Turchia, cultura e società

Barınamıyoruz! Studenti senza alloggi

in Brevi/Società

#Barınamıyoruz (Non riusciamo a trovare casa) è l’hashtag lanciato da un gruppo di studenti universitari che da giorni protestano contro l’aumento esponenziale dei prezzi degli affitti in tutto il paese, specialmente nei centri metropolitani. I prezzi degli affitti a Istanbul sono quasi raddoppiati durante l’estate raggiungendo cifre esorbitanti e proibitive per gli studenti. Così all’inizio del nuovo anno accademico, cominciato in presenza il 13 settembre, per moltissimi è stato impossibile trovare un alloggio in città. Di fronte a tale situazione, che evidenzia le conseguenze della pesante crisi economica che attraversa il paese, ulteriormente aggravata dalla pandemia, la notte del 19 settembre un gruppo di studenti, in segno di protesta, ha dormito per le strade di Istanbul e di altre città tra cui Ankara, Izmir, Kocaeli ed Eskişehir. Le notti in strada degli studenti sono proseguite nei giorni successivi. Nel comunicato lanciato dal movimento Barınamıyoruz si legge:

“Siamo studenti universitari che tornano nei campus dopo due anni. Siamo rimasti senza casa a causa dei prezzi degli affitti che sono aumentati tra il 70 e il 290 percento in tutta la Turchia”.

Nel comunicato viene inoltre messo in luce come il governo non sia riuscito a offrire soluzioni agli studenti che hanno bisogno di un alloggio, scegliendo invece di fornire incentivi finanziari alle aziende che vorrebbero costruire nuove residenze.

“Sappiamo che questo problema verrebbe risolto non tanto sostenendo le imprese, ma con un aumento delle borse di studio e delle capacità dei dormitori, nonché con un controllo sugli affitti e l’aumento dei sussidi per gli studenti”.

Secondo i dati del sindacato dell’istruzione e della scienza il numero di università nel paese è passato da 93 nel 2002 a 203 nel 2020, con il progetto ‘un’università per ogni città’. Di conseguenza, anche il numero degli studenti è passato da 1 milione 882 mila a 8 milioni 241 mila. Tuttavia, poiché il numero di dormitori non è cresciuto proporzionalmente al numero degli studenti, molti di loro hanno ora problemi nella ricerca di un alloggio. A cercare di sopperire a questo vuoto è intervenuto anche il settore privato che attraverso associazioni, fondazioni e comunità religiose ha aumentato negli anni l’offerta dei dormitori privati.

Durante le proteste la polizia è intervenuta nel tentativo di sgomberare i presidi. Impegnati a dormire per strada fino a quando non si avvieranno soluzioni politiche a questo problema abitativo, gli studenti hanno ottenuto una crescente visibilità mediatica intercettando il malcontento più generale di quel mondo universitario che in molte occasioni durante questi ultimi anni non si è tirato indietro nel far valere i propri diritti.


Immagine di copertina: Hakan Keleş

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