Il giornalismo di strada in Turchia, basato principalmente su interviste raccolte per strada a persone comuni su argomenti di attualità e politica, ha una rapida e larga diffusione, amplificata dai social, primo tra tutti il canale YouTube. Alla pari di altri media, subisce non meno attacchi.
Domenica 12 dicembre all’alba sono stati arrestati tre giovani cronisti che trasmettevano le voci della strada sui loro canali YouTube. Si tratta di Arif Kocabıyık di İlave TV (traducibile come “TV partecipazione”), Hasan Köksoy di Kendine Muhabir (“Cronista da sé”) e Mehmet Koyuncu del canale Sade Vatandaş (“Semplice cittadino”). Le abitazioni dei tre sono state perquisite, Köksoy non era in casa al momento dell’operazione, è stato preso in custodia nella giornata di domenica e poi rilasciato, mentre gli altri due restano in stato di fermo. Non è chiaro il motivo preciso dell’operazione.
Quello delle interviste di strada è un fenomeno recente e molto seguito: i canali contano ciascuno centinaia di migliaia di follower e si propongono di dare voce, senza filtri, ai cittadini comuni interrogandoli su fatti di cronaca e attualità. Si aggiungono a vere e proprie televisioni presenti su YouTube, tra cui Halk TV (“TV Popolo”) che, grazie a uno spazio di relativa libertà d’espressione concesso dalla sfera digitale, criticano in maniera anche aspra la classe politica.
I video dei cronisti di strada sono spesso un’occasione per esprimere il malcontento sulla pesante crisi economica dell’ultimo periodo e hanno reso i giornalisti arrestati il bersaglio di minacce e intimidazioni. Con le loro domande i cronisti di strada provocano spesso accese discussioni tra passanti di idee politiche opposte, che talvolta vengono messe a tacere solo dall’intervento delle forze dell’ordine. È per questo che i tre giornalisti coinvolti nell’operazione conducono le loro interviste in città sempre diverse e non sono nuovi a fermi da parte della polizia: per esempio Arif Kocabıyık, di posizioni fortemente kemaliste, era stato prelevato e poi rilasciato già tre mesi fa.
L’operazione dell’alba di domenica segue il sermone del venerdì emanato dal Direttorato per gli Affari Religiosi (Diyanet) lo scorso 10 dicembre, che era tutto incentrato sull’immoralità del mondo digitale. Al sermone ha fatto seguito un discorso in cui il presidente della repubblica Erdoğan si è scagliato contro “il fascismo digitale” delle reti sociali, definendole “una minaccia per la democrazia”. Il presidente ha aggiunto: “È importante informare il pubblico in maniera diretta, combattendo la disinformazione e la propaganda, rivelando i fatti. Noi stiamo cercando di proteggere la nostra gente, in special modo i segmenti più vulnerabili della nostra società, contro le menzogne e la disinformazione, senza compromettere il diritto dei nostri cittadini a ricevere un’informazione accurata e imparziale”. (nv)