In un periodo in cui la letteratura turca vive un interesse crescente nell’editoria italiana rintracciamo qui alcuni filoni, ragioni e tendenze di questa apertura alla Turchia.
Secondo l’ultimo rapporto dell’AIE (2018 per il 2017) ogni anno in Italia si pubblicano circa 70.000 nuovi titoli stampati ogni anno in 130 milioni di copie. Di questi il 16% sono acquisizioni di diritti esteri per un totale di circa 11.000 titoli tradotti. In termini assoluti i numeri del mercato editoriale turco in quanto a pubblicazioni e titoli sono molto simili, con circa 150 milioni di volumi l’anno per 67 mila nuovi titoli del settore “cultura” , ovvero letteratura e libri per l’infanzia (dati 2018).
È all’interno di questo quadro che possiamo cercare di stabilire quale sia il posto della letteratura turca nel mercato editoriale italiano.
Se consideriamo Terra Matrigna di Yakup Kadri Karaosmanoğlu come il primo libro di epoca repubblicana tradotto in Italia, fissiamo la data di inizio delle traduzioni turche nel 1941. Per i primi 50 anni, fino al 1991 cioè, i titoli pubblicati in totale sono 25, ovvero un libro ogni due anni dove i due giganti della letteratura turca Yaşar Kemal e Nazim Hikmet sono solo sporadicamente accompagnati da autori contemporanei come Latife Tekin, Nedim Gürsel, Enis Batur e il primissimo Pamuk negli anni Ottanta. Oltre alle pubblicazioni dell’Istituto per l’Oriente, le case editrici coinvolte in questa operazione sono i grandi nomi dell’editoria dell’epoca, Editori Riuniti, Einaudi, Mondadori, Garzanti e Marsilio.
Nel corso di tutti gli anni Novanta fino alla prima metà del primo decennio del Duemila, con la pubblicazione di almeno un titolo l’anno, si assiste poi a un progressivo aumento delle traduzioni di letteratura turca, in parte fisiologico, dovuto cioè all’impulso e lo sviluppo dell’editoria in entrambi i paesi, ma anche all’interesse in Italia di un paese reduce da un colpo di Stato che continua a far parlare di sé e a destare interesse a livello internazionale, interesse anche letterario. Eppure, con una media di tre titoli l’anno nell’arco dei 15 anni che va dal 1991 al 2006, la lista degli autori pubblicati resta pressoché invariata, con l’aggiunta di qualche nuovo nome soprattutto dopo il 2000, come Susan Samancı, Bilge Karasu o Bukent Uzuner. Nel corso di questo periodo alle case editrici già citate si affiancano altri grandi editori come Tranchida e Sellerio e fanno comparsa editori di piccole e medie dimensioni come, Mesogea, Biblioteca del Vascello.
Il 2006 segna un punto di rottura nell’andamento delle traduzioni turche in Italia per diversi fattori; Orhan Pamuk vince il premio Nobel per la letteratura facendo scoprire la letteratura turca al mondo con una risonanza tale che pochi altri eventi possono portare. In secondo luogo, si cominciano a sentire gli effetti di processi legati alla catena del libro inaugurati nel 2005. Le due principali agenzie di diritti per la letteratura, Kalem Ajans e AnatoliaLit, fondate entrambe nel 2005, cominciano a far conoscere la loro attività proponendo e vendendo titoli turchi all’estero. Il 2005 inoltre è anche l’anno di istituzione del TEDA, ente legato al Ministero della cultura turco che promuove attraverso finanziamenti alle case editrici la traduzione e la distribuzione di opere turche all’estero, evento che stimola e attrae in particolare case editrici piccole e medie, più legate all’editoria di progetto, attente alla ricerca e più bisognose di incentivi alla traduzione. Infine, anche se con un’incidenza meno diretta, alla fine del 2005 la città di Istanbul presenta la candidatura a capitale europea della cultura, evento che si realizzerà nel 2010.
L’effetto di questi fattori fa sì che a partire dal 2007 e fino al 2018, ovvero negli ultimi 12 anni, vengono pubblicati 127 titoli di letteratura turca per una media di 10,5 titoli l’anno su un totale di quasi 200 titoli di letteratura turca in Italia a partire dal 1941. Durante quest’ultimo decennio, quella che si può chiamare un’esplosione in termini quantitativi, se paragonata agli anni precedenti, incide ovviamente anche sulla varietà degli autori presentati. Ai più noti Elif Şafak, Zülfü Livanelli, Ahmet Altan, si affiancano autori meno conosciuti all’estero ma di grande impatto in Turchia come Oğuz Atay, Murathan Mungan, Nazlı Eray pubblicati soprattutto da piccoli editori come Mesogea, Lunargento, Gremese che si avvalgono dei finanziamenti del TEDA.
È solo però negli ultimi anni, a partire dal 2014, che l’attenzione per la letteratura turca incrementa arrivando a pubblicare fino 14 titoli l’anno (2017), mostrando uno spiccato interesse per autori e titoli legati alla politica. L’attualità della Turchia dopo le proteste di Gezi del 2013 e soprattutto dopo le elezioni del giugno 2015 diventa oggetto di un interesse che trascende la letteratura e ricerca in essa informazioni sulle “condizioni culturali e sui luoghi del sapere” del Paese.
Autori di grande risonanza pubblicati in Italia tra il 2016 e il 2018 come Ece Temelkuran, Can Dündar, Ahmet Altan, Pınar Selek, Selahattin Demirtaş sono giornalisti, sociologi, politici, intellettuali prima ancora che scrittori, e della Turchia raccontano con una lingua a metà tra la letteratura, l’autobiografia, il saggio e il giornalismo la sua drammatica attualità.
Un caso emblematico in questo panorama è rappresentato da Aslı Erdoğan, classe 1967, scrittrice e intellettuale che si è occupata accessoriamente di giornalismo, pubblica il suo primo libro in Turchia nel 1996 e viene pubblicata per la prima volta in Italia dall’editore Keller, nel 2014, con il romanzo Il Mandarino Meraviglioso. Tuttavia fino all’arresto dell’autrice e degli altri membri del comitato di redazione del quotidiano Özgür Gündem accusato di terrorismo per le sue posizioni filocurde nell’agosto del 2016, l’attenzione per lei in Italia è stata molto scarsa. A pochi mesi dal suo arresto decine di operazioni librarie e editoriali sorte per far conoscere e promuovere la sua voce e la sua condizione di “scrittrice d’opposizione” sono nate spontaneamente in Italia, e in forma più istituzionalizzata in tutta Europa. Così Erdoğan è stata presentata come figura di intellettuale e attivista mentre è stata lasciata in secondo piano la sua opera letteraria e il suo profilo di scrittrice. Al punto che quello che è considerato il suo capolavoro, La Città dal Mantello Rosso, romanzo pubblicato nel 2006 e già tradotto e insignito di diversi premi letterari all’estero, vedrà la luce in Italia solo nel 2020, per la casa editrice Garzanti, sulla scia di un eco che fornisce un’immagine lievemente distorta del suo meticoloso lavoro sulla lingua e sulla letteratura.
Altri esempi sono rappresentati da scelte editoriali di autori che per la loro voce più o meno esplicita di opposizione trovano un consenso diverso in patria o all’estero, è il caso di Burhan Sönmez, pubblicato per a prima volta da Del Vecchio nel 2014 e successivamente da nottetempo che ha ripreso molte delle le sue opere, o al contrario di Bejan Matur, poetessa curda con oltre 10 raccolte di poesie all’attivo, molto letta, ammirata e criticata in Turchia, tradotta in oltre venti lingue, ma che in Italia, nonostante sia stata più volte invitata a festival e rassegne di poesia, è conosciuta solo per il suo libro reportage dedicato a ex guerriglieri curdi. Un altro caso è quello dell’editore Feltrinelli che dopo aver pubblicato un autore turco di spessore come Nedim Gürsel nel 1989 attende il 2018 per tornare a pubblicare uno “scrittore turco”, Selahattin Demirtaş, politico e curdo.
Intanto la letteratura turca contemporanea si muove su diversi binari, nuove tendenze che vanno da un inedito filone dell’assurdo, del poliziesco, del noir e del fantastico (Afili Filintalar), all’uso dell’ironia di Ercan Y. Yılmaz o di Süreyyya Evren, dalla riscoperta del romanzo classico e dell’epopea (Faruk Duman), al romanzo d’avventura/rocambolesco ambientato in epoca ottomana (Özgür Mumcu, Fuat Sevimay, Ihsan Oktay Anar) sino all’equilibro linguistico talvolta minimale di scrittori che osservano e descrivono in dettaglio la società e le dinamiche umane che la regolano a partire da punti di osservazioni minimi e eventi banali (Ayhan Geçgin, Sema Kaygusuz, Hakan Bıçakçı). Pur essendo molto diversi nello stile e nella forma, si tratta di scrittori che lungi dal disinteressarsi della società e della politica, trovano forme espressive meno dirette e esplicite per descrivere il proprio paese, le relazioni sociali e familiari che lo abitano, il proprio dissenso. O ancora Gaye Boralioğlu che con ironia, a tratti amara, scrive degli squilibri insiti nella società tra donna e uomo. Fino ad oggi di queste tendenze si è reso poco conto in Italia negli ultimi anni.
Tuttavia dopo la scoperta della ‘Turchia come ‘paese’ si continua a registrare un interesse crescente verso autori contemporanei. A occuparsi di questa operazione editoriale sono per lo più case editrici piccole-medie, indipendenti, che si avvalgono della collaborazione di giovani traduttori-scout, sfruttano le possibilità di incontri per professionisti organizzati in Turchia, leggono in altre lingue gli autori turchi tradotti. Alcuni esempi sono il romanzo Tol di Murat Uyurkulak pubblicato da Passigli nel 2016, Antabus di Seray Şahiner edito da Neri Pozza, entrambi tradotti da Luis Miguel Selvelli, Ancora e A con Zeta di Hakan Günday pubblicati da Marcos y Marcos nella traduzione di Fulvio Bertuccelli, Impronte di Hasan Ali Toptaş pubblicato da Del Vecchio nella traduzione di Giulia Ansaldo. Quanto ai classici, anche qui c’è anche qui una tendenza alla riscoperta di autori fondamentali pubblicati per la prima volta in italiano come Adalet Ağaoğlu, Ahmet Hamdi Tanpınar, Sabahattin Ali, Yusuf Atılgan e presto anche Sait Faik, la cui ingiustificata assenza nel catalogo della letteratura turca in Italia sino a oggi, se si esclude un’antologia di racconti tradotta dalla rivista A oriente! nel 2007, oggi fuori catalogo, è una dimostrazione del lungo lavoro ancora da compiere in questo senso. A guardare le pubblicazioni del biennio 2019 – 2020 si può scorgere una crescente attenzione per titoli che non trattano di attualità in maniera esplicita ma lavorano sulla lingua e sull’espressione. Il lungo cammino della letteratura turca in Italia sembra quindi essere finalmente riuscito, dopo quasi ottant’anni, a creare uno spazio di interesse nel mondo editoriale italiano soffocato da una iper-produzione e da una disponibilità ridotta per la letteratura straniera. (ga)