Negli ultimi mesi in Italia è stata avviata una campagna per l’abolizione del 41bis, che nelle istituzioni carcerarie in Turchia corrisponde alle prigioni di tipo F (F tipi cezaevi), e Alfredo Cospito, detenuto politico nel carcere di Bancali (Sassari) è in sciopero della fame da circa 100 giorni. Lo sciopero della fame è una risposta estrema attuata nel momento in cui ai detenuti, principalmente quelli politici, viene tolta qualsiasi altra possibilità di espressione. Purtroppo negli anni abbiamo coperto a livello mediatico alcuni casi emblematici di personalità connesse al mondo della cultura e della politica che in Turchia hanno scelto di intraprendere quest’ultima lotta.
Tra queste il caso dell’avvocata Ebru Timtik, morta il 27 agosto 2020 dopo 238 giorni di digiuno. Timtik era rinchiusa da circa tre anni nel reparto di massima sicurezza del carcere di Silivri con una condanna a 13 anni e sei mesi. Nel 2017, quando era stata arrestata con altri 18 avvocati dell’Associazione degli Avvocati Progressisti-Çağdaş Hukukçular Derneği (Çhd), era stata accusata di appartenenza all’organizzazione considerata terroristica Dhkp-C. A lei e ai colleghi arrestati furono comminate pene in primo grado per un totale di 159 anni di carcere.
Altro caso emblematico è quello di due membri del gruppo musicale Grup Yorum, Helin Bölek e Ibrahim Gökçek, e del prigioniero politico Mustafa Koçak, anch’essi accusati di legami con l’organizzazione d’ispirazione marxista leninista Dhkp-C, che hanno perso la vita dopo più di 200 giorni di sciopero della fame. Fondato nel 1985, Grup Yorum è uno dei più importanti e conosciuti gruppi di musica di protesta in Turchia che ha subito fin dalla sua fondazione una continua repressione politica applicata sia sui musicisti che sulla loro produzione. Nel 2020 Helin Bölek e Ibrahim Gökçek, in “detenzione preventiva” già da due anni, intraprendono uno sciopero di protesta che li porterà alla morte a un mese di distanza l’uno dall’altra.
Questi casi, di cui riproponiamo gli approfondimenti, ritornano oggi nell’immortalità delle loro battaglie. Battaglie che non seguono confini nazionali e che rinascono in ogni luogo nelle proteste di coloro che lottano per le proprie idee e ricevono un trattamento disumano.