gezi Park, l’unica area nel centro di Istanbul che potrebbe essere utilizzata come ospedale da campo, area tende o eliporto? Chi ha usato la violenza contro coloro che hanno cercato di impedirlo, uccidendo otto persone e ferendone migliaia? I nomi di tutte queste persone sono elencati nella sezione “denuncianti” del nostro fascicolo.

Quali società hanno costruito un aeroporto prosciugando il lago e la pianura di Amik (nella provincia di Hatay), quali società hanno redatto rapporti positivi di valutazione dell’impatto ambientale (ÇED), nonostante i rapporti negativi del TMMOB e di altre organizzazioni? Chi ha approvato quei progetti e quei rapporti?

Chi ha costruito un gigantesco aeroporto nella parte più fragile della regione della Tracia, un aeroporto che al primo terremoto  [nei pressi di Istanbul] subirà chiaramente una devastazione peggiore di quella dell’aeroporto di Hatay e che, se non vogliamo parlare di terremoto, non può nemmeno funzionare in caso di vento forte o neve? Chi ha deliberatamente dismesso l’aeroporto Atatürk che funzionava come un orologio, per trovare clienti per il “nuovo aeroporto” e massimizzare i profitti delle bande di costruttori? Chi ci ha condannato a quell’unica pista rimasta? E poi ci si chiede: perché le squadre di ricerca e soccorso non sono arrivate in tempo?

Chi sono i giudici che non si sono pronunciati per la sospensione dell’esecuzione nelle cause che abbiamo intentato? chi ha sottoscritto questi piani, questi progetti? Chi sono i dipendenti delle università e delle commissioni di controllo che hanno redatto le relazioni?

Chi sono i grandi nomi, i nostri famosi colleghi che hanno sottoscritto tutte queste irregolarità, mettendo la propria etica professionale nel portafoglio? Per poi cercare di discolparsi dicendo “se non fossi stato io, l’avrebbe fatto qualcun altro, e io, posso fare un lavoro migliore”. Mi chiedo se ora si nascondano nelle tasche degli appaltatori.

Potremmo continuare per mesi. È tutto lì, con i relativi documenti, negli archivi del TMMOB, fino al prossimo terremoto.

Quale percentuale degli alloggi prodotti fino ad oggi dal TOKİ [Amministrazione per lo Sviluppo Abitativo della Turchia], che con il pretesto della trasformazione urbana è diventato il più grande monopolio del mondo, è stata costruita per persone che vivono in edifici a rischio? Non ho accesso ai documenti, ma credo che sia circa il 10% – andate su internet, controllate il sito del TOKİ.

Chi si rende conto oggi del pericolo rappresentato dalle cave aperte ai margini delle aree residenziali per soddisfare i progetti edilizi solo a Istanbul? La gente del posto e le organizzazioni professionali come la nostra ne sono consapevoli, lo sappiamo e lo diciamo, ma chi ci ascolta?

Fermami, Çiğdem! Vi dico che non si tratta di errori del primo momento, ma di un’assenza di moralità che persiste da anni. La natura ha emesso la sua sentenza. Ora tocca a noi fare lo stesso.

Quindi noi, come persone, non abbiamo alcuna colpa? Oh, certo che sì! Non è stata forse la gente comune che, quando abbiamo lottato per impedire l’attuale sviluppo di Fikirtepe e quello che ne sarebbe seguito, protestando per una ristrutturazione sana, in linea con la ragionevolezza, la scienza, l’ambiente e adatta alle persone, ha fatto irruzione nella nostra riunione e ha appeso uno striscione in mezzo a Kadıköy con su scritto: “Camera degli Architetti, non bloccate i nostri profitti”?

Non è forse colpa della società che pensa che l’edilizia sia solo il lavoro di un gruppo chiamato “appaltatori” e dimentica persino i nomi di architetti, ingegneri e progettisti? Sto seguendo la stampa e vedo che gli unici soggetti autorizzati che ancora riconosce sono i cosiddetti “appaltatori”, ricchi milionari che non hanno alcuna formazione o autorizzazione speciale. Da una settimana sogno i capomastri di un tempo armati del nostro antico sapere.

Per quanto riguarda le ispezioni edilizie… Anche l’attuale sistema di ispezione degli edifici è interamente “legato all’appaltatore”. Perché è l’appaltatore che paga l’ispettore. I diritti di ispezione professionale delle camere competenti del TMMOB sono stati bloccati dal governo. Oggi, la grande maggioranza delle imprese di ispezione degli edifici è costituita da società che si limitano a fornire firme. Le imprese che “fanno bene il proprio mestiere” non trovano lavoro. Inoltre, ogni grande impresa edile ha comunque creato un proprio ufficio di ispezione. In altre parole, cucinatevelo da soli, mangiatevelo da soli e lasciate che la gente muoia.

Oggi le proprietà con 2-3 mila abitazioni sono controllate da un’unica impresa. Gli architetti e gli ingegneri, che dovrebbero essere presenti in loco ogni giorno, sono pochissimi. Eppure, migliaia di nostri giovani colleghi sono senza lavoro.

Ci sono addirittura colleghi che firmano circa mille progetti all’anno. E poiché non ci sono controlli da parte degli ordini professionali, questa distribuzione del lavoro porta a una grande disuguaglianza, alla mancanza di controllo e di qualità. Se si guarda all’istruzione, ci sono università aperte all’interno di condomini, prive di ciò che chiameremmo docenti. Architettura, ingegneria e urbanistica sono state private delle loro nozioni fondamentali; i giovani diventano architetti senza neppure studiare geometria. Etica professionale? Cos’è? Può farti finire in galera. Questa è la situazione in breve, di chi è la colpa? Di tutti noi…

Posso testimoniare con quanto dolore e dispiacere hai ricevuto la notizia di questo terremoto, un terremoto ‘annunciato’, dopo che sia il TMMOB sia gli scienziati avevano lanciato l’allarme per anni… Ricordando Süleyman Demirel [presidente della repubblica tra il 1993 e il 2000, ndr] che dopo il terremoto del 1999 disse “abbiamo imparato la lezione”, oggi se presumiamo di aver imparato la lezione, abbiamo fatto i compiti?

Senza tornare alle mie risposte alla domanda precedente, cercherò di riassumere senza ripetermi. Perdonatemi. Da una settimana il mio cervello è sottoposto a un bombardamento disorganizzato di informazioni accumulate nel corso degli anni. Non riesco a metterle in ordine metodico, una specie di fuga di idee in uno spazio ristretto…

Questa parte del mondo ha ricevuto lezioni dai terremoti fin dal Neolitico. Göbeklitepe, per esempio. La lezione migliore è stata tratta dal terremoto di Erzincan del 1939. Quel terremoto ha portato alla preparazione di leggi sui disastri forse tra le più avanzate al mondo. A questa sono seguite altre grandi lezioni… Ogni volta si è preso nota, si sono fatti piani, sono state disegnate norme e rinnovati i regolamenti. Tuttavia, soprattutto dopo la ristrutturazione economica e ideologica neoliberista iniziata negli anni Settanta, si è verificato un cambiamento molto radicale nella mentalità della pubblica amministrazione. Questo nuovo sistema, instaurato con metodi antidemocratici dal golpe del 1980, senza alcun cambiamento infrastrutturale o misura di sostegno, si è basato principalmente su un’economia di consumo piuttosto che su un’economia di produzione. Le città e le aree rurali, anche se di proprietà pubblica, sono diventate il principale capitale di un’economia basata sulla costruzione. L’obiettivo era anche quello di diventare un centro di attrazione per i capitali internazionali con progetti “folli” e “mega”. Per rimanere al potere, i governi hanno stabilito relazioni molto strette con questo nuovo gruppo di capitali.

Tutte le bande di approfittatori e le mafie di cui parliamo oggi sono il risultato dell’ideologia di quel periodo. Nel frattempo, il terremoto del 1999 ha introdotto un nuovo campo di lavoro: la “rigenerazione urbana” a cui si attribuiscono ancora oggi significati falsati, grazie agli ideologi scientifici neoliberisti. Infatti questo concetto, che in realtà dovrebbe essere usato per indicare “il rafforzamento, la sanificazione e la riabilitazione degli insediamenti”, è stato trasformato in un concetto di “miracolo” nelle mani della nuova industria delle costruzioni sulla base di una traduzione e di una comprensione sbagliate. All’indomani del terremoto del 1999, i “piani e le tecniche di rinforzo rapidi e poco costosi” proposti da tutti i professionisti e gli scienziati sono stati rapidamente accantonati. Le abitazioni già dense, con i dividendi degli appaltatori accettati dalla società, sono state rese quasi dieci volte più dense e i quartieri sono stati costruiti ex novo. E non sono state scelte aree che avrebbero dovuto essere essenzialmente riabilitate, ma aree che potevano fornire alti profitti. Con nuove leggi, il TOKİ divenne proprietario di tutto il patrimonio fondiario dello Stato e aprì queste aree ai “progetti di profitto” dei nuovi appaltatori.

La politica delle case popolari è stata completamente abbandonata, la legge n. 775 è stata abrogata. Il “terremoto” è stato usato come pretesto per realizzare tutto questo più comodamente, e sono state emanate migliaia di nuove leggi e decreti-legge. Per quanto ne so, la legge sugli appalti pubblici è stata modificata 195 volte. L’Organismo per la Pianificazione Statale (DPT) è stato abolito, interrompendo i legami tra la progettazione nazionale e la progettazione fisica. Tutti i poteri di progettazione dei comuni sono stati trasferiti, un po’ alla volta, al Ministero dell’Ambiente e dell’Urbanizzazione, o meglio, a un’unica autorità. Tutti i poteri di pianificazione delle regioni sono stati fatti a pezzi con modifiche a tali piani. Si è tentato di privare gli ordini professionali dei loro poteri di ispezione, poiché stavano cercando di impedire legalmente tutto questo utilizzando i loro poteri costituzionali. Sono stati dichiarati nemici e traditori. Gli ordini degli avvocati sono stati divisi; il sistema giuridico è stato “trasformato” in linea con questa nuova mentalità. Questa trasformazione giuridica è stata inserita nei rapporti sullo sviluppo (parafraso, dopotutto sono in prigione, non ho accesso al testo completo di questi articoli): “Il vero lavoro da fare oggi è fornire le strutture necessarie per i capitali internazionali e locali. I nostri comuni saranno trasformati in organizzazioni promozionali in questo senso. Il nostro sistema giuridico sarà riformato in base a questa nuova situazione”.

Le nostre lezioni si sono fermate di fronte a tutto questo? Posso rispondere a questa domanda con grande tranquillità: no. Abbiamo continuato a livello individuale e istituzionale con maggiore determinazione e impegno. La mia istituzione, il TMMOB, i sindacati, il TTB [Associazione dei Medici in Turchia], gli ordini degli avvocati, le organizzazioni professionali, hanno organizzato centinaia di convegni e incontri sui terremoti a livello locale e nazionale, i risultati sono stati resi noti allo Stato e all’opinione pubblica e le misure da adottare sono state elencate separatamente per ogni regione. Sono stati condotti corsi di formazione professionale e istituzionale, di ricerca e soccorso e in primo luogo di analisi delle costruzioni. Anche la società civile non è rimasta con le mani in mano. È iniziata una seria organizzazione di gruppi di volontari di quartiere per i disastri. Sono state unite le forze con le municipalità, sono stati posizionati container in ogni quartiere, tutti pieni di strumentazioni di soccorso. Ci si chiede ora dove siano. E poi cos’è successo? Tutti si sono messi a cercare nuove piastrelle per la cucina e a rinnovare il vecchio edificio, per aumentare i propri profitti. È una cosa fuori dal comune? No. Tutto questo diventa abbastanza ovvio nel momento in cui le case da strutture abitative si trasformano in strumenti di sicurezza sociale ed economica e in strumenti di profitto, e quando sia lo Stato che l’intera società definiscono il diritto alla casa solo attraverso il diritto alla proprietà. Inoltre, se il suolo urbano viene assoggettato alla proprietà privata, se la proprietà pubblica viene messa a disposizione di chiunque, al fine di fornire reddito allo Stato, allora tutto questo diviene ancora più ordinario.

Così come il settore pubblico cerca di aumentare l’affitto dei terreni di sua proprietà, anche la popolazione cerca di aumentare il profitto dei metri quadrati di sua proprietà. Inoltre, il profitto che la gente cerca è ancora modesto, visto che l’appaltatore ha un profitto dell’80% e le persone di circa l’1%. E non si chiedono mai che cosa fa esattamente l’appaltatore? Che tipo di responsabilità ha l’appaltatore? Quanto all’architetto, all’ingegnere e al progettista, la gente comune non li conosce nemmeno. Sono come subappaltatori del grande imprenditore.

In altre parole, abbiamo imparato la lezione più e più volte, ma alcune persone sono cresciute e hanno realizzato profitti grazie agli ingiusti guadagni che hanno ottenuto su di noi, impadronendosi dei giudizi di valore della società. Siamo stati ridotti alla posizione di disfattisti, di coloro che “non vogliono”, di nemici del popolo, di nemici dello Stato e persino di prostitute. In altre parole, dalla lezione dello Stato abbiamo fallito.

Che senso ha dire “ve l’avevamo detto”? La gente non ci ha ascoltato. Noi glielo abbiamo detto, i professori glielo hanno detto, ma non siamo riusciti a far passare il messaggio alla società. Non siamo riusciti a superare i media, quella gigantesca organizzazione controllata dallo Stato.

Chi alza la voce viene punito anche solo per “aver fatto delle mimiche facciali” [la presentatrice di Halk TV Ayşenur Arslan ha ricevuto un divieto dal Consiglio Supremo della Radio e della Televisione per aver “inneggiato al terrorismo con le espressioni del suo viso”], quindi rimangono solo i social media per dare una lezione, e sappiamo tutti in che stato versano i social media. Twittare può essere motivo di reato. Ora c’è solo una trasformazione da fare: una trasformazione del sistema e della mentalità. Questa è la lezione che ne traggo. Non ci dobbiamo dimenticare che coloro che creano la crisi non potranno mai risolverla, devono essere allontanati subito dalle loro posizioni.

Foto: Italo Rondinella
Foto: Italo Rondinella

Sappiamo che il Ministro dell’Ambiente, dell’Urbanizzazione e del Cambiamento Climatico ha recentemente dichiarato che 6,5 milioni di edifici in Turchia non sono conformi alle norme antisismiche. Gli edifici ispezionati/non ispezionati/che hanno beneficiato di condoni urbanistici ostinatamente rigettati dagli ordini professionali sono crollati. Come descriverebbe la catena di errori a partire dalla fase di progetto?

Se il 75% di un Paese è situato lungo fasce sismiche, la pianificazione deve iniziare a livello nazionale. Dove collocare le industrie, dove gli insediamenti, per quanta gente? A questo seguono i piani strutturali. La struttura geografica, geologica, topografica e ecologica delle aree di insediamento deve essere determinata prima della realizzazione dei piani. Purtroppo, le organizzazioni di pianificazione non includono specialisti nei campi della geologia, della silvicoltura, dell’agricoltura e della geofisica. Esistono valutazioni molto generali, ma nemmeno quelle vengono rispettate. Molte delle persone che hanno ricevuto una formazione in questi campi si trovano senza lavoro. Alcuni lavorano addirittura come guardie carcerarie.

Tra l’altro, nessuna decisione di pianificazione viene più presa in linea con gli obiettivi geografici, geologici, ecologici o sociali. Tutte le decisioni sono prese da politici al servizio del capitale, che considerano la terra come un “bene immobile”, e persino, per così dire, come un “bene immobile di prima scelta”.

Non dimenticherò mai che per la costruzione di un complesso residenziale nella regione di Adana, la faglia è stata spostata di un chilometro con una decisione parlamentare. Le aree in cui i piani regolatori vietano l’edificazione vengono rese atte alla costruzione con emendamenti al piano stesso, per far si che diventino legali. In queste aree sono stati costruiti anche enormi edifici illegali. Questi edifici vengono legalizzati tramite condoni edilizi e inclusi nei piani. Il problema più grande nella fase di pianificazione è che i rapporti di valutazione dell’impatto ambientale, che per legge devono essere preparati soprattutto per i grandi investimenti, vengono commissionati dalle aziende investitrici. È proprio in questa fase che entrano in gioco le scuse e le relazioni fasulle di professionisti di alto livello che hanno perso la propria etica professionale. Le cause intentate da tutte le camere professionali e dalle ONG proseguono senza decisioni di “sospensione dell’esecuzione”. Si tratta di un problema legale talmente importante che i principali responsabili della perdita di oltre trentamila vite e della distruzione di centinaia di migliaia di edifici sono le autorità giudiziarie che non ne fermano l’esecuzione nonostante le perizie in loro possesso.

Dopo tutto ciò, questi piani e investimenti dannosi vengono messi in atto, le costruzioni vengono completate e poi il piano viene cancellato. Ma quel che è fatto è fatto, quei complessi residenziali e quegli edifici sono diventati “ricchezza nazionale”. Sulukule, Tarlabaşı, Hasankeyf, il terzo ponte [sul Bosforo], il terzo aeroporto [di Istanbul], Kanal Istanbul, l’aeroporto di Hatay, [le centrali nucleari di] Akkuyu e Sinop, Zorlu Center, Galataport, gli esempi sono molti.

Si pensi al fatto che i documenti più preziosi dei predecessori di questo Paese, gli archivi ottomani, sono stati trasferiti nel torrente di Kağıthane. Non c’è bisogno di aspettarsi un terremoto, l’edificio viene allagato comunque. Perché? Perché hanno trasformato l’edificio dell’archivio in un albergo. Che cosa ci aspettiamo quando gli archivi ottomani vengono trattati in questo modo?

Lo sappiamo per certo: con il condono edilizio del 2018, circa dieci milioni di edifici in Turchia e 294 mila edifici nella zona sismica sono stati legalizzati nonostante fossero privi di licenza e, in alcuni casi, nonostante le sentenze di demolizione. Tutti hanno ricevuto la licenza.

Quando si parla di ispezioni, tutti pensano a quelle effettuate durante o dopo la costruzione. Naturalmente anche queste fasi sono molto importanti, ma i progetti architettonici e sociali che non stabiliscano un corretto rapporto con il suolo – e ciò include anche i progetti elettrici e meccanici – quei progetti che non tengano conto dell’impatto sismologico dei terremoti, sono condannati a inclinarsi lateralmente, a sprofondare nel terreno o a crollare. Sia durante altri terremoti che ora, abbiamo visto migliaia di esempi, li abbiamo registrati, abbiamo pubblicato rapporti. Mentre l’Ordine degli Architetti e gli Ordini degli Ingegneri meccanici, civili ed elettronici svolgevano le pratiche di supervisione professionale e controllavano i progetti di tutti i nostri colleghi, il governo ci ha tolto questi poteri. L’ispezione dei progetti è stata lasciata agli enti di ispezione degli edifici. Guardate i rapporti delle camere affiliate al TMMOB. Coloro che hanno votato a favore di questa legge in parlamento dovrebbero rileggere i rapporti che sono stati trasmessi loro uno per uno, e fare i conti con la propria coscienza.

Nel frattempo, noi, come Ordine degli Architetti del TMMOB, dal 1995 effettuiamo sia ispezioni professionali sia valutazioni di impatto ambientale. In ogni provincia esistono comitati consultivi per la valutazione dell’impatto ambientale composti da accademici specializzati, camere competenti e architetti ispettivi, e io sono attualmente il segretario del comitato consultivo di Istanbul.

Da Piazza Taksim alle aree di riempimento, ogni edificio che ci viene sottoposto per un’ispezione ha un rapporto di valutazione dell’impatto ambientale (ÇED). Trasmettiamo questi rapporti ai ministeri competenti, ai comuni, ai proprietari, alla stampa, a tutti. In altre parole, cerchiamo di proteggere la brocca d’acqua prima che si rompa.

In questo modo, sia i nostri colleghi che i nostri comuni si tutelano da problemi che potrebbero sorgere in futuro; se c’è un errore, lo si può correggere in fase di progetto.

Nonostante tutti gli ostacoli dell’amministrazione centrale, effettuiamo queste importantissime ispezioni con tutti i comuni con cui firmiamo i protocolli. Tuttavia, a causa del loro carico di lavoro, al momento della mia incarcerazione non avevamo ancora avuto l’opportunità di firmare un protocollo centrale con la Municipalità metropolitana di Istanbul. Se fossimo riusciti a farlo, avremmo avuto un protocollo anche con tutte le municipalità distrettuali. Spero che questo sia stato fatto mentre sono qui.

Mentre un tempo era obbligatorio per i nostri colleghi che lavoravano nelle istituzioni pubbliche essere membri degli ordini professionali, questo obbligo è stato abolito dopo il colpo di Stato del 1980. Gli edifici pubblici sono stati esclusi dalla supervisione sia in fase di progetto che di costruzione, compresi quelli del TOKİ. Ora i piani, i progetti e gli edifici vengono costruiti su commissione.

Questo problema deve essere risolto con urgenza. Gli appaltatori non sono altro che i sicari e i gestori del racket di questo sistema corrotto. (Auguro una pace interiore permanente a quegli appaltatori che fanno il loro lavoro correttamente).

Per quanto riguarda il processo di costruzione, tutte le decisioni relative ai materiali e ai programmi di lavoro devono essere preparate prima dell’inizio dei lavori. Viene formata una squadra di personale tecnico e di lavoratori edili con esperienza e una formazione adeguata sulla sicurezza economica e sociale. La gestione di queste squadre è affidata a supervisori tecnici, esecutivi e di cantiere (ingegneri o architetti). È stata apportata una modifica al regolamento sui direttori di cantiere, in modo da consentire ai tecnici e a coloro che provengono da settori che non hanno nulla a che fare con l’edilizia di lavorare come direttori di cantiere.

Gli architetti hanno il diritto di supervisione professionale derivante dai loro diritti di progettisti dell’edificio. Tuttavia, con il nuovo regolamento sulle ispezioni, queste autorizzazioni sono state trasferite agli ispettori edili che ricevono i loro compensi dall’appaltatore.

Questa volta a cosa dobbiamo prestare attenzione e come dobbiamo procedere per “trarre una lezione” dopo una catastrofe così grande?

Vi faccio un esempio eclatante. Dopo che il primo progetto di restauro approvato per il Centro Culturale Atatürk (AKM, in piazza Taksim, a Istanbul) è stato bloccato e affidato a un’altra impresa, abbiamo saputo che all’interno dell’edificio si stavano effettuando diversi interventi, ma a noi e all’architetto del progetto, M. Tabanlıoğlu, non è stato permesso di entrare nell’edificio. La cosa assurda è che il caro Eyüp [Muhcu, presidente dell’Ordine degli Architetti, ndr] e io abbiamo dovuto tenere una conferenza stampa in Piazza Taksim sotto lo sguardo della polizia, perché era stato chiesto che l’AKM venisse demolito nonostante fossero pronti tutti i progetti di rafforzamento e i finanziamenti. Ora applaudiamo perché il nome dell’edificio è rimasto invariato. Siete consapevoli dell’aumento dell’area di costruzione dell’AKM, della privatizzazione della cultura e dello spreco di risorse pubbliche?

Vorrei avere i miei documenti per potervi raccontare le storie di pianificazione, progettazione e costruzione di tutti questi edifici, uno per uno. Spero di avere tra non molto questa opportunità. Ho 72 anni, ma non c’è da preoccuparsi: la nostra generazione ha dimostrato di essere forte.

Quello che voglio dire è che l’edilizia non è affatto un lavoro facile, soprattutto se ci si aspetta la soluzione da un “appaltatore” che non deve nemmeno aver finito le scuole elementari. Buona fortuna, miei cari. Non ci avete ascoltato, o non siamo riusciti a far sentire la nostra voce.

Non ho molto da aggiungere, sono tutti fatti noti, sto mettendo il mio cuore allo scoperto, tutto qui. Mentre parlo, il numero di vite che abbiamo perso ha superato le trentamila, e ci sono ancora migliaia di persone e animali sotto le macerie. Taccio.

Ma dirò questo: le cose da fare sono chiare, una per una. Mettete immediatamente in atto le proposte e le misure contenute nei rapporti del TMMOB, del TTB, degli ordini degli avvocati, della KESK [Confederazione dei sindacati dei dipendenti pubblici], della DİSK [Confederazione dei sindacati rivoluzionari della Turchia], delle municipalità e delle università nei settori della società, della sanità, dell’istruzione e di fatto in ogni singolo campo.

Vi prego, affinché nessun atto di negligenza rimanga impunito, non rimuovete le macerie senza squadre di procuratori e avvocati, studi professionali, professionisti e funzionari pubblici, e senza un’adeguata raccolta di prove.

Inoltre, spero che il sistema abbia pianificato dove depositare i milioni di tonnellate di macerie, perché hanno già dichiarato anche il numero di piani degli edifici che sperano di costruire nella regione, e senza dubbio stanno già avviando anche le gare d’appalto.

Dichiarate immediatamente le aree di discarica delle macerie e non provocare un nuovo disastro ambientale! Meglio ancora è che lasciaste immediatamente i vostri incarichi a persone con senso etico e ve ne andiate! Subito, immediatamente, una volta per tutte. Questa sarebbe l’azione più importante, più urgente, più utile da fare in questo momento.

Sto soffrendo dentro, il mio cervello non tace. Perdonateci, bambini!

 

 

Foto di copertina: Italo Rondinella

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