Dal 20 al 27 giugno si tiene la 29^ Settimana del Pride di Istanbul. Con alcuni eventi sulla piattaforma Zoom e altri programmati dapprima nell’isola di Heybeliada poi, dopo pressioni e divieti da parte della polizia, spostati al parco di Maçka, quest’anno il tema del Pride è più emblematico che mai: la strada. Dal comunicato si legge:
“Siamo per le strade, a rimorchiare, al lavoro, in viaggio, siamo nelle proteste. Viviamo o dormiamo per strada, a volte ce ne andiamo in giro, bighelloniamo. A volte portiamo la strada a casa, a volte le case si riempiono delle strade… Quest’anno il nostro tema riguarda il luogo dove il movimento ha mosso i suoi primi passi, dove a volte seduto sul marciapiedi ha ripreso fiato, ma ha pur sempre lasciato la sua traccia: la strada”.
Divenuta ormai un appuntamento importante della fine di giugno, la Settimana dell’orgoglio LGBTI+ (LGBTI+ Onur haftası) prevede ogni anno incontri, laboratori, proiezioni e altre iniziative per affermare la presenza delle persone LGBTI+ e combattere contro l’omotransfobia. Per anni il Pride di Istanbul è stato aperto da una marcia dell’orgoglio trans mentre l’evento di chiusura riguardava una più ampia marcia dell’orgoglio LGBTI+, entrambe organizzate sul lungo viale pedonale di Istiklal partendo da Piazza Taksim fino alla piazzetta di Tünel, dove parte la funicolare più antica della città.
Se la prima iniziativa per i diritti LGBTI+ in Turchia risale al 1993, è nel 2003 che il movimento riesce a ottenere per la prima volta il permesso di sfilare per strada. La marcia, quell’anno, vede una partecipazione limitata a una ventina di persone ma le edizioni successive riscontrano un successo sempre maggiore, richiamando anche media, attivisti e profili politici internazionali, tra cui, nel 2007, la parlamentare Vladimir Luxuria. La sfilata del Pride vive un momento d’oro nel 2013, anno in cui coincide con le proteste di Gezi e vede confluire nel corteo le molte realtà presenti alle proteste. L’edizione successiva è altrettanto partecipata, con numeri che secondo gli organizzatori raggiungono le 100 mila persone.
Nel 2015, però, la marcia viene vietata a poche ore dall’inizio, formalmente perché ritenuta sconveniente durante il mese di ramadan. Nonostante ciò, si svolge lo stesso nelle vie limitrofe con un massiccio e quantomai violento intervento della polizia. Il divieto viene rinnovato gli anni successivi, spingendo gli organizzatori a elaborare nuove strategie per asserire la presenza della comunità LGBTI+ non solo attraverso le iniziative specifiche (incontri, dibattiti, atelier, ecc.) che non hanno mai smesso di arricchire la Settimana del Pride ma anche nello spazio pubblico. Dağılalım, ovvero “disperdiamoci” diventa così una nuova strategia: anziché creare un corteo unico, facilmente attaccabile dalla polizia, i manifestanti si sparpagliano per la città. In questa modalità la marcia viene riproposta fino al 2019.
Lo scorso anno a causa della pandemia tutti gli eventi si sono svolti interamente in versione digitale. Incentrata sul tema “Io dove sono?” (Ben neredeyim?), la 28^ edizione del Pride, oltre a temi quali la presenza delle persone migranti nel movimento LGBTI+, la sieropositività, il cinema queer, ha riguardato anche tematiche strettamente connesse all’isolamento, alle restrizioni e alla pandemia. Tra queste, la condizione di disagio, spesso anche di pericolo, vissuta dalle persone LGBTI+ che si sono ritrovate a trascorrere questo lungo periodo insieme a familiari da cui non erano accettat*, la chiusura definitiva degli spazi connessi alla comunità LGBTI+ e di conseguenza la perdita di lavoro nel pieno della crisi economica.
Quest’anno il Pride si svolge in versione mista. Oltre a vari incontri dal vivo come picnic, sessioni di yoga e pratiche di empowerment, si dibatterà sulla piattaforma Zoom di temi quali l’intersezionalità e l’attivismo trans, l’arte del collage come azione politica, le reti di solidarietà nei quartieri, le pratiche alternative di organizzazione in Turchia e nel mondo e di molto altro ancora.
Non manca neanche in questa edizione l’assegnazione dei “pomodori agli ormoni” (hormonlu domates), premi al demerito per l’omofobia. La premiazione è nata nel 2005 in risposta al commento “se mangiate pomodori agli ormoni diventate omosessuali” pronunciato durante un programma televisivo dall’ex calciatore e arbitro Erman Toroğlu. Quell’anno Toroğlu fu l’unico “vincitore” ma in seguito la premiazione si è aperta a più categorie, includendo non solo personaggi pubblici ma anche istituzioni, organizzazioni, organi di stampa che si sono distinti per dichiarazioni o atteggiamenti omofobi. Due nuove categorie inserite quest’anno riguardano l’Università del Bosforo e la Convenzione di Istanbul. Quest’ultima è stata inoltre protagonista di manifestazioni e dibattiti il 19 giugno.
La lista completa degli hormonlu domates 2021 è stata pubblicata su Kaos GL.
Qui il programma completo e informazioni sulle varie lingue in cui sono tradotti i singoli eventi.
(cds e vm)