Come ogni anno, dal 2007, in occasione dell’8 marzo è stato assegnato il premio intitolato alla scrittrice e attivista per i diritti delle donne Duygu Asena. Solitamente assegnato a una sola personalità, quest’anno il premio PEN Duygu Asena è stato assegnato a tre nomi di spicco della cultura e della società civile:
Gülseren Onanç: attivista e politica, ex vicesegretaria del partito CHP e fondatrice della piattaforma SES – Uguaglianza, Giustizia, Donne.
Haluk Levent: musicista e attivista per i diritti umani, fondatore dell’associazione AHBAP, tra le prime realtà a attivarsi per portare soccorsi nelle zone terremotate e che nonostante gli ostacoli e le minacce è riuscita a organizzare sostanziali campagne di aiuto e raccolta beni da portare nelle città colpite dal terremoto.
Pınar Selek: sociologa, attivista e scrittrice, in esilio in Francia, al centro di un processo che dura da oltre 25 anni e che la vede accusata di complicità con il PKK per le sue ricerche in sociologia. Dopo quattro assoluzioni e otto anni di attesa, quest’anno l’ultima assoluzione è stata annullata ed è stato nuovamente richiesto il suo arresto. La prossima udienza del processo si terrà, sempre in sua assenza, il 31 marzo. Anche il premio è stato ritirato dal padre e dalla sorella. Pubblichiamo il suo discorso per l’assegnazione del premio.
“Pilota automatico. Sono certa che questo concetto esprima la vostra situazione odierna quanto la mia. Perchè le parole sono finite. Per non rimanere schiacciati sotto il peso orribile del nostro dolore, lavoriamo e basta. Per non permettere alla cattiveria di spazzare via tutto, annaffiamo la vita e la giustizia. Ci tendiamo una mano. Condividiamo il nostro lutto, la nostra lotta per la giustizia, il nostro pane, la nostra tenda. Così il nostro coraggio aumenta.
PEN, di cui faccio parte, è il nome della solidarietà che supera muri e confini. E per la prima volta quest’anno il premio intitolato a Duygu Asena è stato condiviso tra tre persone. Perché ovunque siamo ci tendiamo la mano. Perchè possiamo uscire da queste macerie tutti insieme, senza dimenticare nessuno.
Quanto a Duygu, è il mio angelo. Il mio angelo del coraggio. Nei miei momenti più brutti, poco dopo essere stata arrestata, è venuta a trovarmi in carcere, ha visto sul mio corpo le tracce della tortura. Poi, fuori, è stata tra le prime ad accendere la scintilla della solidarietà. Non dimentico i suoi occhi che mi guardavano amichevolmente da dietro le sbarre di ferro. Quegli occhi non mi hanno mai abbandonato negli anni trascorsi in carcere. Adesso io dedico il premio ricevuto in suo onore a tutte le donne che in carcere stanno lottando per la giustizia. In nome di Duygu, in nome mio, in nome delle nostre sorelle che ci rappresentano entrambe, in nome delle lucciole con le quali condivido questo premio… In nome della vita, della giustizia, della salvezza della liberta…”
Pınar Selek