Un racconto di Hakan Bıçakçı
“Başım belada
Üzerime kan sıçramış doğarken
Uyuklarım yarıda kalmış.”
(Ahmet Kaya)
“La testa in subbuglio
Venuto alla luce ricoperto di sangue
I sogni rimasti a metà”
Ho trascorso i migliori anni della mia vita giocando a Candy Crush in metrobus. Record dopo record ho consumato di nostalgia diversi iPad. Non sono mai sceso alla fermata di Ayvansaray. Sono sempre sceso a Beylikdüzü. Andare e tornare da lavoro è una scusa. È come stessi sempre fermo in realtà. Fermo, aspetto te. La tua proposta di matrimonio. Oppure almeno la proposta di andare a vivere insieme. Va bene, diciamo neanche quello, aspetto di sedere con te quarantacinque minuti in uno di quei caffè di Kadıköy arredati come una casa. Pare che dovrò aspettare ancora a lungo. Inquieto nel posto in cui sto, da qualche parte nella mia testa sembra si sciolgano ghiacciai. Di continuo. Poi un giorno la tua partenza d’un tratto. A Berlino. Per lavoro. Per sempre. Sembra uno scherzo. Addirittura una barzelletta. Di quelle di Temel. Mi sono detto, imparo il tedesco, ho lasciato perdere. Come se a sapere il tedesco, se venissi a trovarti per le vacanze, se ci trovassimo da qualche parte a prendere un caffè o una birra, non sarei da meno nel fare l’ordinazione. O come se, anche stando qui, potessi esserti un po’ più vicino.
Ho trascorso i migliori anni della mia vita giocando a Candy Crush in metrobus. Non sono mai sceso alla fermata di Cevizlibağ, sono sempre sceso a Beylikdüzü. Adesso ad esempio mentre avanzo da Cevizlibağ a Merter mi avvicino o mi allontano da Berlino? Anche se poco. O sono io che sto perdendo la testa? Anche se poco. Sarebbe stato peggio non ci fossi più, o è molto più dura che tu ci sia, in qualche posto lontano, e in vita? Che domanda è questa? Che tipo di malattia? Che genere di amore è questo? È perché sono una brutta persona? Forse è così. Ci fosse stata di mezzo la morte sarebbe stato tutto molto più pulito. Di colpo. Come un gatto schiacciato mentre attraversa la strada, un’emorragia dopo aver partecipato a una stupida rissa, un infarto sul campo da gioco, fosse caduto l’aereo a causa di un inspiegabile guasto o se l’autobus sul quale viaggiavi fosse rotolato giù dalle transenne in una notte piovosa. Che sacrilegio, neanche a pensarci. Da qualche parte nella mia testa si sciolgono ghiacciai. Ho l’impressione di avere sempre l’emicrania.
Ho trascorso i migliori anni della mia vita giocando a Candy Crush in metrobus. Non sono mai sceso alla fermata di Yenibosna. Sono sempre sceso a Beylikdüzü. Come tutto fosse rimasto a metà. Quella parte immaginaria che sognava il mio futuro insieme a te… Hai presente quando nei vecchi film turchi strappano e gettano via la metà della fotografia dell’ex? Bene, non è quello. Per me la fotografia o è intera o non c’è affatto. Non puoi strapparla così facilmente. Non puoi vivere come una mezza fotografia. È come svegliarsi durante un sogno. Gli occhi assonnati. Ogni cosa rimasta a metà. Anche il tedesco è rimasto a metà. Non ho imparato neanche quel tanto che basta a spiegare la mia pena. A dire il vero non so neppure quanto riesca a spiegarla in turco la mia pena. La conosco molto bene quella, è che non so raccontarla. Eppure quando sono tra me e me, la racconto molto bene. Ma se mi siedo a parlare con qualcuno per fare due parole, non funziona. Mi viene da dire solo un decimo di ciò che ho in mente, e un centesimo di quanto ho nel cuore. Il resto mi rimane dentro. Dopo un po’ uno si stanca persino di se stesso. A volte non basta intendersi bene.
Ho trascorso i migliori anni della mia vita giocando a Candy Crush in metrobus. Non sono mai sceso alla fermata di Perpa. Sono sempre sceso a Beylikdüzü. Tu nella mia mente, davanti a me caramelle colorate, nelle cuffie Ahmet Kaya. Tutto mescolato. La testa in subbuglio. Eccetto me sono tutti viaggiatori, con quegli strani giornali in mano. Quelle strane espressioni sul volto. Chi cede il posto agli altri, chi non lo cede. Chi prende il posto di un altro. Come se tutti avanzassero e io fossi fermo tra loro. Come una balaustra. Tu com’è che ti muovi? Stando a Facebook in bicicletta. Quand’è che sono salito su una bicicletta l’ultima volta? Giuro non me lo ricordo. Mi sembra di ricordare soltanto l’emozione dell’attimo in cui sono passato da quattro a due ruote. Così come l’immagine di un film vista cambiando canale… E dietro mio padre, con il suo appannato orgoglio. Come una balaustra. Nient’altro. Quante ore corrono tra noi? Che io sappia una. È più tardi o più presto laggiù? Pardon, che ore sono laggiù?
Ho trascorso i migliori anni della mia vita giocando a Candy Crush in metrobus. Non sono mai sceso alla fermata di Edirnekapı. Sono sempre sceso a Beylikdüzü. La prima fermata invece è Zincirlikuyu. Quante fermate ci sono nel mezzo? Quante fermate ci sono tra noi? Non saremmo come quelle persone che corrono a Ovest su una nave che viaggia a Est? Quelli che pensano a Berlino sul metrobus diretto a Beylikdüzü… Quelli che a forza di pensare sembra sciolgano i ghiacciai che hanno in testa. Ormai siamo verso la fine. Sembra che tu resti indietro. Ai tempi in cui nel mondo c’era vita… Ormai non mi giro più a guardare indietro. Mi giro e dormo. Forse è perché mi annoio, mi sdraio e dormo. Persino a lavoro. Tedio continuo. Nelle più cupe profondità di Beylikdüzü. Non so quanto sia diventato materia di pettegolezzi con questo mio nuovo atteggiamento. Frase dopo frase. Pensino cosa vogliono, io non penso a loro. Non penso più nemmeno a te, ecco. Penso che non esisti più. Certo non esistessi davvero sarebbe più facile. Ti considero sotto terra fin dove può la mia forza d’immaginazione. Non te la prendere.
Ho trascorso i migliori anni della mia vita a giocare a Candy Crush in metrobus. Dio ti maledica.
Trad. G. Ansaldo
Candy Crush in metrobus è un racconto di Hakan Bıçakçı pubblicato con il titolo Metrobüste Candy Crush nella raccolta Hikayede Büyük Boşluklar Var (Nella storia ci sono grandi vuoti) pubblicata da Iletişim Yayınları nel 2015.
Diritti riservati per la traduzione italiana, ©Kaleydoskop, 2018 (su concessione dell’autore)
Hakan Bıçakçı è nato a Istanbul nel 1978. Dopo aver completato gli studi in economia all’Università Bilkent di Ankara è tornato a Istanbul dove ha cominciato a lavorare come redattore di letteratura, cinema e cultura popolare su diverse riviste e quotidiani. Ha pubblicato il suo primo romanzo nel 2002 con il titolo Romantik Korku (Paura Romantica). Da allora ha pubblicato sei romanzi e tre raccolte di racconti, tutti per la casa editrice Iletişim, e numerosi contributi in opere collettive. Il romanzo Apartman Boşluğu del 2008 (Il foro dell’appartamento) è stato tradotto in arabo, bulgaro, inglese, rumeno, albanese.
Illustrazione di copertina di ©Aslı Alpar per Kaleydoskop