Questo mese la rubrica di Kaleydoskop dedicata alla satira torna a parlare di vignette dal carcere.
In un appuntamento precedente avevamo raccontato questo fenomeno diffusosi nei primi anni Ottanta, in seguito agli arresti di massa perpetrati dal regime militare del Generale Kenan Evren. All’epoca diversi prigionieri politici, pur non essendo vignettisti di professione, ricorsero alle vignette per narrare l’esperienza carceraria, denunciando le difficili condizioni alle quali erano sottoposti e le violazioni dei diritti fondamentali. Le vignette venivano inviate clandestinamente alla rivista umoristica Gırgır, che provvedeva a pubblicarle fornendo così ai lettori, quasi mezzo milione in quel periodo, uno spaccato di quella dura realtà.
A distanza di quarant’anni, le carceri turche continuano ad essere affollate di detenuti politici, non solo figure di spicco del panorama politico, come Selahattin Demirtaş, ma anche giornalisti, scrittori, artisti, studenti. E le vignette restano un veicolo per comunicare con il mondo esterno, un mezzo per denunciare la violenza e reclamare la libertà.
Il collettivo Görülmüştür, che letteralmente significa “visto”, prende nome dalla dicitura riportata sui timbri con i quali viene approvata la circolazione di lettere e altro materiale prodotto dai carcerati. “Approvato dalla censura”, dunque. Görülmüştür porta avanti la missione di “creare ponti tra ‘dentro’ e ‘fuori’”, stabilendo e mantenendo contatti con i prigionieri politici. Se da un lato li incoraggia a esprimersi attraverso la scrittura e il disegno, dall’altro si impegna a diffondere questi lavori per mezzo di mostre, pubblicazioni e un portale web. Il collettivo non accetta finanziamenti statali né donazioni da parte di privati, è tuttavia possibile contribuire alla causa inviando materiale di cancelleria, buste da lettere, francobolli.
Nel 2019, Görülmüştür ha invitato i prigionieri politici a illustrare il tema della libertà. Solo 20 detenuti sono riusciti a far recapitare i propri lavori al collettivo, per un totale di 60 illustrazioni. Le opere sono state dapprima esposte in una mostra e in seguito raccolte in un catalogo. Tra gli artisti figurano anche nomi noti come Zehra Doğan e Musa Kart. Nel caso di quest’ultimo, diventato un simbolo della persecuzione dei vignettisti satirici, sono state inserite nel progetto opere antecedenti in quanto, come spesso accade, il collettivo non è riuscito a stabilire un contatto diretto. Proponiamo di seguito alcune opere realizzate da prigionieri politici meno noti.