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Terremoto / due mesi in otto fotografie

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A più di due mesi di distanza dai terremoti che il 6 febbraio e nei giorni a seguire hanno scosso principalmente l’area del confine turco-siriano, proponiamo un racconto per immagini del fotografo Italo Rondinella.


Un edificio nel quartiere residenziale di Akevler ad Antiochia. Secondo le stime divulgate dalla stampa internazionale, nei giorni immediatamente successivi al sisma, il terremoto avrebbe colpito in Turchia 160.000 edifici. Circa 520.000 appartamenti sarebbero crollati o risulterebbero gravemente danneggiati (fonte: Reuters).


Suzan Okur (casalinga) in una delle tende dove vive, dal giorno del sisma, con la sua numerosa famiglia. La loro casa, ormai inagibile, si trova a Tekebaşı, un quartiere di Samandağ, città della provincia di Hatay, vicino ad Antiochia. Secondo i dati resi pubblici dall’AFAD (la Protezione Civile turca), oltre 2 milioni di vittime del terremoto vivono dentro le tende. Nelle tendopoli lo stesso bagno e la stessa doccia sono utilizzati da circa 83 persone.


L’UNDP (il programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo) ha stimato che il sisma abbia provocato tra i 116 e i 210 milioni di tonnellate di macerie che dovranno essere rimosse prima di qualunque intervento di ricostruzione. L’ultimo grande terremoto in Turchia (quello del 1999) aveva prodotto 13 milioni di tonnellate di macerie.


Secondo l’UNICEF (il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia) 4,6 milioni di bambini vivono nelle 11 province turche colpite dal terremoto, mentre 2,5 milioni di bambini vivono nelle aree colpite in Siria. La stima di quanti di costoro abbiano perso la vita non è ancora attendibile. Secondo il ministero turco della famiglia e dei servizi sociali almeno 1.362 bambini turchi sono rimasti senza famiglia.


Tutti gli edifici residenziali nel centro di Antiochia sono rimasti disabitati perché pericolanti. In un discorso tenuto alla riunione nazionale per la prevenzione dei rischi il leader turco Erdoğan ha annunciato che più di 200 mila edifici in Turchia saranno tempestivamente demoliti a causa dei gravi danni subiti per il terremoto.


Nelle diverse province colpite dal sisma si sono registrati episodi di sciacallaggio all’interno dei locali commerciali. In questa immagine, quel che resta di un negozio di abbigliamento in una via dello shopping nel centro di Antiochia.


Foto: Italo Rondinella

Molti collegamenti stradali sono stati danneggiati dal sisma. In questa foto uno squarcio sul cemento nella strada di accesso allo stadio nuovo di Hatay.


 

Secondo i dati del Ministro dell’Interno turco il numero dei morti tocca quota 50 mila. Il dato tiene conto solo dei corpi rinvenuti ed estratti dalle macerie e non di quelli che sono rimasti sotto. Non essendoci spazio nei cimiteri comunali sono state predisposte – sotto il controllo dell’esercito – delle zone di tumulazione dei cadaveri nelle periferie delle città. In uno di questi “nuovi cimiteri”, in una zona rurale fuori dal centro di Antiochia, la famiglia di un uomo di 42 anni, a cui è stata assegnata la fossa numero 87, ha dato un nome alla sua sepoltura.

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