Turchia, cultura e società

Ecoattivismo al cinema
Intervista alla fondatrice di BIFED

in Eventi/Schermi/Società

Da sei anni, l’incantevole isola turca di Bozcaada – a pochi chilometri da Lesbo, di fronte alla costa egea del paese – ospita BİFED, Bozcaada Uluslararası Ekolojik Belgesel Festivali, Festival Internazionale di Eco-Documentari. In soli sei anni, il festival è divenuto un’eccellenza nel suo genere, e anche quest’anno  ospiterà, dal 9 al 13 Ottobre, un’interessante selezione di documentari provenienti da tutto il mondo che trattano problematiche di politica ambientale, offrendo anche momenti di scambio come workshop e dibattiti. Abbiamo intervistato Petra Holzer, co-fondatrice, con Ethem Özgüven, del festival cercando  di capire meglio lo spirito che lo anima, in un contesto, come quello turco, in cui le problematiche ambientali sono sempre più serie e al tempo stesso volutamente escluse dal dibattito pubblico.

Come è nata l’idea di BİFED, e come mai avete scelto l’isola di Bozcaada come luogo in cui realizzarlo?

Io ed Ethem abbiamo lavorato per anni nel campo del cinema su temi ambientalisti, o ancor meglio, sullo stare bene in questo mondo, come esseri umani. In fondo, l’ambiente è il tema più importante del nostro tempo!

Quando ci è venuta l’idea di organizzare un festival cinematografico, abbiamo cercato per anni un luogo in cui poterlo realizzare. Nel frattempo, da circa vent’anni andavamo regolarmente a Bozcaada, che ormai era la nostra seconda casa. Nel 2014, dopo le elezioni locali, il nuovo sindaco ci ha proposto di scegliere l’isola come luogo in cui realizzare questo progetto: l’abbiamo subito trovata un’idea magnifica. Bozcaada è un luogo unico nella regione per la sua biodiversità, le sue fonti d’acqua, la fauna che la popola.

Come mai avete scelto il medium del documentario, in particolare?

Beh, un documentario ti permette di raccontare a fondo e genuinamente una realtà, e di dar voce a molti. In un contesto come un festival, queste voci possono incontrarsi, imparando non solo le problematiche che ci sono altrove, ma ancor meglio condividendo le soluzioni. Quest’anno abbiamo ricevuto 450 richieste di partecipazione, da 60 paesi diversi (e abbiamo guardato tutti i documentari, eh!). Si tratta di una magnifica occasione di scambio.

Tra i film finalisti di questa sesta edizione di BİFED ci sono due film turchi: Ovacık e The mountain of water (La montagna d’acqua). Di cosa parlano?

Ovacık è il nome di una piccola cittadina nel sud-est del paese, di cui è stato sindaco Mehmet Maçoğlu, eletto poi nella primavera del 2019 primo cittadino di Tunceli [da allora per la prima volta un capoluogo di provincia turco è amministrato da un membro del partito comunista, ndr]. Maçoğlu ha adottato politiche sociali e di ridistribuzione che favoriscono la produzione agricola locale e su piccola scala, creando cooperative e favorendo la diffusione di sementi antiche nelle zone circostanti.

The mountain of water-Strandja parla di una zona boschiva, popolata di mangrovie, sul confine con la Bulgaria: qui, l’estrazione di pietre usate come materiale edile sta distruggendo l’ecosistema, danneggiando le falde acquifere. C’è una piccola comunità che resiste, ma è difficile per loro far sentire la propria voce.

Ci tengo a sottolineare che entrambi i film sono realizzati da registe donne, Ayşegül Selenga Taşkent e Racia Adar: il 50% dei film presenti a BİFED sono realizzati da registe donne e provengono dal sud del mondo. Questo ci distingue da molti altri festival cinematografici, e ne siamo fieri.

In Turchia, come altrove nel mondo, grandi speculazioni economiche minacciano l’ambiente, sia nelle grandi città – come è avvenuto recentemente ad Istanbul con la costruzione del terzo ponte sul Bosforo o il nuovo aeroporto – che in zone più periferiche come a Sinop ed Hasankeyf. L’ambiente non è decisamente tra le priorità nell’agenda dei politici turchi, ma sembra essere così anche per i cittadini. Mi sbaglio?

Credo di sì, ti sbagli. I cittadini turchi sono sempre più consapevoli della crisi ambientale e vi sono molte storie locali di lotta per il territorio. Purtroppo, però, è praticamente impossibile sentirne parlare perché la maggior parte dei media sono sotto il controllo del governo, e non è nel loro interesse dar voce a chi denuncia questi grandi progetti in cui di solito il governo è più o meno direttamente coinvolto.

Questo fa sì che la maggior parte dei cittadini non abbia accesso a informazioni sul tema ambientale, o almeno non in maniera semplice: dovrebbe cercare attivamente queste informazioni, sui social media ad esempio. E la vita è così piena di preoccupazioni quotidiane che non c’è tempo per farlo. L’unico modo per ottenere regolarmente queste informazioni è fare parte della comunità ambientalista, del green network.

La pressione della situazione politica si può avvertire anche dal fatto che – ho l’impressione – in Turchia negli ultimi anni vengono prodotti sempre meno film relativi all’attivismo ambientale: potrebbe trattarsi di una forma di auto-censura.

Il nostro festival cerca di contribuire a questo circolo di “informazione verde”, portando qui storie da tutto il mondo e proponendo anche storie dalla Turchia: così, si scoprono tante similitudini. Ad esempio, abbiamo ricevuto moltissimi lavori relativi alle miniere d’oro, da tanti luoghi diversi. Stesse minacce per l’ambiente, stesse minacce contro chi cerca di opporsi.

Nel sito di BİFED, scrivete che Bozcaada è minacciata da grossi progetti di sviluppo che potrebbero alterare il suo ecosistema. Ce ne parleresti meglio?

La prima minaccia al microsistema esistente a Bozcaada è il turismo di massa: sempre più persone vogliono visitare questo luogo meraviglioso, e alcune delle persone del luogo sfruttano quest’onda di interesse per poter fare profitto costruendo alberghi, stabilimenti balneari e quant’altro. Questo è comprensibile, soprattutto in un periodo di intensa crisi economica come quello che attraversa la Turchia oggigiorno… ma si tratta veramente di una soluzione a lungo termine per l’economia locale? O rischia piuttosto di danneggiare irreversibilmente l’equilibrio tra uomo e natura in questa zona?

La regione è minacciata poi da altri progetti di diverso tipo: ad esempio, sulla montagna di Ida (Kazdağı), è attiva una miniera per estrarre oro, molto dannosa per l’ambiente circostante. Dalla fine dello scorso luglio, è in corso un sit-in permanente di attivisti che denunciano la pericolosità del progetto. Inoltre, la zona del mar Egeo è stata scelta per ospitare centrali a carbone, centrali geotermiche e si parla anche della possibilità che si inizino estrazioni con il fracking. Si tratta di zone in cui esiste da sempre una produzione agricola su piccola scala, ad esempio legata all’olio d’oliva, che rischia di scomparire.

BİFED non prevede solo la proiezione di documentari ma molte altre attività che coinvolgono molto la popolazione dell’isola e attirano visitatori dal resto della Turchia.

Infatti, BİFED prevede anche workshop e dibattiti. Non c’è ancora un calendario definitivo, ma posso dirti cosa sappiamo finora: ci saranno workshop sulla costruzione di giocattoli ecologici, sulla produzione manuale del feltro, sulla cultura del cibo fermentato (tarhana) e sull’uso delle sementi locali e tradizionali. Anche il tema delle sementi è molto sentito a livello globale, e si riflette nei documentari che riceviamo. Vendere le sementi tradizionali è proibito, a livello globale, così come è proibito vendere i prodotti coltivati a partire da questi semi, anche se sarebbero i più genuini.

Ogni anno avete anche qualche “ospite speciale”, e quest’anno potrebbero essere particolarmente interessanti per il pubblico italiano.

Si, quest’anno saranno nostri ospiti Alberto Vendemmiati e Fabrizio Lazzareti, registi del documentario “JUNG-Nella terra dei Mujaheddin”. L’Afghanistan sta venendo dimenticato, ma c’è una guerra ancora in corso laggiù, solo l’altro giorno decine di persone sono morte per una bomba esplosa a Kabul. Questa guerra è la causa di una crisi migratoria e anche ambientale: non è possibile far crescere nulla in una terra martoriata dalla violenza. JUNG racconta il lavoro di medici come Gino Strada nel corso della guerra: quest’anno avremmo dei festeggiamenti speciali a BİFED per il 25esimo anniversario di Emergency.

Dunque, noi parliamo di “ecologia” nel senso più ampio del termine! La mia lingua materna, il tedesco, mi spinge sempre a cercare l’etimologia delle parole: ecologia significa vita. Questo è un festival sulla vita e su ciò che la ostacola. (Sofia Verza)

Una piccola nota: tre film dell’edizione 2018 di BİFED sono stati proiettati al Cinemino Polifemo di Ragusa, il 30 Agosto 2019.

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