Turchia, cultura e società

Avremo anche giorni migliori

in In Italia/Tratti

«Gli occhi dei personaggi che disegno sono più grandi del normale.
Sono estremamente aperti e grandi. Perché gli occhi sono testimoni di tutto…
Parlare non basta, lo so già. Sono gli occhi dei personaggi che raccontano ogni cosa»

Avremo anche giorni migliori – Zehra Doğan. Opere dalle carceri turche. Si intitola così la personale dell’artista e giornalista curda Zehra Doğan inaugurata il 16 novembre e in corso a Brescia al Museo Santa Giulia fino al 6 gennaio 2020, nell’ambito della terza edizione del Festival della Pace organizzato dal comune della città lombarda.

La mostra, a cura di Elettra Stamboulis, e presentata dal comune di Brescia e dalla fondazione Brescia Musei, propone un percorso espositivo di sessanta opere realizzate dall’artista durante i trentaquattro mesi di detenzione nelle carceri di Mardin, Diyarbakir e Tarso. L’esposizione fa seguito alla performance realizzata dall’artista alla Tate Modern di Londra nel maggio scorso.

Le tecniche e i materiali utilizzati per realizzare le opere sono molteplici, cartoni, giornali, spezie, alimenti, sangue mestruale… Il percorso espositivo è suddiviso in tre sezioni, la prima dedicate alle macchie, dove dalla sovrapposizione casuale di materiali e colori Zehra Doğan sviluppa un universo simbolico in cui la rappresentazione umana è sintetizzata nell’esaltazione di una sola componente corporea. Una seconda sezione, la più cospicua, è dedicata alla rappresentazione del corpo femminile a cui la pittrice, giornalista e attivista femminista, dedica gran parte della sua produzione rendendolo soggetto principale anche della rappresentazione politica tesa a una ricerca del linguaggio attraverso cui narrare il dolore. Come affermato in un’intervista pubblicata su La Lettura il 10 novembre, l’artista considera le proprie opere come un archivio storico. “Si tratta di opere che fissano nel presente la memoria collettiva” dove, secondo Zehra, il valore civile prevale sul valore artistico. Chiude la mostra una serie di opere successive alla scarcerazione. Ai dipinti sono poi affiancati brani tratti dal suo diario di detenzione in cui tra l’altro è reso omaggio ad artisti che hanno manifestato il proprio dissenso nella storia.

L’opening della mostra si terrà venerdì 15 novembre alle 19h00 al Museo di Santa Giulia.

Sabato 23 novembre alle 16h00 è previsto un incontro aperto al pubblico in presenza dell’artista.

Inoltre durante tutto il periodo della mostra sono previste visite guidate, ogni giovedì alle 16h00 e ogni domenica alle 10h30, e laboratori didattici per adulti e bambini.

La mostra è resa possibile grazie all’impegno del web magazine Kedistan e dell’Associazione Mirada, partner del progetto.

 

Questa l’intervista con la curatrice Elettra Stamboulis realizzata dalla Fondazione Brescia Musei

 

 

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