Turchia, cultura e società

L’Università del Bosforo difende la sua autonomia

in Società

Da oltre un mese l’Università del Bosforo – la Boğazici Üniversitesi – è in mobilitazione. Le proteste sono cominciate a inizio gennaio dopo la nomina del nuovo rettore da parte del presidente della Repubblica Recep Tayyip Erdoğan, che si è avvalso di un suo potere introdotto con uno dei decreti-legge d’emergenza approvati nel periodo seguito al fallito golpe del luglio 2016. La nomina a rettore della Boğazici di Melih Bulu, un ingegnere e politico del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP), ha scatenato proteste che sono cresciute rapidamente nel corso di questo mese e che si sono scontrate con una dura risposta da parte delle forze dell’ordine e dei vertici istituzionali. Manifestazioni sono state organizzate dentro e fuori dal campus universitario, diverse sono state le iniziative da parte di associazioni e organizzazioni della società civile in tutto il paese e anche dall’estero sono giunti numerosi messaggi di sostegno. Riceviamo e pubblichiamo di seguito un articolo da una ricercatrice turca.


A mezzanotte del 1° gennaio 2021 il presidente della repubblica turca Recep Tayyip Erdoğan ha nominato i rettori di cinque università: Boğaziçi, Beykoz, Pamukkale, Çağ e Antalya Bilim. A capo dell’Università del Bosforo è stato nominato Melih Bulu, in passato anche candidato parlamentare nelle fila del partito AKP, pur non essendo uno dei docenti dell’ateneo. Da molte settimane i professori, gli studenti e i dipendenti dell’università contestano la nomina sostenendo che si tratti di una violazione della libertà accademica e dell’autonomia scientifica dell’università. Mentre l’oppressione e la brutalità della polizia aumenta di giorno in giorno, le proteste si stanno diffondendo al di là del campus universitario.

L’intervento dello Stato nell’università sotto il governo di Erdoğan è accresciuto dopo la pubblicazione della petizione degli Accademici per la Pace nel 2016. La petizione era un appello firmato da 1128 docenti contro l’oppressione e la violenza dello Stato nella regione curda della Turchia. Dopo la sua pubblicazione nel gennaio 2016 molti docenti sono stati oggetto di critica  da parte dei media filo-governativi e di repressione da parte delle proprie istituzioni. In seguito al tentato golpe del 2016, il governo approfittando dello stato di emergenza, ha emanato diversi decreti-legge con lo scopo di intervenire nell’amministrazione delle istituzioni e sostituire dipendenti “sospetti”. Molti dei firmatari della petizione, in seguito a tali decisioni, sono stati licenziati. Nel 2016, il decreto-legge 703 ha conferito al Presidente l’autorità di nominare i rettori delle università; ha inoltre rimosso la necessità per i rettori di possedere il titolo di professore.

Nel 2016 Mehmet Özkan, professore nel Dipartimento di Bioingegneria dell’Università del Bosforo, è stato il primo rettore ad essere nominato senza una previa elezione dei docenti. Mehmet Özkan ha dovuto fare i conti con molte proteste da parte degli studenti che lo hanno definito il ‘rettore kayyum’. Il termine kayyum si riferisce ai commissari di governo nominati in diverse istituzioni in Turchia. Tra il 2016 e il 2021, il governo ha nominato 143 commissari di governo nelle municipalità guidate dal Partito Democratico dei Popoli (HDP, il partito filo-curdo) costringendo alle dimissioni i sindaci democraticamente eletti. In aggiunta, il 30 dicembre 2020 è stata approvata dal parlamento la legge sulla “Prevenzione della diffusione e del finanziamento di armi di distruzione di massa” che conferisce allo Stato l’autorità di eleggere un amministratore fiduciario anche nelle ONG.

Fin dal primo giorno della nomina di Melih Bulu gli studenti non smettono di urlare “Noi non vogliamo un rettore kayyum. Tuttavia, si tenta di mettere le loro voci a tacere. A partire da venerdì 29 gennaio 2021, il campus universitario è diventato un terreno di battaglia ed Erdoğan insieme a molte autorità statali ha preso di mira i manifestanti dell’Università del Bosforo in quanto suoi nemici. Un’opera d’arte presente nella mostra organizzata nel campus dal collettivo studentesco “BOUN resistenza artistica” è stata definita da parte di gruppi islamici fondamentalisti un’umiliazione dell’Islam, perché associava l’immagine della Kaaba (luogo sacro per i musulmani) alle bandiere LGBTIQ. Discorsi omofobi sono stati pronunciati dalle autorità governative, ad esempio il Ministro dell’Interno Süleyman Soylu in un tweet ha chiamato “pervertiti” gli attivisti LGBTIQ. Due degli studenti organizzatori della mostra sono stati arrestati. Nel corso della manifestazione del 1° febbraio contro l’omofobia e in solidarietà agli studenti arrestati sono state prese in custodia 159 persone. Lo stesso giorno, il rettore kayyum ha chiuso la BU-LGBTI+, l’associazione studentesca contro l’omofobia.

Il caso dell’Università del Bosforo è diventato simbolo della resistenza contro l’oppressione dello Stato turco e la sua incalzante politica conservatrice. L’atmosfera tollerante e liberale dell’ateneo è stata presa d’attacco sia da molte figure istituzionali che da organizzazioni vicine al governo. Tuttavia un gran numero di persone provenienti dagli strati più disparati della società supporta i manifestanti sulla base di diversi motivi. Mentre alcuni sono in totale opposizione al governo dell’AKP, altri sostengono che l’autonomia delle università debba essere preservata a prescindere dal potere governativo e tanti giovani affermano che i diritti LGBTIQ andrebbero difesi nella costituzione in quanto diritti umani.

Mentre il dibattito pubblico diventa di giorno in giorno più polarizzato, Erdoğan ha fatto appello a un rinnovo della costituzione lo stesso giorno della grande manifestazione del 1° febbraio. Sebbene non siano state fornite pubblicamente informazioni più dettagliate, la nuova costituzione è presentata come l’esito di necessarie riforme. Il conflitto all’Università del Bosforo può essere letto come una copertura dei piani per la nuova costituzione da parte del governo. Tuttavia, questa affermazione non riduce l’intensità degli attacchi contro la libertà accademica, il crescere dei discorsi omofobi e la polarizzazione nella società. (Gülbahar Kınalı)

(Traduzione di I.C.)

Immagine di copertina: Gianluca Costantini

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