In occasione del diciassettesimo anniversario dell’assassinio di Hrant Dink pubblichiamo alcuni estratti dedicati alla sua figura e alla sua memoria, tratti dal libro L’insolente, dialogo con Pinar Selek di Guillaume Gamblin, pubblicato da Fandango libri nella traduzione di Giulia Ansaldo per Kaleydoskop.
Come ogni anno la commemorazione di Hrant Dink avverrà il 19 gennaio alle 15:00 (ora turca) davanti all’edificio Sebat, che ospitava la vecchia sede del quotidiano Agos davanti al quale fu assassinato.
Come il suo amico, il giornalista armeno Hrant Dink assassinato nel 2007, Pinar ha scelto la non-violenza, che attira simpatie e facilita l’adesione alla sua causa. È forse per questo che Pinar Selek costituisce per il potere nazionalista, religioso e militarista turco una nemica su cui focalizzare la propria attenzione da ormai oltre vent’anni. (p.12-3)
Dopo poco la liberazione di Pinar il giornalista armeno Hrant Dink va a trovarla. “‘Sono Hrant Dink. Volevo conoscerti. La gente come noi deve tendersi la mano.’ Era la prima volta che vedevo un armeno così sicuro di sé. Un uomo che rifiutava di nascondersi, audace, focoso, ottimista. Conoscevo il nome del fondatore di Agos [Il solco], primo giornale bilingue in turco e armeno del paese. […] Il nostro incontro mi aprì nuove prospettive. E Agos nella trasformazione dello spazio militante in Turchia fu il precursore. Si permetteva critiche virulente nei confronti dello Stato, ma anche nei confronti dell’opposizione. Il tono non era reazionario e, lontano dall’usare una prosa vittimistica, non transigeva se non sul restare attaccati alla non violenza. Così riusciva a farsi ascoltare.’”
“[Agos] risvegliò l’ambiente militante in Turchia, sconvolse un sistema pietrificato. La sua linea politica, audace e inedita, suscitò molto interesse. Diventato un luogo di incontro per gli antimilitaristi, i pacifisti, gli antinazionalisti e gli anticapitalisti che discutevano sia dei problemi della comunità armena che della questione curda, della povertà, della libertà d’espressione, Agos trovò ben presto il suo pubblico. Era la prima volta che a nome degli armeni, un attore elaborava collettivamente la requisitoria della politica al governo. […] Rifiutando i vantaggi beffardi della condizione di vittime, e senza tuttavia dimenticare il passato, non cedendo mai alla violenza né al nazionalismo, solcò la sua strada e l’aprì agli altri. Attirò a sé quelli che di solito restavano lontani, chiusi e diffidenti. Diede luce a grandi figure pacifiste, trovò amici per coltivare lo stesso giardino.”
Tra Pinar e Hrant, che la chiama “l’insolente”, nasce un’amicizia. Pinar comincia a collaborare con Agos. (p.149-50)
Nel 2007 Hrant Dink muore assassinato, di fatto dalle sue posizioni critiche e non-violente che beneficiavano di una platea sempre più ampia all’interno della società turca. Una folla silenziosa di 100.000 persone partecipa al suo funerale. Sua moglie, Rakel Dink, rilascia simbolicamente delle colombe ed evoca davanti alla platea l’assassino di suo marito: “All’inizio era un bambino. Non arriveremo da nessuna parte senza prima sapere come quel bambino è potuto diventare un assassino”. In seguito all’uccisione del suo amico, Pinar “stupefatta e terrificata” fissa alla televisione il volto di uno dei presunti mandanti di quell’assassinio politico. Anche lei si domanda come funzioni questo sistema che “trasforma un neonato in assassino” e decide di portare avanti una ricerca sul servizio militare e sul suo ruolo nella costruzione della mascolinità egemonica. Con il servizio militare affronta uno dei pilastri del regime politico, uno dei fondamenti dell’obbedienza allo Stato e dell’ordine sociale. Pinar viaggia in numerose regioni del paese e si reca perfino in Germania per realizzare delle interviste con dei vecchi coscritti. Nel 2008 pubblica il suo studio sotto forma di libro, Sürüne sürüne erkek olmak [Diventare uomini strisciando], che ha un grande successo, crea un ampio dibattito e viene ristampato numerose volte. Il libro viene poi adattato in uno spettacolo teatrale che ancora oggi va in scena. Cinque anni prima della sua scomparsa, Hrant aveva fatto a Pinar il regalo di presentarle Karin Karakaşlı, giornalista e scrittrice che lavorava con lui ad Agos. Dopo la scomparsa di Hrant “tutto è cambiato. In due, abbiamo continuato a testimoniare l’amicizia di tre persone, a voler reggere il mondo. […] Trasportiamo i sassi insieme. Lottiamo senza tregua contro l’enorme piovra i cui tentacoli, a volte, ci stringono al collo. Continuiamo insieme, a nutrire sempre il nostro sogno.” (p.161-2)
“Due anni dopo la scomparsa di Hrant, anch’io sono partita. Di fronte a chi urlava: ‘O ami questo paese, o lo lasci!’, eravamo così sicuri di noi. […] Ed è restato, solo, in mezzo a una scarica di pallottole. Se non fosse stato ucciso, se i suoi assassini fossero stati fermati, sarei partita?” (p.165-6)
Pinar è in contatto con le nuove generazioni contestatrici della Turchia che vanno a trovarla. I suoi libri continuano a essere pubblicati e letti. Durante il grande movimento di protesta del 2013, l3 giovani hanno creato simbolicamente nel parco Gezi di Istanbul una “via Hrant Dink” e una “piazza Pinar Selek”. “Giovani di diciassette, diciott’anni, che non conoscevo, mi inviavano dei messaggi e mi scrivevano: ‘Stiamo per camminare nei viali che voi avete aperto’”. (p.234-5)
Ringraziamo Fandango libri per aver concesso la pubblicazione di questi brani estratti da L’insolente, Dialogo con Pinar Selek, Pinar Selek, Guillaume Gamblin, Fandango libri, 2023, traduzione di Giulia Ansaldo per Kaleydoskop.
Per ragioni redazionali e grafiche la casa editrice ha scelto di non utilizzare la “ı” del turco ma di normalizzare i nomi utilizzando la “i”. Abbiamo dunque riportato i testi secondo questa convenzione adottata dalla casa editrice, che di Pınar Selek ha già pubblicato numerosi titoli.
I brani virgolettati sono tratti da La maschera della verità, Pinar Selek, Fandango Libri, 2015, traduzione di Manuela Maddama.
Immagine di copertina di Atilla Atala.